Anarchy in the M5S: tutti contro Di Maio

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-08

Paragone che minaccia di andarsene ma non se ne va, Davide Barillari che lancia la “Carta di Firenze 2019” e vuole riformare il partito da dentro, i deputati pronti a non votare la legge per il taglio dei parlamentari. Dalila Nesci che si candida alla Presidenza della Calabria anche se è al secondo mandato e l’ex ministra Lezzi che la sostiene anche se Di Maio ha già detto di no. Il MoVimento 5 Stelle è nel caos, Dio salvi il Capo Politico

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Ilario Lombardo oggi su La Stampa racconta della fronda nel MoVimento 5 Stelle e dei deputati pronti a votare contro la legge per il taglio dei parlamentari. Venticinque o trenta deputati pentastellati pronti ad affossare la legge “simbolo” di questo Conte bis. La legge che Di Maio vuole portare agli elettori del M5S per dimostrare che la scelta di fare l’accordo con il Partito Democratico è stata la cosa giusta da fare dopo il tradimento dell’alleato leghista.

Gli scissionisti del M5S alla prova del voto alla Camera

Si mormora di una possibile scissione anche se è chiaro che un conto è avere un atteggiamento critico nei confronti di una legge che è al quarto passaggio parlamentare (buongiorno principesse?) e un altro seguire eventuali “scissionisti” al di fuori del MoVimento. Dove non si sa. Qualcuno potrebbe essere traghettato nella Lega che non ha fatto certo mistero di essere pronta ad accogliere di bun grado gli scontenti del governo giallorosso. Proprio due giorni fa su Repubblica è stata pubblicata la lista dei 20 parlamentari a 5 Stelle che potrebbero passare con Salvini. Sono davvero finiti i tempi in cui Grillo e Casaleggio governavano il partito con il pugno di ferro comminando espulsioni ad ogni sospiro fuori posto. Ora nel M5S non si sa più chi comanda: Conte, Di Maio, Davide Casaleggio  o Grillo (per tacere di Di Battista)?

carta di firenze 2019 barillari - 3

 

Ma tra i possibili scissionisti o transfughi del M5S non ci sono solo i soliti Gianluigi Paragone o Davide Barillari. Quest’ultimo promotore della Carta di Firenze 2.0 che mette in stato d’accusa proprio il Capo Politico del partito e chiede di cambiare il meccanismo di elezione e di sfiducia del leader del M5S. Il tema è sempre quello della selezione dei candidati e sopratutto delle alleanze con le “civiche”. Per le regionali in Calabria si è fatta avanti l’onorevole Dalila Nesci. La quale però essendo al suo secondo mandato non ha più candidature a disposizione. Almeno se vogliamo ancora credere al M5S come inteso da Gianroberto Casaleggio.

Come il M5S è diventato la casa delle libertà (Guzzanti version)”

Ed è appunto quello che ha fatto notare Luigi Di Maio – che pure ha inventato per gli amministratori locali il concetto di “mandato zero” – che prontamente ha rispedito al mittente la candidatura dell’onorevole Nesci: «Dalila è intelligente, e sa che non si può fare. Abbiamo delle regole e vanno rispettate. Non esistono deroghe». La deputata calabrese però non vuole fare passi indietro e in un post su Facebook ribadisce che «in attesa di una strategia più delineata per la Calabria»  rimane a disposizione «con la mia proposta di candidatura alla Presidenza della Regione; proposta che non credo debba essere “giudicata” (né tanto meno incidentalmente), ma vagliata con la serietà che deve contraddistinguere una forza politica».

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Al di là delle regole sul doppio mandato cui bisognerebbe derogare i problemi sono altri. Ad esempio su Rousseau il M5S – che in Calabria non ha eletto nemmeno un consigliere alle regionali del 2014 – ha già scelto di puntare su patto civico con un candidato Presidente che si presume espressione di quell’accordo. Quindi ci sarebbe il problemino di andare contro la volontà della base espressa tramite il ricorso alla tanto sbandierata democrazia diretta. «Come tanti altri, continuo a lavorare da “umile zappatore” nella vigna del M5s» conclude la Nesci.

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E questa mattina è arrivato un primo endorsement “pesante” per l’auto-candidatura della deputata vibonese. Si tratta della senatrice (ed ex ministro per il Sud) Barbara Lezzi. L’ex ministro, che ha fatto sapere qualche settimana fa di essere molto arrabbiata con il M5S per essere stata cacciata dal Governo scende in campo a fianco della collega. «Avendo derogato per Cancelleri, non esiste più nessuna regola che impedisca a Dalila di candidarsi» scrive su Facebook condividendo il post della Nesci e citando il caso del Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti Giancarlo Cancelleri che prima di essere nominato era al suo secondo mandato di consigliere regionale all’ARS a Palermo. Una scelta che all’epoca aveva spiazzato molti e che sicuramente ha contribuito ad aprire più di una crepa nel partito (anche se per la verità si parla di mandati elettivi e Cancelleri è stato nominato). Secondo la Lezzi rifiutare la candidatura di Dalila Nesci significherebbe «rinunciare e abbassare la bandiera del M5S per sempre». E sono passati appena meno di dieci anni da quando il fondatore del M5S disse che «ogni volta che deroghi a una regola praticamente la cancelli». Forse l’unica profezia azzeccata del guru Gianroberto visto che dopo la deroga per Cancelleri alcuni dei suoi deputati e senatori hanno subito pensato che la regola del doppio mandato non valesse più.

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