Il patto Casaleggio-Salvini per il governo M5S-Lega

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-04-03

Il timbro di apertura di questa legislatura viene dai colloqui fra il leader della Lega e il figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle. L’intesa c’è, e ha già dato i suoi frutti evidenti, dice Bechis. Ma il patto di governo potrebbe passare per un incarico esplorativo a Di Maio

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Qualche tempo fa Repubblica parlò di un incontro tra Davide Casaleggio e Matteo Salvini, raccogliendo una voce che circolava nel Carroccio, e scatenò una lunghissima polemica con il figlio del fondatore del MoVimento 5 Stelle nel frattempo sfociata in tribunale (civile).

Il patto Casaleggio-Salvini per il governo M5S-Lega

Oggi, con l’audacia e lo sprezzo del pericolo che lo contraddistingue, è Franco Bechis su Libero a parlare di un incontro tra Matteo Salvini e Davide Casaleggio. E il fatto che ne dia notizia oggi un giornalista di certo non ostile – negli ultimi tre anni – al MoVimento 5 Stelle è di certo significativo:

Non importa se i due abbiano preso un the, un caffè, si siano visti clandestinamente o meno. Può anche essere che i colloqui siano avvenuti solo al telefono, ma di certo come spiegano fonti autorevoli da un fronte e dall’altro, è proprio grazie al filo tessuto di quel rapporto che si sono poi create le condizioni politiche di quella che giornalisticamente è stata definita intesa Lega-M5S, quella raffigurata nel famoso murales apparso dalle parti di Montecitorio dove Salvini baciava appassionatamente Di Maio.

patto casaleggio salvini

D’altro canto, spiega Bechis, lo stesso Gianroberto è stato per anni interessato alla storia della Lega e dei suoi leader, in particolare a quell’Umberto Bossi che poi presenziò ai funerali del fondatore del M5S.

Non c’è nulla di davvero strano e scandaloso dunque se il timbro di apertura di questa legislatura viene proprio da quei colloqui fra il leader della Lega e il figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle. L’intesa c’è, e ha già dato i suoi frutti evidenti.

Poggia pure su qualche base robusta, perché sono tanti i tratti comuni nei programmi del centrodestra (e della Lega nel dettaglio) e del Movimento 5 stelle. Così non è fantasia un programma comune che inizi allargando il reddito di inclusione accompagnandolo a un investimento sui centri di ricerca lavoro e a una riduzione delle aliquote fiscali verso la flat tax.

Ma il M5S non è convinto del governo con la Lega

Ma, spiega Bechis, al matrimonio tra Lega e MoVimento 5 Stelle c’è chi si oppone. In primo luogo la scelta non è gradita a una larga base dei grillini, quella che si raccoglie idealmente sotto l’ala di Roberto Fico, oggi presidente della Camera e quindi terza carica dello Stato, il punto più alto mai espresso dal M5S nelle istituzioni. Molti non vedono di buon occhio l’alleanza con la Lega e l’apertura a Fratelli d’Italia mentre il resto del MoVimento avrebbe comunque una pregiudiziale nei confronti di Berlusconi, visto anche come ha reagito l’elettorato al patto con Salvini sulla Casellati.

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Lo stallo alla messicana post elettorale Credits: El Giva

Un altro ostacolo viene dalla Lega e riguarda la leadership di Di Maio. Nel Carroccio non c’è nessuno che sia disposto a cedere su Luigi Di Maio a Palazzo Chigi, anche perché questo vorrebbe dire spaccare l’alleanza di centrodestra che funziona, sia elettoralmente che nell’amministrazione di città e regioni considerata strategiche per il flusso del potere in Italia. «Sì è vero che finora Salvini è stato di parola», spiega a Libero un parlamentare della vecchia guardia grillina, «ma alla fine ha portato a casa per Silvio Berlusconi la candidata che lui sotto sotto preferiva al Senato. E non è affatto detto che non faccia il doppio gioco fingendo di trattare con noi per poi metterci spalle al muro e fare entrare l’ipotesi di riserva. Teniamo presente che al di là del carattere con Berlusconi lui non deve avere un cattivo rapporto: è stata Mediaset a preparargli e tirargli tutta la campagna elettorale. Di sicuro ci sta mettendo in difficoltà…».

L’incarico esplorativo per Luigi Di Maio

Ecco perché il patto tra Casaleggio e Salvini raccontato da Bechis non può considerarsi la fine positiva di una trattativa che invece andrà avanti per mesi. E con la Lega pronta a tirar fuori il “terzo uomo” rispetto ai due leader che dovrebbero fare un passo indietro (è già pronto il leghista Giancarlo Giorgetti). Prima di arrivarci, però, potrebbe essere necessario un ulteriore passaggio: quello dell’incarico esplorativo a Luigi Di Maio. D’altro canto il centrodestra, dopo lo scherzetto leghista su Paolo Romani, salirà al Colle in ordine sparso e non con l’unica voce del leader della Lega come è stato annunciato: una scelta di Berlusconi per mostrare, anche al Quirinale, che oggi Salvini non rappresenta il 37% preso dal centrodestra ma solo il 17% preso dalla sua Lega. E questo significa che il partito di maggioranza relativa attualmente è proprio il M5S.

luigi di maio matteo salvini
Vignetta di El Giva

Spiega Alberto Mattioli sulla Stampa che se Salvini è disposto a fare un passo indietro, da parte leghista non si capisce perché Di Maio non possa fare altrettanto: “Ben venga quindi un incarico al giovin signore pentastellato così, parola di un leghista importante, «magari capirà che il 32% non è il 51%». Insomma, se Di Maio vuole fare davvero un governo con il centrodestra, bisogna si rassegni al fatto che non sarà lui a presiederlo. E su questo punto i margini di trattativa, più che ristretti, sono inesistenti”. I margini del pre-incaricato sarebbero quindi ristretti a meno che il M5S non provi di nuovo a sdoganare il Partito Democratico per costruire una maggioranza alternativa. Facendo così il gioco di Salvini che farebbe elettoralmente il pieno prendendosi anche gli elettori M5S delusi dalla svolta a sinistra. Mentre un’eventuale porta chiusa costringerebbe Di Maio a salire al Colle senza l’accordo e quindi senza il governo. Pronto a quel punto a scendere a patti con Salvini. Proprio come avrebbe voluto Casaleggio.

Leggi sull’argomento: «Se il M5S fa l’intesa con Berlusconi me ne vado»

 

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