Laura Castelli diventa Sì Tav per il posto di Toninelli?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-11-23

La viceministra in missione per conto di Di Maio che vuole fare pace con le aziende del Nord. All’orizzonte si intravede uno scambio: il sì ai lavori in attesa di una decisione sull’Alta Velocità per il posto alle Infrastrutture a cui agognava da tempo. Ma lei smentisce…

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La viceministra senza deleghe all’Economia Laura Castelli tra poco potrebbe avere un altro buon motivo per chiamare “collega” Pier Carlo Padoan. Il posto di Danilo Toninelli al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti balla e potrebbe essere proprio lei a prenderne il posto. Ma il posto è correlato a una missione: quella di chiudere in qualche modo una tregua diplomatica con il popolo Sì TAV che è stato risvegliato a Torino dalla mozione del consiglio comunale contro l’Alta Velocità. Come? Con un metodo che funziona dalla notte dei tempi: i soldi.

Laura Castelli diventa Sì Tav per prendere il posto di Toninelli?

La storia è raccontata oggi da Paolo Griseri su Repubblica e parte dalla necessità del MoVimento 5 Stelle di non rompere definitivamente con il Nord, che ormai gli ha voltato le spalle e comincia ad avere grossi dubbi anche sulla strategia nazionale di Salvini. C’è una deadline scoperta: il 3 dicembre prossimo, quando Confindustria riunirà i suoi vertici a Torino per dare risalto nazionale alla sua battaglia pro Tav e contro la sindaca Appendino. E due punti importanti: la “soluzione diplomatica” a cui Lega e M5S stanno lavorando in silenzio e probabilmente all’insaputa degli stessi eletti grillini, che prevede lo scambio tra il via libera al tunnel di base della Torino-Lione con significative modifiche del tracciato. E la ricerca di una soluzione amministrativa per poter far partire i 2 miliardi di gare senza perdere la faccia (e 75 milioni al mese).

tav ritardi 75 milioni
I cantieri aperti della TAV (Il Messaggero, 13 novembre 2018)

In questi mesi Castelli ha incontrato gli imprenditori torinesi e i vertici di Telt, la società italo-francese che sta realizzando l’opera e che è guidata in Italia da Mario Virano.

La strategia è quella dei genitori della monaca di Monza. La giovane figlia non voleva entrare in monastero e infatti nessuno glielo chiedeva. Ma, passo dopo passo, ci arrivò. E quando chiese di diventarlo i familiari le dissero che la supplica per diventare monaca «era una mera formalità la quale non poteva avere efficacia se non per altri atti posteriori». Nessuno chiede alla sottosegretaria e ai grillini del governo di accettare la Tav. La proposta è invece quella di far partire i 2 miliardi di gare che Telt sta tenendo bloccate da settembre in attesa della valutazione costi/benefici sull’opera.

In base a una legge francese per Telt è possibile bandire le gare ed eventualmente revocarle prima dell’assegnazione e senza risarcimenti alle imprese se intervengono cause di forza maggiore. L’Europa, di fronte ai bandi di gara, non farebbe scattare penalizzazion e il nodo sarebbe rinviato di quasi un anno. Una soluzione che era sul tavolo da mesi: «Non ne ho mai sentito parlare, sarebbe l’uovo di Colombo», avrebbe commentato Castelli in uno degli incontri riservati dei giorni scorsi.

Laura Castelli monaca di Monza

Forse, viste le comprensibilissime uscite della Castelli quando c’è da litigare, il paragone con una monaca non regge tantissimo. Ma il succo del ragionamento è valido dal punto di vista politico: far partire le gare permetterebbe di guadagnare tempo in attesa della soluzione da trovare con la Francia. C’è però un dettaglio che non dovrebbe sfuggire: come la prenderanno i No TAV? Non è passato tanto tempo da quando l’ex portavoce Alberto Perino aveva suggerito ai militanti di votare M5S e non Potere al Popolo perché i grillini avevano la speranza di vincere le elezioni e quindi fermare l’opera. Se alla fine la TAV si facesse con un governo a 5 Stelle Perino dovrebbe infilarsi nel tunnel della TAV per nascondersi dai militanti inferociti. Ma se questo è il problema, dall’altra parte spunta un’opportunità:

Che cosa ci guadagnerebbe la sottosegretaria? Riallaccerebbe i rapporti con gli imprenditori e prenderebbe le distanze dall’ala dura dei No Tav, che ritengono semplicemente che l’opera non s’abbia da fare né domani né mai.

leghisti contro salvini tav - 3

Molti sostengono che la moral suasion di Laura Castelli stia avvenendo su esplicito mandato di Luigi Di Maio, stufo di rimanere impiccato ai diktat valsusini. Lo stesso Di Maio, con Conte, incontrerà il 5 dicembre gli imprenditori Si Tav. Un effetto indiretto del protagonismo di Castelli sarebbe quello di risolvere anche il problema Toninelli, il più bersagliato tra i ministri grillini.

Insomma, scontentare i No TAV potrebbe valere un posto al ministero. Posto a cui la Castelli aspirava visto che i totoministri all’epoca la consideravano in ascesa finché gli autori di Supernova non hanno rivelato che era lei una delle loro fonti sui retroscena grillini. Adesso la ruota gira. E i disastri di Toninelli potrebbero far cambiare idea a Di Maio. Se non l’ha già cambiata.

EDIT ORE 9,50: Laura Castelli smentisce:

Smentisco la ricostruzione fantasiosa apparsa stamane su La Repubblica. Si lavora all’analisi costi/benefici sul Tav, come previsto dal contratto di governo, rinnovando la stima e la fiducia personale e professionale all’amico Danilo Toninelli, che sta facendo un ottimo lavoro in un ministero complesso come il Mit.

laura castelli

Come vice ministro dell’Economica e responsabile delle tematiche economiche del M5S, insieme al mio staff sto lavorando alla manovra di bilancio che nei prossimi giorni sarà votata alle Camere. Per il ruolo che ricopro è un dovere incontrare e dialogare con le categorie economiche ed imprenditoriali per confrontarsi sulle materie di mia competenza. Il dialogo prima di tutto.

Leggi sull’argomento: Le dimissioni (non annunciate) di Paolo Savona

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