Bio-On: il crollo del titolo in Borsa e il caso Quintessential

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-26

Nel giro di 48 ore il gruppo bolognese che ha un flottante del 37%, ha bruciato 760 milioni con il titolo che è passato da 55 euro a quindici

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Il fondo Quintessential mette in fuga gli investitori dalle bioplastiche di Bio-On. La società in un paio di sedute ha visto precipitare la capitalizzazione da oltre il miliardo segnato ancora martedì ai 262 milioni di euro della chiusura di oggi. Nel giro di 48 ore il gruppo bolognese che ha un flottante del 37%, ha bruciato 760 milioni con il titolo che è passato da 55 euro a quindici. E ha annunciato di aver presentato ai carabinieri di Bologna una denuncia per diffamazione nei confronti del fondo speculativo che con il suo report ha messo in dubbio la trasparenza dei bilanci e le capacità produttive dello stabilimento di Castel San Pietro Terme. Cosa sta accadendo? Stefano Feltri, che sul Fatto ha parlato di Quintessential per primo, lo spiega oggi:

GLI INVESTITORI- basta seguire le discussioni su forum come FinanzaOnline.com – si dividono: c’è chi ha capito di avere davanti una nuova “Parmalat a Bologna”, come dal titolo del report di Quintessential, e chi si ostina a credere alla storia di successo raccontata da dodici anni da Marco Astorri, il fondatore e presidente di Bio-On, che l’ha portata in Borsa nel 2014. Il mercato nel suo insieme per ora sembra stare però con il fondo guidato da Gabriele Grego che è di certo un investitore aggressivo e interessato, ma ha come modello di business quello di rivelare frodi nei bilanci e conti truccati e poi guadagnare sul conseguente crollo delle azioni.

I titoli di Bio-On mercoledì erano stati scambiati per tre minuti, prima di essere sospesi da Borsa Italiana per eccesso di ribasso. Dopo quella caduta del 10 per cento, nei pochi minuti in cui sono stati scambiati ieri si è manifestato quel crollo ulteriore del 70 per cento del prezzo che il giorno prima era solo teorico. L’azienda sta precipitando, da 55 euro per azione a 15.

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Nel suo sterminato comunicato stampa notturnoBio-Onresta sul vago sui punti cruciali dell’attacco di Quintessential. Quante tonnellate di PHA, la plastica biodegradabile che è il cuore del business della società, viene prodotta dallo stabilimento di Castel San Pietro Terme costato 40 milioni invece dei 15 previsti? Non si sa, l’azienda si limita a dire che è sbagliato confrontare i costi con quelli di concorrenti più grandi come Novamont.

A che punto sono i mille progetti annunciati con multinazionali spesso neppure nominate (come nel caso dell’iniziativa sul tabacco)? Mistero. Bio-On commenta le analisi e le previsioni sul prezzo fatte da banca Finnat, ma non chiarisce come si fa a prendere sul serio l’unicoistituto che analizza il titolo visto che questo è socio di Bio-On in due joint venture.

L’azienda guidata da Astorri prova a rassicurare: il modello delle joint venture – società con partner esterni guidate dagli stessi top manager Bio-On funziona: nel 2018 il fatturato derivante da queste cessioni di diritti su tecnologie proprietarie è esploso a 51 milioni, anche se la cassa era negativa di 21 (non tutti i soldi non entravano davvero), ma nel 2019 sono già arrivati 12,5 milioni. E altri ne arriveranno.

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