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Le dimissioni (non annunciate) di Paolo Savona

Alessandro D'Amato 23/11/2018

Il ministro è considerato sempre più un nemico dai sovranisti che lo elogiavano. E lui riflette sulla possibilità di prendere cappello. Quando? In un momento piuttosto importante per l’economia italiana…

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Paolo Savona ha un piede fuori dalla porta del governo. E potrebbe mettere l’altro prima di gennaio, quando le aste sui BtP Italia rischiano, in caso di ulteriore flop, di mettere in grave difficoltà l’esecutivo Conte persino nella gestione degli affari (e dei pagamenti) correnti. E così, mentre da una parte c’è chi – il premier Conte – auspica sanzioni lente dall’UE promettendo in cambio riforme lente, dall’altra c’è chi comincia a prendere cappello, possibilmente prima del disastro.

Le dimissioni di Paolo Savona

Che Savona da qualche tempo abbia passato il guado e non sembri più in sintonia con quella maggioranza che era pronta a chiedere l’impeachment per averlo ministro dell’Economia è un dato di fatto che si riverbera ormai anche nelle dichiarazioni pubbliche del responsabile degli Affari Europei (e nel nervosismo del Consiglio dei Ministri sulle sue uscite). Tanto che persino Libero oggi comincia ad accusarlo di tradimento della causa sovranista perché nel documento Politeia scrive di essere d’accordo con Habermas e quindi con coloro che vogliono gli Stati Uniti d’Europa.

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Ma il ministro non sembra granché preoccupato di finire nell’album dei cattivi. Anzi, spiega oggi Tommaso Labate sul Corriere della Sera,  «l’uomo che spaventava Bruxelles, l’estensore del piano B dell’uscita dall’euro, il teorico del «cigno nero», la personificazione di tutti gli incubi veri o presunti di un’Italia da indirizzare verso una versione tricolore della Brexit si trasforma nel principe dei «responsabili». In colui che s’è convinto che i rischi di uno scontro con l’Europa sono superiori alle opportunità. Talmente convinto dall’essere di fatto il primo ministro del governo Conte ad aver messo sul tavolo nientemeno che l’ipotesi delle dimissioni».

«Savona tifoso dell’Unione Globalista»

Un colpo di scena degno dei migliori film. E che va in onda soprattutto in Transatlantico, dove si rincorrono le voci tra i leghisti, che l’hanno prima proposto e poi difeso a spada tratta nei mesi precedenti quando Savona sembrava la testa di ponte su cui costruire la guerra all’Europa. Nel frattempo però i leghisti che volevano l’uscita dall’euro hanno scoperto di non sapere se l’uscita dall’euro sarà nei programmi della Lega l’anno prossimo mentre chi, come Giorgetti, aveva firmato programmi elettorali che prevedevano la dissoluzione controllata della moneta unica adesso è diventato un convinto sostenitore della stabilità dell’euro.

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Le metamorfosi di Paolo Savona (Corriere della Sera, 23 novembre 2018)

Insomma, Savona non è certo l’unico ad aver cambiato idea in questi mesi in cui si è passati dalle dichiarazioni bellicose nei confronti di Bruxelles a un continuo tentativo di appeasement con i burocrati cattivoni, guidato forse più dal terrore delle aziende del Nord che da precisi convincimenti politici. E dall’altra parte della barricata c’è invece Giovanni Tria che sembra aver preso una strada barricadera, proprio lui che all’inizio veniva considerato (a torto) l’argine politico ai gialloverdi.

Metamorfosi e mutazioni

Metamorfosi e mutazioni (di linea) sono il sale della politica e rappresentano la capacità di resilienza e di adattamento alle condizioni esterne, certo. Ma qui si sta esagerando. Anche perché il professor Savona, scrive ancora il Corriere, avrebbe intenzione di abbandonare la nave in un momento ben preciso (e piuttosto vicino):

Su un punto amici e detrattori sono d’accordo. Savona sta giocando una partita «alla Cossiga», si mormora a Palazzo evocando genio e sregolatezza degli ultimi vent’anni di vita dell’ex presidente della Repubblica, che il ministro ha sempre considerato, l’altro era Guido Carli, uno dei suoi due maestri.

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E di Cossiga, ieri l’altro, Savona ha citato una frase: «L’economia è un grande imbroglio politico». Chi lo conosce bene giura che abbia previsto per gennaio, quando ci saranno le aste Btp più importanti, il «momento più delicato» per l’Italia. Ecco, in«quel momento più delicato» lui non ci sarà. O riesce a scongiurarlo prima, non si sa come. Oppure lo guarderà da lontano.

Il professore ha davvero intenzione di prendere cappello mentre tutto andrà a fuoco? Salvini e Di Maio dovrebbero riflettere su quanto valore hanno le loro capacità di scelta degli uomini. O delle strategie politiche.

EDIT: Il ministro per gli Affari Europei Paolo Savona smentisce le indiscrezioni secondo le quali avrebbe intenzione di dimettersi dal governo. E’ quanto si legge sul sito della Reuters, che lo ha interpellato sull’articolo ‘Savona evoca le dimissioni’ pubblicato stamattina in prima pagina dal Corriere della Sera: ‘Dimissioni? È il sogno del Corriere che me le chiedeva fin dal mio insediamento’, la risposta del ministro.

Leggi sull’argomento: Il governo lento di Giuseppe Conte

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