I risparmi “spariti” con la Giunta Raggi a Roma

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-04-03

Il flop del piano di rientro. Vertice in Comune con Lemmetti: a rischio i 110 milioni di extracosti. Ma la Giunta Raggi spera che il Comune riesca a gestire il debito con il nuovo governo

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Nei giorni scorsi dal ministero dell’Economia era trapelata la relazione sul «monitoraggio del piano di rientro per Roma Capitale», dalla quale si evinceva che gli ultimi risparmi «certificati», quelli che hanno ottenuto il bollino della Ragioneria, risalgono al mandato del commissario straordinario Francesco Paolo Tronca.

I risparmi “spariti” con la Giunta Raggi a Roma

Oggi l’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti dovrà decidere cosa fare di fronte alle rimostranze del governo, che ritiene non completato il piano di rientro imposto nel 2014 dal governo alla Capitale quando era sindaco Ignazio Marino. Con un buco di oltre 150 milioni di euro, secondo il governo, che mette a rischio i 110 che ogni anno vengono riversati dallo Stato nelle casse comunali. La Giunta Raggi però non ritiene che il dimissionario governo Gentiloni possa muoversi in questo senso, e confida che il nuovo esecutivo sia in qualche modo più comprensivo con le esigenze grilline.

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Infografica da: Il Messaggero

Il Messaggero racconta oggi che rispetto alla road map stabilita quattro anni fa, manca all’appello, per esempio, la razionalizzazione di diverse società pubbliche che fanno capo a Palazzo Senatorio. I casi più eclatanti sono quelli di “Assicurazioni di Roma” destinata a restare in vita almeno fino al 2020, e Farmacap, l’azienda che gestisce le farmacie comunali, che sopravvive, seppur con diversi problemi, sotto commissariamento in maniera piuttosto problematica visto che il commissario nominato dalla Raggi è sotto indagine per abuso d’ufficio mentre le denunce che hanno portato alla defenestrazione di Simona Laing si sono rivelate un completo flop.

La razionalizzazione delle partecipate dimenticata

Secondariamente, non è stato completato il piano di razionalizzazione delle società partecipate lasciato in eredità da Massimo Colomban ad Alessandro Gennaro, nel frattempo dato in uscita dalla Giunta. E anche il concordato preventivo per ATAC balla, nonostante i 12 milioni di compensi da dare a chi lo aveva preparato (scelto sempre dalla Giunta).

Dal Campidoglio dicono, e sono pronti a dimostrarlo, che i problemi del passato sono stati superati e che al massimo mancheranno all’appello meno di 100milioni attraverso tagli alla spesa già messi in atto. Secondo invece la contestazione della Ragioneria, non tornano 340 milioni di euro. Si tratta dei premi a pioggia dati in maniera indebita ai 24mila dipendenti comunali dal 2008 al 2014 (sindaco Alemanno e inizio dell’era Marino). Ad ascoltare la lettura dello staff di Raggi la pratica è stata comunque sanata o quasi, per la Ragioneria dello Stato no. (Il Messaggero)

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I conti del comune e del MEF sul salario accessorio (Il Messaggero, 2 agosto 2017)

Il governo dimissionario in ogni caso non potrà avvelenare i pozzi ma dovrà lasciare la scelta di cosa fare al prossimo esecutivo. Dove, si spera, le ragioni della Raggi e di Lemmetti avranno maggiore ascolto. E dove si potrebbe dare ascolto alla richiesta di far diventare la sindaca responsabile del debito storico di Roma Capitale, quei dodici miliardi tra le pieghe dei quali il Comune spera di trovare spazi di finanza da mettere a disposizione del bilancio attuale.

Leggi sull’argomento: Così il Comune di Roma “dimentica” e taglia gli investimenti in trasporti e istruzione

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