Come Giorgia Meloni usa gli allievi di polizia contro Matteo Salvini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-14

Qualche giorno fa hanno pubblicato due post identici “alla faccia di chi vuol farci litigare”. Due giorni fa si sono reciprocamente accusati di essere di estrema destra. Oggi la Meloni utilizza la questione del concorso degli Allievi della Polizia di Stato per dare un’altra spallata al leader della Lega. In palio ci sono i voti dell’elettorato di centrodestra sempre più confuso tra il sovranista Salvini e la patriota Meloni

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Giorgia Meloni sente di avere la possibilità di portare Fratelli d’Italia stabilmente oltre il 10% con gli ultimi sondaggi che danno il partito al 12%. Secondo la rilevazione di Ixè per CartaBianca la crescita del partito della Meloni si deve si deve «ad un altissimo tasso di riconferma, alla capacità di drenare elettori dagli alleati di centrodestra, in particolare dalla Lega e al recupero non trascurabile di elettori precedentemente astenuti».

Perché la Meloni ha fatto quel post a sostegno degli idonei vincitori

C’è chi fa notare che queste sono quasi tutte caratteristiche che erano fino a qualche tempo fa prerogativa del MoVimento 5 Stelle. Ma evidentemente dopo che Matteo Salvini ha prosciugato i voti del M5S grazie all’esperienza di governo del Conte 1 ora è il turno della Meloni di andare a caccia dell’elettorato sovranista. E che lo faccia proprio andando a pescare nel bacino elettorale della Lega lo dimostra uno degli ultimi post pubblicati sulla pagina di Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia «continua a sostenere gli idonei vincitori di un concorso di polizia a cui hanno cambiato i criteri di partecipazione a prove effettuate», si legge nel post. Ma quale concorso? E chi ha cambiato i criteri?

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Il post in questione è quello relativo alla vicenda degli aspiranti allievi della Polizia di Stato del concorso 1148 dei quali avevamo parlato per primi proprio noi di neXt Quotidiano nell’aprile dell’anno scorso.

In breve: a gennaio del 2019 l’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini decise di cambiare i requisiti per l’accesso al bando pubblico per la selezione Allievi agenti della Polizia di Stato escludendo tutti i vincitori del concorso (ovvero persone che avevano superato le prove scritte e orali) che alla data del 1 gennaio 2019 avevano compiuto 26 anni e che non fossero in possesso di diploma di scuola secondaria di secondo grado. Questo anche se il bando del concorso prevedeva come soglia il non superamento del trentesimo anno di età e il possesso della licenza di scuola media.

Giorgia Meloni non può dire che è tutta colpa di Salvini

Alcuni degli esclusi, dopo aver chiesto spiegazioni a Salvini (che curiosamente non le ha fornite) hanno fatto ricorso al TAR, che a fine maggio del 2019 ha deciso di ammetterli in via cautelare alle selezioni per i i 1851 allievi agenti. Grazie a questa decisione anche gli aspiranti allievi hanno potuto sostenere le prove di selezione per la verifica del possesso dei requisiti fisici, psichici e attitudinali insieme agli altri candidati in possesso dei nuovi requisiti introdotti dal precedente governo. Alla fine di questa selezione 455 di loro sono risultati idonei. Ma – fanno sapere – si tratta di  un’idoneità “con riserva” perché il TAR del Lazio non si è ancora espresso nel merito (la sentenza è attesa per l’aprile del 2020). Il problema è che il 13 agosto, quando Salvini era ancora titolare del Viminale, è uscita la graduatoria finale per l’avvio al corso di formazione di 1851 allievi agenti della Polizia di Stato nella quale gli idonei “over” non sono stati inseriti.

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Non è la prima volta che la Meloni si occupa del tema. Sempre avendo l’accortezza di dare la colpa al “governo” e mai all’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini che firmò il decreto che escludeva i vincitori “over 26” dalla procedura concorsuale.

