Il lato oscuro di Ostia Beach: Report racconta il legame tra balneari, politica e criminalità

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-05-08

Ieri la trasmissione di Sigfrido Ranucci ha spiegato come funziona il “metodo Ostia”, un intreccio di politica, malaffare e abusivismo che ha consentito ai balneari del litorale romano di prosperare ed estendere il proprio controllo sulle spiagge di Ostia

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Il X Municipio di Roma, quello di Ostia, detiene un curioso record: è l’unico municipio di una città italiana sciolto per mafia. Ieri Report ha dedicato un approfondito servizio di inchiesta che spiega come mai Ostia è da qualche anno al centro delle cronache giudiziarie. La ragione non è solo la sanguinosa lotta di potere di due famiglie mafiose – gli Spada e e i Fasciani – che si contendono il territorio per i loro traffici criminali. C’è un altro motivo per cui si parla molto del lungomare di Ostia, la spiaggia della Capitale: la gestione delle concessioni agli stabilimenti balneari.

Illegalità ad Ostia: non solo Spada e Fasciani

Già nel 2014 vennero effettuati nove arresti nell’ambito dell’inchiesta sulla Cosa Nostra Beach, che portò alla scoperta di «un impianto corruttivo per manovrare appalti per servizi di pubblico interesse come le concessioni demaniali degli stabilimenti balneari». Al centro della vicenda l’affidamento di uno stabilimento molto noto ad Ostia, l’Orsa Maggiore. Per molto tempo del Cral delle Poste e poi affidato in men che non si dica ad una azienda costituita ad arte. Di mezzo c’erano gli Spada (all’epoca alleati con i Fasciani). Ma sarebbe un errore ridurre tutti i problemi di Ostia alle vicende di cronaca nera e alle guerre fra clan.

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L’inchiesta di Report non riguarda gli Spada e i Fasciani ma ruota intorno alle fortune delle 71 concessioni demaniali in cui sono suddivisi gli oltre 10 chilometri del litorale di Ostia. Ciascuna di queste concessioni ha un valore che va dai 3 ai 10 milioni di euro. Costruzioni in cemento armato sul litorale che chiudono in maniera illegale l’accesso al mare, occupazioni del terreno demaniale (ovvero dello Stato, dei cittadini) che in molti casi vanno ben oltre i limiti delle concessioni. Un sistema che genera soldi e dà lavoro a diverse migliaia di persone e che di conseguenza è in grado di spostare voti e condizionare la politica. Motivo per cui negli ultimi vent’anni nessuna amministrazione comunale ha fatto nulla per ripristinare la legalità. Con un’eccezione: quella di Ignazio Marino con il magistrato Alfonso Sabella in qualità di assessore alla legalità.

L’abusivismo dei concessionari e dei balneari ad Ostia

Ieri a Report Sabella ha spiegato che il problema degli stabilimenti balneari è sostanzialmente uno: l’abusivismo. «Su spiagge e arenili non si può mettere uno spillo» perché non sono comprese del piano regolatore, eppure è evidente che il litorale di Ostia è stato, nel corso degli anni soprattutto a partire dagli anni 2000, pesantemente edificato. Arrivato al Comune di Roma Sabella avviò un’indagine per vedere quanti stabilimenti erano in regola. Risultato: nessuno era perfettamente in regola, anche se c’erano abusi più gravi che avrebbero comportato anche la decadenza della concessione ed altri meno importanti e sanabili. Ciononostante le concessioni sono state rinnovate – durante il mandato di Walter Veltroni – anche quando i concessionari avevano palesemente alterato l’aspetto originario, costruendo ad esempio grandi piscine o strutture in muratura laddove era previsto venissero posizionate solo strutture “facilmente rimovibili” a fine stagione. Altre concessioni poi furono rinnovate, senza colpo ferire, quando sindaco era Gianni Alemanno.

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In rosso la parte occupata dal Lido Battistini ad Ostia che non fa parte della concessione originaria [Fonte: Report]
Ma, spiega Giorgio Mottola di Report, le danze furono aperte durante l’era di Francesco Rutelli quando Gianfilippo Biazzo, direttore del Demanio Marittimo del comune di Roma (nominato da Rutelli e confermato da Veltroni) firmò tra il 2003 e il 2005 le concessioni da venticinque anni ai balneari di Ostia senza gara e senza bando. Il tutto basandosi su planimetrie autocertificate dagli stessi concessionari che hanno così potuto inglobare ampie porzioni di spiaggia. Il problema – spiega Sabella – è che le planimetrie originali, quelle del Comune, sono scomparse. Bruciate misteriosamente durante un’incendio nel 2014.

