Alitalia, i 12mila posti in bilico e il rischio di un’altra ILVA

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-21

In arrivo altri 400 milioni che portano il conto a 1,5 miliardi negli ultimi due anni e mezzo. Mentre la soluzione ancora non c’è

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Il salvataggio di Alitalia è tornato in bilico dopo che Atlantia si è chiamata fuori visto che non condivide né il piano di Delta, che prevede la rinuncia a collegamenti e quindi a slot di grande importanza per non fare concorrenza alla compagnia americana, né quello di Lufthansa che non ritiene in questa fase di poter intervenire visto il rischio-paese. E oggi, avverte Paolo Baroni sulla Stampa, comincia a profilarsi un caso simile all’ILVA visto che nel frattempo arriveranno altri 400 milioni di prestito con soldi pubblici in attesa di una soluzione ancora da trovare:

Anche qui una società in mano ai commissari, che continua a perdere milioni di euro ogni mese, che vede allontanarsi la prospettiva di un rilancio, che da lavoro a 12mila persone sui quali incombe il pericolo di pesanti tagli. In questo caso la conta dei possibili «esuberi» oscilla da un minimo di 2.800-3.000 unità ai 6mila ipotizzati da Lufthansa. […]

Per questo ora i fari sono puntati di nuovo su Lufthansa e sul governo. A frenare i tedeschi sono essenzialmente due questioni: la gestione degli esuberi e l’instabilità del paese, quel «rischio Italia» che ad esempio sull’Ilva ArcelorMittal ha già toccato con mano. Il governo ha un «piano B»? Al momento no, anche perché appare improponibile pensare ad una nazionalizzazione (anche solo a tempo) della società come qualcuno sogna di fare anche con l’Ilva. Ma proprio per questo l’esecutivo potrebbe sfruttare questo ulteriore allungamento dei tempi per dare ai tedeschi tutte le rassicurazioni del caso, magari facendo leva sui buoni uffici di Angela Merkel a cui Conte martedì ha sottoposto un caso che si sta facendo sempre più scottante.

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Alitalia, la cordata e l’offerta (Corriere della Sera, 11 novembre 2019)

Ettore Livini su Repubblica fa i conti della serva:

La telenovela del salvataggio di Alitalia, costata solo negli ultimi due anni e mezzo 1,5 miliardi di euro ai contribuenti, arriva all’ennesimo redde rationem con tre anguste vie d’uscita: un forcing dei commissari per convincere Atlantia a rientrare in partita (magari con uno zuccherino politico alla voce concessioni autostradali), una nazionalizzazione a tempo per ristrutturare la compagnia e cederla a Lufthansa o la liquidazione che aprirebbe uno scenario da Ilva-bis.

Tutte strade in salita con al tavolo, nel ruolo di convitato di pietra, la Ue: Bruxelles ha fissato per oggi il termine ultimo (dopo sette rinvii) per la vendita. Senza una soluzione è possibile che l’Europa – dopo aver congelato per quasi tre anni la procedura per aiuti di Stato – faccia scattare la procedura d’infrazione, con l’obbligo immediato per i Commissari di restituire i soldi del prestito ponte al Tesoro, bloccando il nuovo salvagente da 400 milioni previsto in Finanziaria. Decisione che spalancherebbe immediatamente la porta alla liquidazione.

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