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Gianluigi Paragone, il senatore (ex) M5S più amato dai fan di Giorgia Meloni

Giovanni Drogo 02/01/2020

Per Giorgia Meloni l’ex direttore de La Padania e conduttore de La Gabbia ha pagato caro il suo non volersi piegare al fantomatico “sistema PD”. Ma quando il M5S espelleva quelli che non si piegavano al “sistema Lega” stavano tutti zitti, compreso Paragone che oggi strilla contro i probiviri

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Nelle more della vicenda della cacciata del senatore Gianluigi Paragone dal MoVimento 5 Stelle spunta la solidarietà di Giorgia Meloni e dei suoi simpatizzanti. Oggi la leader di Fratelli d’Italia ha dedicato un post all’ex conduttore de La Gabbia nonché ex direttore de La Padania  scrivendo che «è normale che chi ha un briciolo di dignità si senta a disagio» all’interno del partito di Luigi Di Maio e che «Paragone ha sollevato il problema ed è stato espulso, eppure chiedeva solo la coerenza tra quanto detto in campagna elettorale e quanto fatto una volta al potere».

Giorgia Meloni e la coerenza di Paragone

Ora tutti ricorderanno che il M5S in campagna elettorale non si era certo presentato proponendo un’alleanza con la Lega, ma coerentemente Paragone ha votato la fiducia al primo governo Conte. Quando si è trattato di votare la fiducia al Conte Bis però Paragone si è astenuto. Poi non ha votato la fiducia posta sulla Legge di Bilancio. Coerentemente con le regole che ha sottoscritto (lo Stato, il Codice Etico, il regolamento del gruppo parlamentare) Paragone è stato espulso.

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Coerentemente con gli impegni presi in campagna elettorale quando ha scelto di candidarsi con il M5S ora dovrebbe dimettersi da senatore. Perché questo è quello che è scritto all’articolo 3 del regolamento del M5S a Palazzo Madama: «Ciascun portavoce eletto all’esito di una competizione elettorale nella quale si sia presentato sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle, oltre agli obblighi di cui allo Statuto ed all’art. 2 che precede, si obbliga in caso di espulsione del MoVimento 5 Stelle, a dimettersi dalla carica».

Onore al soldato Paragone

Ma non è questa la coerenza di cui parla Giorgia Meloni, che non risulta abbia lodato Paragone per la fiducia al Conte 1 quando il M5S formò un governo con l’alleato di Fratelli d’Italia (che per coerenza decise di rimanere fuori dal governo). Secondo la Meloni il M5S è quella «forza antisistema che espelle chi non si piega al sistema PD». E chissà come mai quando il M5S ha cacciato Gregorio De Falco nessuno a destra ha scritto che il partito di Di Maio espelle chi non si piega al sistema Lega.

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Di attestati di stima in queste ore Paragone ne ha ricevuti parecchi. Dall’ex ministra Barbara Lezzi all’ex deputato (e ora non si sa bene cosa) Alessandro Di Battista che coerentemente dopo aver detto per mesi che “ha ragione a Luigi” ha scritto che «Gianluigi è infinitamente più grillino di molti che si professano tale. Non c’è mai stata una volta che non fossi d’accordo con lui». Anche un altro ex pentastellato di peso come Mario “Marione Improta” (oggi dirigente di Vox Itala) ha commentato la vicenda dicendo che è la dimostrazione che il M5S «era un processo di gatekeeping per sterilizzare il dissenso di un intero popolo e riportarlo tra le braccia del centro destra o del centro sinistra proprio com’era nel progetto delle elite». Anche Improta era uno che quando il M5S era alleato con la Lega non si faceva troppi problemi a cantare le lodi del Conte One. Ma sulla pagina di Giorgia Meloni è successa una cosa particolare.

meloni paragone espulsione m5s - 5Perché ci sono quasi solamente commenti che lodano la coerenza (quale?) di Paragone “l’unico dei 5 Stelle degno di avere una poltrona”. Certo qualcuno che si chiede come mai Paragone sia finito proprio con il M5S (ben sapendo come funziona la loro democrazia interna) c’è. Ma sono pochi. Perché non tutti ricordano che è stato Luigi Di Maio a scegliere di candidare Paragone all’uninominale (dove è stato trombato) e che il senatore è entrato in Parlamento grazie al paracadute del proporzionale.

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Si preferisce invece esaltare la “schiena dritta” di Paragone (quale, questa oppure questa?) immedesimandosi nel dramma del giornalista prestato alla politica “unico dei 5 stelle a non avere una pattumiera al posto del cervello”. La cosa davvero buffa è che quando Paragone faceva parte della maggioranza Lega-M5S Fratelli d’Italia stava all’opposizione.

La poderosa rosicata di Paragone contro i probiviri del M5S

Paragone da parte sua l’ha presa benissimo. Prima pubblica una foto in cui su un foglio di carta intestata del Senato ha scritto «sono stato espulso dal nulla.. c’era una volta il 33% ora…» e poi durante una diretta Facebook ha puntato il dito contro i Probiviri del M5S colpevoli di averlo voluto fare fuori politicamente.

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«La mia espulsione va al di là della oggettività delle regole. C’è soltanto la responsabilità politica di espellere qualcuno perché è un rompicoglioni» strilla Paragone che come tutti quelli espulsi dal M5S scopre che le regole del MoVimento sono ridicole.

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E Paragone dice che ci sono altri casi che devono essere disciplinati prima del suo ma che hanno scelto di punire lui perché metteva il partito di fronte alle sue promesse e alle sue responsabilità. E allora ecco scatenarsi l’ira di Paragone che promette di inseguire i probiviri del nulla fin nelle aule dei tribunali per ottenere giustizia e costringerli a dire “scusa, rientra”. Un bel sogno, senza dubbio, peccato che non è ami successo. Ma Paragone dove stava quando gli stessi probiviri espellevano i suoi colleghi perché si rifiutavano di votare il Decreto Sicurezza (era nel programma per caso?). Evviva la coerenza.

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