La Lega votò contro alcuni emendamenti che avrebbero sanato la posizione di 61 idonei provenienti dalle Forze Armate che invece vennero votati dai deputati di  Fratelli d’Italia, Partito Democratico e Forza Italia. Ma non c’è bisogno di nominare il leader della Lega e visto che su questa vicenda Salvini – per ovvie ragioni – non può attaccare l’attuale esecutivo è Fratelli d’Italia a poter condurre il gioco.

Come Giorgia Meloni si vuole prendere i voti della Lega

Ma la partita non è solo quella della difesa dei diritti degli idonei del concorso 1148. E non c’è in gioco solo l’immagine della Meloni di “donna d’ordine” vicina alle forze dell’ordine e attenta alle tematiche della sicurezza. Perché se da un lato è evidente che mentre Salvini se ne andava in giro con le magliette della Polizia di Stato e si proclamava ministro di tutti gli uomini e le donne in divisa promettendo più fondi e risorse senza farlo mai dall’altra Giorgia Meloni ha scelto una strategia diversa. Meno travestimenti e più battaglie concrete.

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Giorgia Meloni pubblicò un post identico appena tre minuti dopo

Inutile negare che dietro questa scelta ci sia anche la necessità di erodere il pacchetto di voti leghisti, soprattutto alla luce della sconfitta di Salvini in Emilia-Romagna. Il quale da parte sua sta facendo di tutto per togliersi di dosso l’etichetta di leader di estrema destra. Prima proclamando di non avere alcun rapporto con CasaPound e Forza Nuova – poi magari viene fuori che Daniele Beschin, consigliere della Lega ad Arzignano (VI) è anche coordinatore locale di Forza Nuova, ma sono dettagli – e poi dichiarando ai cronisti «Meloni? Non ambisco a rappresentare la destra radicale» e aggiungendo «Non ambisco in Italia a rappresentare la destra radicale, chi ha il 32% deve parlare a tutti».

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A stretto giro è arrivata una smentita ufficiosa da parte di fonti di FdI che sostengono sia «una forzatura sostenere che Fratelli d’Italia rappresenti solo la destra radicale. In Europa FdI ha la co-presidenza dei conservatori e ha rapporti con i repubblicani americani. Due realtà politiche molto diverse da quell’estrema destra che per molti ambienti europei è invece rappresentata dal partito della Le Pen e da AFD in Germania, che fanno parte dello stesso gruppo della Lega». Il tutto ovviamente senza ricordare dei numerosi endorsement e parole di apprezzamento rivolte nel corso degli anni da Giorgia Meloni proprio riguardo Marine Le Pen.

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E d’altra parte Salvini quando può non rinuncia alla photo opportunity con Viktor Orbán, il premier ungherese (finanziato da Soros) molto amico di Giorgia Meloni, che lo ha invitato ad Atreju e che ha lodato la sua strategia sui migranti, quella di lasciarli in Italia. Difficile sostenere che uno come Orbán, che si è inventato il referendum contro Soros e che è considerato un leader di estrema destra non lo sia solo perché Meloni e Salvini hanno improvvisamente pudore a definirsi tali.

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Il punto è un altro: sia Salvini che la Meloni ambiscono proprio ai voti di estrema destra (soprattutto in vista delle amministrative di Roma) e Fratelli d’Italia sa che se vuole crescere deve fregare voti alla Lega e quei voti non sono solo di estrema destra. Ecco perché oggi Giorgia Meloni attacca – senza dirlo – Salvini sul concorso degli Allievi di Polizia e ieri ha fatto sapere che quello di estrema destra è l’altro, non lei. Quello cui stiamo assistendo è un giochino del social media manager della Meloni per non mettersi in polemica diretta con Salvini e Morisi ma per scavalcarlo di volta in volta a destra (la narrazione sicuritaria della vicinanza alle forze dell’ordine) oppure “a sinistra” (accusando l’altro di essere di estrema destra). Longobardi ha anche aperto un gruppo Facebook di “patrioti” il cui obiettivo sembra essere molto simile allo storico gruppo Facebook “Matteo Salvini Leader” gestito da Morisi e dallo staff della Lega. Il problema? Le posizioni del post-padano e sovranista Salvini e della fieramente italiana Meloni sono così vicine che gli elettori faranno sempre più fatica a distinguerle.

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