Le connessioni tra balneari e criminalità organizzata

Secondo Fabrizio Fumagalli – Presidente del Sindacato italiano balneari Lazio – le cose stanno diversamente e ad oggi «gli stabilimenti di Ostia sono tutti in regola». Peccato che le foto satellitari dicano tutt’altro. Un caso “da manuale” è quello del lido Le Dune, di proprietà di Renato Papagni il Presidente del sindacato Federbalneari nonché fratello di Paolo Papagni, rinviato a giudizio per aver minacciato insieme al boss Armando Spada, la giornalista di Repubblica Federica Angeli.

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Nel novembre del 2015 gli uomini del X gruppo del Corpo di polizia Roma Capitale hanno posto sotto sequestro alcuni manufatti nello stabilimento balneare di Papagni. In particolare il ristorante, autorizzato per sessanta metri quadrati è risultato essere stato ampliato fino ad oltre 400. Abuso per il quale Papagni è stato rinviato a giudizio assieme a Franco Nocera, l’ex responsabile dell’ufficio tecnico dell’edilizia privata del X municipio arrestato nel dicembre 2017 con l’accusa di corruzione. Secondo un’informativa della Capitaneria di Porto resa pubblica ieri da Report Papagni avrebbe svolto il ruolo di intermediario in favore del boss di Ostia, Carmine Fasciani, rispetto alle vicende del Faber Beach, lo stabilimento sequestrato nel giugno del 2016.

Gli attacchi del M5S alla spiaggia di Libera ad Ostia

C’è stato un momento in cui ad Ostia si è provato a portare la legalità. Anzi, i momenti sono stati due. Da una parte ci sono state le indagini condotte da Sabella, che avrebbero dovuto portare al decadimento di alcune concessioni e all’abbattimento dei manufatti abusivi. Con la caduta di Marino però tutto si è bloccato e i commissari prefettizi che hanno governato il Comune vengono accusati da più parti di aver di fatto bloccato la battaglia per la legalità.

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Paolo Ferrara (M5S) con Roberto Bocchini

Una vicenda ancora più brutta è quella della spiaggia gestita da Libera, l’associazione antimafia fondata da Don Ciotti. Libera fu oggetto di un vero e proprio dossieraggio da parte del MoVimento 5 Stelle che – curiosamente – aveva organizzato l’evento di chiusura della campagna elettorale di Virginia Raggi proprio in quello stabilimento quando però il Lido Amanusa era gestito da Roberto Bocchini che molti definiscono amico di Paolo Ferrara, capogruppo M5S al Campidoglio e plenipotenziario del M5S per Ostia. La vicenda culminò con la falsa relazione antimafia desecretata e della conferenza stampa (di cui sopra potete ammirare il video) in cui tutto il gotha romano di M5S, da De Vito a Barillari, da Ferrara a Ruocco e Di Pillo, con tanto di Raggi e Frongia e insieme alla special guest Giarrusso, presentò un dossier di 42 pagine sulla mafia nel litorale romano (per il quale oggi un consigliere regionale minaccia querele) che si rivelò poi un cumulo di bufale e false accuse.

Ieri a Report Ferrara ha negato di essere amico di Bocchini e addirittura ha detto che non era nemmeno stato suo compagno di scuola. Rimangono agli atti però due commenti su Facebook. Il primo è quello dello stesso Ferrara pubblicato nel settembre 2015 dove definisce Bocchini “un conoscente amico e compagno di scuola”.

Il secondo è quello di Roberto Bocchini stesso che accusò Ferrara di essere “un codardo che fa anche finta di non conoscermi”. Ieri a Report Ferrara ha fatto fatica ad ammettere che Bocchini è al massimo “un suo conoscente” e ha continuato a negare che sulla spiaggia di Libera (che nel frattempo si è ritirata dalla concessione) il M5S si fosse accanito proprio per difendere Bocchini, l’ex proprietario che si preparava a subentrare.

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