Plastic Bubbles: i sequestri della GdF nella sede di Bio-ON

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-23

Tre misure cautelari e un sequestro di beni per 150 milioni per Bio-On, sotto la lente di Quintessential da luglio

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Bio-on è la società coinvolta nell’operazione Plastic Bubbles della Guardia di Finanza e della Procura di Bologna, che ha portato all’emissione di tre misure cautelari e a un sequestro di beni per 150 milioni. Il gruppo, che concede in licenza e produce bioplastiche innovative, è stato da fine luglio al centro di un caso, da quando cioè è stato oggetto di un report del fondo speculativo Quintessential, che aveva messo in dubbio la trasparenza dei bilanci e le capacità produttive dello stabilimento di Castel San Pietro Terme. Ai domiciliari è finito Marco Astorri, presidente e fondatore, mentre per Guy Cicognani, socio e vice presidente del cda, e Gianfranco Capodaglio, presidente del Collegio sindacale, sono scattati interdittiva  e divieto di esercitare ruoli direttivi di persone giuridica.

Plastic Bubbles: i sequestri della GdF nella sede di Bio-ON

Nel report, dal titolo ‘Una Parmalat a Bologna’ si parlava di una società che si regge su “un castello di carte”, ha una “situazione finanziaria precaria” e una contabilità che “presenta serie irregolarità”. Bio-on, guidata dal presidente Marco Astorri, aveva smentito e presentato denuncia. Tre le misure cautelari personali emesse dal Gip di Bologna che la Guardia di Finanza sta eseguendo nei confronti di altrettanti soggetti, figure apicali dell’azienda.

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I finanzieri del Comando provinciale di Bologna stanno eseguendo anche diverse perquisizioni in Emilia Romagna, Lombardia e Lazio. Il caso Quintessential era scoppiato alla fine di luglio, e già da quel periodo era stata aperta un’inchiesta per aggiotaggio. Al centro c’era il PHA polimerico mentre molti fornitori ed esperti si erano spesi in favore dell’azienda di bioplastiche. Astorri aveva denunciato un attacco con intenzioni speculative. Anche la Consob aveva aperto un’indagine.

La strategia comunicativa di Bio-ON

La strategia comunicativa utilizzata dal presidente di Bio-On e’ stata ‘roboante, ammiccante ed ottimisticamente proiettata verso obiettivi sempre piu’ significativi che sottaceva alcuni dati di fondo sviluppati dall’attivita’ di indagine’ ed e’ riuscita a creare nel mercato ingannevoli aspettative di forte crescita-espansione, influenzando significativamente l’andamento del titolo. Lo scrive il Gip che ha condotto le indagini su Bio-On, che hanno portato, tra le altre cose, agli arresti domiciliari per il presidente. “Tale condotta – prosegue il Gip – ha consentito di raccogliere ingenti risorse finanziarie e generare indebiti vantaggi economici per i soci, anche a seguito della cessione di warrant collegati al titolo”. Le indagini hanno evidenziato “come gran parte dei ricavi iscritti nei bilanci della societa’ dal 2015 al 2018 fosse non veritiera, con riguardo alle tempistiche e modalita’ di effettiva realizzazione, mentre parte dei ricavi generati da cessioni di licenze nei confronti di due joint venture contabilizzate nel 2018, sarebbe frutto di operazioni fittizie”. Le attivita’ di sequestro (150 mln) hanno avuto ad oggetto beni e risorse finanziarie degli indagati fino al raggiungimento dell’importo del profitto del reato, quantificato in 36 milioni di euro, nonche’ le azioni della societa’ quotata nella disponibilita’ degli stessi, il cui valore ammonta a circa 115 milioni di euro. Contemporaneamente all’esecuzione dei provvedimenti cautelari sono state eseguite numerose perquisizioni fra Emilia Romagna, Lombardia e Lazio.

Leggi anche: Bio-On, l’esposto di Quintessential e la risposta della società

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