La verità, vi prego, sull’aumento dell’IVA nel DEF

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-04-10

Il governo litiga sulla Flat Tax che quel gran genio di Di Maio vorrebbe fosse “progressiva” ma il convitato di pietra del Documento di Economia e Finanza è l’aumento delle aliquote IVA. Nel DEF si parla di un incremento del 3,2% sull’IVA ordinaria a partire dal 2020 e di un aumento pari all’1,3% per gli anni successivi

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Luigi Di Maio scappa e non si presenta in conferenza stampa. Danilo Toninelli non sa cosa è scritto nel Documento di Economia e Finanza e lo ammette con orgoglio. Matteo Salvini continua a promettere la Flat Tax, ma nel DEF non se ne parla. Di cosa si parla nel DEF? Del PIL che non crescerà come promesso, dell’effetto di Quota 100 su crescita e disoccupazione e delle clausole di salvaguardia sull’aumento dell’IVA.

Il DEF e la sterilizzazione dell’IVA (che non c’è)

Come tutti ricorderanno quando il governo Conte è riuscito a farsi approvare la manovra del popolo (chissà come mai nessuno degli addetti alla propaganda la chiama più così) lo ha fatto a ben precise condizioni. Una di queste era la sterilizzazione dell’IVA che sarebbe scattata dal 2020. Il governo dell’Avvocato del Popolo Professor Giuseppe Conte sapeva già a dicembre 2018 che doveva trovare il modo di recuperare quei 24 miliardi di euro necessari per scongiurare gli aumenti dell’IVA. Cosa c’è scritto nel DEF? Molto semplicemente che l’IVA aumenterà a partire da gennaio 2020: «la lettura della previsione tendenziale deve tenere conto del fatto che la legislazione vigente, come modificata dalla Legge di Bilancio 2019, prevede un aumento delle aliquote IVA a gennaio 2020 e a gennaio 2021, nonché un lieve rialzo delle accise sui carburanti a gennaio 2020».

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Avete letto bene, il governo non solo prevede un aumento dell’IVA ma anche delle accise sui carburanti, quelle che Salvini ha promesso per mesi che sarebbero state tagliate. Ed infatti da quando la legge di bilancio ha messo nero su bianco l’aumento delle accise  Salvini ha smesso di parlarne. Ma torniamo alle clausole di salvaguardia: il DEF scrive che dal 2020 ci saranno maggiori entrate  per circa 50,8 miliardi di euro riconducibili «alle disposizioni della Legge di Bilancio relativi agli aumenti delle aliquote IVA e delle accise (dal 2020)».

Per Tria l’aumento dell’IVA sarà inevitabile

Al contrario quindi di quanto sosteneva il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri ieri a Di Martedì l’aumento dell’IVA è esplicitamente previsto e menzionato nel DEF. Ma forse Siri, come il ministro dei Trasporti, quel documento non l’ha letto. Eppure nel DEF se ne parla eccome. E non si parla dell’eventualità di scongiurare un aumento dell’IVA, anche perché non è scritto come e dove il governo troverà i soldi necessari per farlo.

È scritto invece che il costo della sterilizzazione dell’IVA nel 2019 è costato 12,5 miliardi di euro ma che «l’incremento dell’aliquota ordinaria dell’IVA, nella misura di 3,2 punti percentuali, è rinviato al 2020. È altresì rinviato al 2021 l’ulteriore incremento di 1,3 punti percentuali e in pari misura per ciascuno degli anni successivi». Quindi il governo non solo prevede di far salire l’IVA al 25,2% nel 2020, nel 2021 aumenterà al 26,5%, nel 2022 al 27,8% e così via. Il gioco è semplice, ed è stato adottato da tutti i famigerati governi precedenti: prima si prevede un rincaro automatico, a copertura di spese pubbliche già decise; poi si tenta di disinnescarlo. E per farlo servono soldi, tanti.

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Va da sé che se nel DEF non è scritto dove verranno trovati i 23 miliardi di euro necessari per scongiurare l’aumento delle aliquote IVA questo aumento è visto come più che probabile dal governo. Su Repubblica oggi Annalisa Cuzzocrea racconta i retroscena del Consiglio dei Ministri, con il titolare dell’Economia Giuseppe Tria che dice chiaramente che «la riduzione dell’imposta ai dipendenti anche se sotto quella soglia minima imporrà l’aumento all’Iva, sarà inevitabile». Salvini non ci sta «L’aumento dell’Iva non esiste, non passerà mai con questo governo» e Di Maio sbotta: «Non faccio aumentare l’Iva al ceto medio per far pagare meno tasse ai ricchi». Nel governo “del Popolo” si litiga sull’IVA così come si litiga sul concetto di “flat tax”. Di Maio vorrebbe una tassa piatta progressiva a due o tre aliquote, un vero controsenso. Salvini vorrebbe un’aliquota sola. E chissà, magari si preparano a vendere al Popolo la fregnaccia di aver aver abbassato le tasse con la Flat Tax mentre vanno a colpire i portafogli delle famiglie con l’aumento dell’IVA sui beni di consumo. Ma che problemi ci sono, ormai la povertà è stata abolita.

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