Chi dobbiamo ringraziare per tutti i soldi pubblici buttati in Alitalia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-11-27

Solo negli ultimi due anni i tentativi di “salvare” Alitalia ci sono costati due miliardi di euro. Dal 2008 sono stati pompati nei serbatoi dell’ex compagnia aerea oltre cinque miliardi di euro di soldi pubblici. Alitalia però è sempre sull’orlo del fallimento. Cosa vi fa credere che metterci altri soldi possa cambiare le cose?

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«Io credo che una grande compagnia di bandiera come Alitalia noi la dobbiamo riavere tra le mani dello Stato quindi è chiaro che se servirà una nazionalizzazione dell’azienda si dovrà vedere», ha le idee chiarissime il vice-ministro dei Trasporti Giancarlo Cancelleri (M5S) oggi ad Agorà. In una situazione in cui il ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli ha detto che il consorzio di Atlantia e Delta non esiste più il fantastico piano del Governo è quello di nazionalizzare la compagnia aerea nella speranza di poterla vendere, forse, in futuro.

Quanto ci è costata Alitalia negli ultimi undici anni

Il salvataggio di Alitalia lo pagheranno quindi gli italiani. I quali senza dubbio saranno talmente felici di aver appena risparmiato una cinquantina di milioni di euro dal taglio dei parlamentari, fortemente voluto dal MoVimento 5 Stelle e votato da Lega e Partito Democratico, da non accorgersi del costo dell’idea di chi oggi chiede di salvare Alitalia coi soldi pubblici. Si parte con il prestito ponte da 400 milioni di euro stanziato dal Governo. Dovevano essere 350 milioni, ma evidentemente si è deciso di arrotondare, tanto se ne sono appena risparmiati 50 dal taglio di deputati e senatori. Soldi che in realtà si risparmieranno a partire dalla prossima legislatura e che quindi per ora sono un minore aggravio solo sulla carta.

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Il viceministro dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni fa sapere che «lo spacchettamento dei servizi ha senso», il famoso spezzatino in cui si prova a vendere la parte della compagnia che è più appetibile sul mercato (le rotte e il comparto volo) mentre allo Stato rimarrebbero quelle meno redditizie e più onerose. Un’altro regalo per i cittadini. Ma Patuanelli va oltre e non esclude nemmeno in ritorno dell’IRI, la grande panacea di tutti i mali per le ex grandi aziende di Stato (da Alitalia all’Ilva ma non si esclude nemmeno Autostrade nell’eventualità della famosa revoca delle concessioni.

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Ma nessuno ha il coraggio di affrontare il fatto che in 30 anni di salvataggi pubblici Alitalia è ancora lì, sull’orlo del crack e del fallimento. Anzi: ogni governo che è passato ci ha messo qualche centinaio di milioni di euro, andati invariabilmente bruciati senza risolvere nulla. Quello di Alitalia è il salvataggio infinito, prima dei 400 milioni promessi dal Conte 2 ci sono stati i 900 milioni di euro del prestito concesso  dal governo Gentiloni (al MISE c’era Carlo Calenda che qualche tempo fa ha detto che la farebbe fallire). Quei soldi sarebbero dovuti servire per vendere Alitalia in Lufthansa, ma come al solito non se ne è fatto nulla. Un prestito poi solo per modo di dire visto che quei soldi – che avrebbero dovuto essere restituiti a fine giugno – non li rivedremo mai.

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Dopo tre proroghe il governo gialloverde aveva infatti deciso di cancellare il termine per la restituzione. E con il Decreto Crescita Lega e M5S hanno anche deciso che Alitalia non avrebbe dovuto nemmeno pagare gli interessi sul debito: circa 10% all’anno, altri 145 milioni di euro regalati. E di soldi gli italiani ad Alitalia ne hanno dati tanti. Dal 2017 calcolatrice alla mano sono un miliardo e quattrocento milioni. Il Sole 24 Ore ha calcolato che Alitalia è costata ai cittadini miliardi e 278 milioni negli ultimi undici anni. Dal 2008, quando si parlava di una vendita ad Air France bloccata da Berlusconi, ad oggi. Ben 9 miliardi e 200 milioni se si estende lo sguardo più in là nel passato. Il tutto per ottenere cosa? Un’azienda che perde un milione di euro al giorno ma che si permette di premiare i dirigenti.

 

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