Come Rocco Casalino ha stracciato la Bestia di Luca Morisi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-08-29

La grande battaglia per il Conte-bis è stata anche una lotta tra le due macchine della propaganda. Da un lato la Bestia guidata da Luca Morisi che ha scelto la strada dei meme e dei fotomontaggi che fanno tanto ridere. Dall’altra Rocco Casalino che invece ha puntato su azioni più politiche e che alla fine ha steso l’avversario con il colpo del KO: il tweet di Trump che ha definitivamente trasformato Conte da “burattino” a premier

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Anche se lui a volte si arrabbia con Nextquotidiano (ma noi mica ce l’abbiamo con lui) va dato atto a Rocco Casalino di aver segnato una vittoria importante. Perché durante la crisi di governo il portavoce del Presidente del Consiglio è riuscito a trasformare il sedicente Avvocato del Popolo in uno “statista” di prima grandezza. Ma contro chi ha vinto Casalino? Contro il suo alter ego, la controparte  che svolge il suo stesso ruolo al servizio del Capitano. Stiamo parlando proprio di lui: il social megafono di Salvini Luca Morisi.

Come Casalino ha trasformato Giuseppe Conte

Non fatevi trarre in inganno, sia Matteo Salvini che Giuseppe Conte sono due politici mediocri. Il primo perché sembra avere una sola modalità: quella dell’urlatore che come un disco rotto da mesi ripete poche parole chiave come “cuore immacolato di Maria”, “Bibbiano” o “porti chiusi”. Dall’altra abbiamo uno che per quattordici mesi non ha detto una parola sull’operato del suo vicepremier e ministro dell’Interno, arrivando a prendersi la colpa per il caso Diciotti e andando a Palazzo Madama a riferire al posto suo sull’affaire Savoini. Tutte cose che Conte ha sbattuto in faccia al ministro dell’Interno durante il suo discorso al Senato, in un certo senso “redimendosi” agli occhi degli elettori pentastellati (e non solo).

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Per la macchina della comunicazione, quella gestita da Morisi e Casalino uno era il Capitano e l’altro l’Avvocato del Popolo. Ed è stato solo il 20 agosto che Conte ha iniziato a sembrare davvero uno pronto a tutto per difendere il Paese. Prova ne è il fatto che mentre Salvini se ne stava bene attaccato alla poltrona di ministro Conte lo ha preso in contropiede annunciando le sue dimissioni. Primo punto per Casalino che ha fatto vedere bene chi erano i poltronari. Quello che conta nella battaglia del secolo Morisi versus Casalino (meglio di King Kong contro Godzilla) non sono i fatti ma il modo con cui i due addetti alla comunicazione hanno tentato di spingere la narrazione del proprio campione.

Il colpo del KO: il tweet di Trump

Il colpo finale e definitivo lo ha assestato Casalino, che è riuscito a mettere nel carniere addirittura l’endorsement pesantissimo del Presidente USA Donald Trump che in un tweet ha lodato il “rispettatissimo” Giuseppe Conte che «ha rappresentato con forza l’Italia al G7 facendo un gran lavoro». «Un uomo di talento – lo definisce Trump – che spero rimanga Primo Ministro». Dopo una dichiarazione del genere, che cosa poteva fare Morisi se non continuare a baloccarsi con meme e fotomontaggi e ridacchiare per le migliaia di commenti irritati dei grillini per l’alleanza M5S-PD? Niente.

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Il retroscena di quel tweet lo racconta Tommaso Labate sul Corriere della Sera di oggi dove spiega come Conte sia riuscito ad entrare nelle grazie del Presidente USA: «Volete sapere
come l’ho agganciato? Un giorno mi ha chiesto di un mio abito e io gli ho suggerito il mio sartonapoletano, Paolo Di Fabio. E da allora abbiamo costruito un rapporto». Se pensate che Salvini ci ha provato indossando la maglietta dell’inaugurazione o dicendo che per lui i dazi imposti dagli USA sui prodotti europei non erano un problema capirete anche chi tra i due è il sovranista all’amatriciana e chi invece quello che fa politica in maniera meno sguaiata.

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Al povero Morisi non resta che agitare lo spauracchio del complotto Ursula, delle oscure trame delle cancellerie europee (Merkel e Macron in testa) e inventarsi la storia che il Conte-bis è un Monti-bis. Ma nemmeno il coraggioso Capitano Salvini ha avuto la forza ieri – uscendo dal colloquio con Mattarella – di puntare il dito contro il Presidente USA. Segno che la Bestia l’ha davvero sentita la mazzata del tweet di Trump. Mentre Morisi giocava con i meme Casalino portava a casa il risultato: la riconferma di Conte (e chissà, forse pure la sua). Ma soprattutto Casalino ha dimostrato la capacità di cambiare in corsa l’assetto di Conte.

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Morisi invece ha continuato a trasmettere quel disco rotto di Salvini con discorsi che si ripetono sempre uguali dal 2014. Con Salvini è rimasta gente come Gianluigi Paragone, uno che anni fa non si vergognava di sfottere Casalino con battute omofobe chiamandolo “Botulino”. Alla lunga stanca, soprattutto quando c’è bisogno di risposte concrete. E sulla partita della concretezza l’altrimenti impalpabile ed evanescente Avvocato Conte ha segnato un altro punto. Per ora Salvini ha le piazza (ma l’indice della fiducia è in calo), ma non è detto che in futuro Conte una volta che si sarà liberato anche di Di Maio non possa sfidare Salvini sul suo terreno.

 

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