Danilo Toninelli: da megafono dei 5 Stelle a Presidente del Senato?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-03-14

Il neo senatore lombardo (in questi cinque anni era alla Camera), fedelissimo di Grillo e di Di Maio è in pole position per Palazzo Madama. Ma la sua carriera politica, nonostante i modi cortesi e melliflui, rivela un profilo da grillino d’assalto tutt’altro che istituzionale

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Danilo Toninelli potrebbe essere il nuovo Presidente del Senato e di conseguenza la seconda carica della Repubblica. La certezza la avremo solo a partire dal 23 marzo quando inizieranno le procedure di voto per l’elezione dei presidenti delle due Camere. Secondo le voci che circolano in queste sarebbe stata raggiunta un’intesa tra Lega e M5S per assegnare la presidenza del Senato ai 5 Stelle e quella della Camera al partito di Salvini. Casella che verrebbe occupata dal leghista Giancarlo Giorgetti.

Toninelli: l’uomo delle leggi elettorali del MoVimento 5 Stelle

Nei giorni scorsi Toninelli – che alla scorsa legislatura era stato eletto alla Camera – era stato indicato come futuro capogruppo del M5S al Senato. In precedenza si era parlato di un suo possibile ruolo all’interno della squadra di “supercompetenti” del governo Di Maio come possibile Ministro delle Riforme in virtù del suo infaticabile operato alla Camera e in commissione Affari costituzionali. Fedelissimo di Beppe Grillo e di Luigi Di Maio Toninelli è uno dei pretoriani dell’ortodossia pentastellata. Quando c’è da difendere il MoVimento e l’operato dei suoi portavoce potete stare certi che Toninelli sarà tra i primi ad intervenire, con un tweet, una dichiarazione un’ospitata ad Otto e Mezzo.

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Toninelli non è uno che sta con le mani in mano, durante la scorsa legislatura è stato uno tra i deputati più produttivi e il suo attivismo gli ha consentito di diventare uno dei “volti” televisivi del MoVimento 5 Stelle. Particolarmente impegnato sul fronte delicatissimo della legge elettorale del deputato lombardo si ricorderà l’invenzione del Democratellum, la legge votata dai cittadini per i cittadini, che però il M5S non ha avuto alcuno scrupolo a rimettere nel cassetto per sostenere addirittura l’idea di un doppio Italicum e poi – dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale – del “Legalicum”. Per finire con la nascita dell’accordo a quattro (con PD, Lega e FI) sul Rosatellum. Accordo inaudito per il quale Toninelli venne “processato” dall’assemblea a 5 Stelle. Più di recente Toninelli ha attaccato il sistema delle coalizioni alle amministrative dicendo che sono “una truffa” e che le schede elettorali erano un inganno nei confronti degli elettori. Oggi il M5S si trova nella necessità di trovare partiti disposti a “collaborare” (accordo e alleanza sono parole proibite, per ora) con loro per formare un governo.

Toninelli: il perfetto ripetitore del Verbo a 5 Stelle

Il futuro Presidente del Senato non è un pentastellato qualsiasi. È uno dei pochi (assieme a Di Maio) che ha saputo interpretare al meglio la trasformazione del M5S da MoVimento “di rottura” a partito di governo, quello che è passato dal Vaffa Day agli endorsement dei vescovi italiani. Non bisogna però farsi ingannare, anche Toninelli è uno di quelli che sono sempre pronti ad andare all’attacco dell’avversario politico, con tutti i mezzi a disposizione. Memorabile rimarrà il tweet dell’allora deputato sulla tragedia ferroviaria di Pioltello. Ci fu chi lo accusò di sciacallaggio ma più che altro Toninelli aveva abilmente estrapolato una frase del sindaco di Milano Sala dal suo contesto per fini meramente politici.

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Il senatore cremonese (è nato nel 1974 a Soresina, in provincia di Cremona) è noto agli spettatori dei programmi di approfondimento politico per il suo particolare modo di rivolgersi agli interlocutori. Il tono è affettato, vuole passare per quello che sta dicendo con molta calma una verità che sarebbe autoevidente se non fosse per le distorsioni operate da giornali e politici della casta. I contenuti però sono esattamente gli stessi dei grillini più sfegatati. In una celebre puntata di Otto e Mezzo Toninelli ha passato mezz’ora a raccontare le solite favole sui rimborsi elettorali “rifiutati”, i vitalizi, il dimezzamento dello stipendio e i successi di Virginia Raggi a Roma. E non è un caso che sia proprio lui tra i primi a correre in soccorso della disastrata giunta della Capitale. Quando si scoprì che il maiale fotografato da Giorgia Meloni era di un membro dei Casamonica Toninelli non perse tempo ad avanzare l’ipotesi di un complotto: «il maiale postato da Giorgia Meloni per infangare Roma è di un membro del clan dei Casamonica. Quindi, per sporcare l’immagine della Capitale, è stato utilizzato un animale che il clan ha dichiarato, guarda caso, essere sfuggito al loro controllo il giorno precedente». Oppure che dire dello spiccato senso del garantismo che caratterizza Toninelli (che pure è laureato in giurisprudenza)? Come sempre accade nel M5S si applica a giorni alterni, e solo quando gli avvisi di garanzia riguardano eletti del 5 Stelle.

La vita “francescana” di Toninelli

Contenuti non certo di alto profilo istituzionale ma anzi degni delle peggiori pagine “non ufficiale” dei sostenitori del MoVimento. Come quando Toninelli accusò il PD e il “clan fiorentino” di Renzi di aver fatto mettere in coda cittadini cinesi durante le primarie per la scelta del sindaco di Milano. Peccato però che l’immagine utilizzata da Toninelli (che poi dirà che era “in chiave ironica”) ritraeva cittadini cinesi in coda per il permesso di soggiorno. Curiosamente Toninelli ha speso molte parole sulla democrazia interna del PD ma non ha mai fiatato sui molti problemi della democraticità delle scelte e delle votazioni online su Rousseau. E sì che qualcosa dovrebbe saperne visto che è stato il responsabile della gestione delle spassosissime Lex Iscritti.

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Fonte

Toninelli ama dare di sé una rappresentazione tutto “lavoro e famiglia”. Quando non è in Parlamento a sgobbare sulle sudate carte corre a casa a Ticengo da moglie e figli. Ma i numeri de rimborsi e delle spese ci raccontano di un deputato che nel corso del 2017 a Ticengoha utilizzato sempre tutti i rimborsi forfettari. Panorama ha calcolato che nel periodo 2013-2017 Toninelli ha incassato complessivamente 433.000 euro di rimborsi. Nel 2014 ne ha restituiti poco più di 23mila mentre nel 2017 non ha restituito nemmeno un euro. Tutto in regola per il MoVimento, che prevede l’obbligo di restituire solo “la metà” dello stipendio. Per la cronaca Toninelli incassa 3.300 euro al mese (che non è proprio il 50%).

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Toninelli non è tra i deputati coinvolti nel caso “rimborsopoli” ma le sue rendicontazioni sono ferme a dicembre 2017 e, spulciando i dati su TiRendiconto si scopre che il bonifico di restituzione di dicembre è stato versato il 12 febbraio 2018. Ovvero dopo che i giornali avevano iniziato a interessarsi alla vicenda.

 

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