Così il Comune di Roma "dimentica" e taglia gli investimenti in trasporti e istruzione

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-11-29

Luigi Di Maio favoleggiava di un miliardo da investire in servizi al cittadino con i 5 Stelle al governo della città. Il Sole 24 Ore ci racconta oggi la dura realtà: la spesa “rigida”, riassunta dalle due voci dedicate al personale e agli acquisti di beni e servizi, assorbe una quota sempre più grande delle energie finanziarie disponibili, lasciando le briciole al resto

article-post

Investimenti in calo a Roma durante l’era di Virginia Raggi. Sembrava ieri, ma era solo l’ottobre del 2015 quando Luigi Di Maio favoleggiava degli sprechi e dei privilegi che il presidente della Commissione sulla Revisione della Spesa (Daniele Frongia) aveva trovato e di un miliardo di euro di spese inutili “da investire in trasporti, scuole, strade, servizi sociali e tanto altro”. Frongia, poi, sosteneva addirittura che potessero essere reinvestiti “nel giro di un anno” dopo le elezioni.

luigi di maio miliardo roma
Luigi Di Maio nel 2015 su Facebook

Così il Comune di Roma risparmia su bus e metro

L’anno è ben più che passato, il miliardo di euro era una balla elettorale e oggi, racconta Manuela Perrone sul Sole 24 Ore, la situazione degli investimenti del Comune di Roma è quella fotografata nella tabella che mette a confronto il piano degli investimenti su trasporti, metro C e nuovi autobus nel triennio 2017/2019 con quello del triennio 2018/2020.

 Le spese in conto capitale si riducono dai 556 milioni del 2017 ai 401,3 del 2018, di cui 13,2 milioni del Fondo pluriennale vincolato. A pagare il conto più salato sono i trasporti, i servizi generali e l’Istruzione. Naturalmente in quella voce non ricadono soltanto gli investimenti in opere.
Ma anche il confronto tra i piani triennali di investimenti emanati a un anno di distanza l’uno dall’altro evidenzia il freno a mano tirato: quello 2017-2019 valeva 577 milioni, di cui 430 dedicati a trasporti e mobilità sostenibile. Il nuovo piano abbassa l’asticella a 557 milioni nel triennio, di cui 255 per trasporti e mobilità. Scende in particolare a 124,4 milioni il plafond per la linea C della metropolitana dai 297 previsti nel precedente piano. Entro il 2021 dovrebbe completarsi la tratta da San Giovanni al Colosseo.
Ma diminuisce anche il piano per l’acquisto di nuovi autobus: da 20 milioni del piano 2017-2019 a 15,9 milioni del 2018-2020, tutti fondi regionali a valere sul Por Fesr. Vero è che altri milioni sono in arrivo dalla Regione Lazio per il 2020 (in tutto l’amministrazione di Nicola Zingaretti impegna su Roma dal 2017 54 milioni per nodi di scambio, bus e sistemi di trasporto intelligenti).

investimenti comune di roma
La tabella del Sole 24 Ore sugli investimenti del Comune di Roma (29 novembre 2017)

Anche nell’annualità 2018 si va dai 165 ai 137 milioni di euro totali di investimenti su mobilità e trasporti, mentre considerando soltanto il trasporto pubblico su strada il calo è del 22%.

La spesa in conto capitale cala 

In totale la spesa in conto capitale cala dai 556 milioni di euro del 2017 ai 401 milioni di euro del 2018. In compenso si investono 458mila euro nei progetti per le funivie di Casalotti e Bufalotta (che, a dispetto di quel che comunemente si crede, non sono campati in aria. E, come nota giustamente Gianni Trovati nel commento, «con la forza dei numeri del Comune più grande d’Italia, riassume in modo efficace la condizione degli enti locali alle prese con una crisi nei conti. Una condizione in cui la spesa “rigida”, riassunta dalle due voci dedicate al personale e agli acquisti di beni e servizi, assorbe una quota sempre più grande delle energie finanziarie disponibili, lasciando le briciole ai servizi».

La spesa corrente messa a preventivo per l’anno prossimo, 4,74 miliardi, è uguale a quella scritta nelle previsioni definitive di quest’anno, ma prima della riga finale si incontra una lunga teoria di «meno»: oltre ai 461 milioni “persi” dai trasporti e ai 72 milioni dell’istruzione, scendono (di 33 milioni) le spese per la gestione del territorio, diminuiscono di quattro volte le risorse per le «politiche giovanili» e sforbiciate più o meno profonde tornano per quasi tutte le altre voci, dal welfare (67 milioni in meno) all’ordine pubblico (-15 milioni).

gianni lemmetti andrea mazzillo
Il nuovo assessore Gianni Lemmetti

Ma se «è la somma che fa il totale», come recita l’immortale lezione di Totò, perché mai dopo tutte queste somme in diminuzione il totale non scende? Perché a tenerlo alto ci sono i costi del personale, che complice il rinnovo contrattuale in arrivo crescono dell’8% rispetto all’anno scorso e sfondano quota un miliardo. Gli stipendi, insieme agli «acquisti di beni e servizi», arrivano a coprire a Roma l’81% del bilancio. Ovvio che per il resto rimanga poco.

Intanto, mentre Virginia Raggi si vanta dei 15 nuovi autobus “in arrivo” che però dovevano arrivare nell’aprile scorso e che saranno pagati con i fondi stanziati dal governo per il Giubileo, entro il 2020 si programma di acquistare 168 mezzi, di cui 28 nel 2018: a patto però che il Comune cofinanzi con sei milioni l’investimento di 18 previsto dal ministero delle Infrastrutture. Ebbene, di questo finanziamento nel bilancio per ora non c’è traccia. Proprio oggi il Comune di Roma ha fatto sapere che le maggiori entrate correnti previste nella variazione di bilancio che si voterà domani ammontano a oltre 74 milioni di euro. Gli introiti più rilevanti derivano proprio dalla riscossione di arretrati Imu (39,9 mln) e Ici (9,6 mln), Cosap permanente e temporanea (6,6 mln), canone per l’installazione dei mezzi pubblicitari (6,2 mln). Tra le voci che si vanno così a finanziare ci sono 34,3 milioni di accantonamenti al fondo passività potenziali (di cui 15,4 milioni per debiti fuori bilancio) e 9,7 milioni al fondo crediti di dubbia esigibilità.  “Con questa operazione – spiega l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti – il Campidoglio riduce il debito nei confronti delle banche e la relativa spesa per interessi, producendo un risparmio per le casse dell’Amministrazione. E questo senza definanziare opere e investimenti per le quali era originariamente previsto il ricorso ai mutui. Prosegue dunque la nostra azione di riduzione dei debiti ereditati dal passato e di messa in sicurezza dei conti: nella stessa variazione si accantonano ulteriori fondi per il riconoscimento di debiti fuori Bilancio, per le passività potenziali e per i crediti deteriorati”.

Potrebbe interessarti anche