Fact checking
Perché a Roma gli alberi cadono e la sindaca fischietta
Giovanni Drogo 26/02/2019
Dopo i disastri di questi giorni la sindaca corre ai ripari annunciando un piano straordinario e dando la colpa alle amministrazioni precedenti e a Mafia Capitale. Ma dopo quasi tre anni di governo a 5 Stelle i dati parlano chiaro: il M5S ha dimenticato di prendersi cura degli alberi, e ora i romani ne pagano le conseguenze
A Roma improvvisamente Virginia Raggi si è accorta che gli alberi, quelli malati, quelli poco curati, quelli non monitorati con la dovuta attenzione, cadono. Come sempre quando si tratta della sindaca della Capitale questa improvvisa illuminazione è avvenuta in concomitanza di un incidente. Un albero, un pino marittimo alto trenta metri, è caduto in viale Mazzini, schiantandosi sulle macchine e causando il ferimento di due persone travolte dal crollo che sono state ricoverate in gravi condizioni.
Virginia Raggi e il “piano straordinario” per gli abbattimenti
La sindaca non ha perso tempo. Ha annunciato un «piano straordinario per l’abbattimento di tutti gli alberi malati e arrivati a fine vita a Roma» per il quale saranno necessari fondi «speciali che, attualmente, il Comune di Roma Capitale non ha». Eppure poco meno di quattro anni fa, nell’ottobre del 2015, Luigi Di Maio e Daniele Frongia (il secondo attuale assessore allo Sport di Roma Capitale) annunciavano di aver trovato un miliardo e mezzo di euro di sprechi da investire “nel giro di un anno” per sistemare le cose in città. Non è successo. E così la Raggi ci spiega che è tutta colpa delle amministrazioni precedenti: «durante il periodo di Mafia Capitale si è fatto finta di nulla, c’era chi speculava proprio sul settore ambiente con appalti truccati e incuria. Ne paghiamo le conseguenze anche oggi».
Peccato però che quell’albero caduto ieri fosse stato segnalato al dipartimento Ambiente come pericolante già nel 2017, ovvero in piena epoca grillina. Il tronco era stato marcato con una X gialla, che serviva a identificare un albero da abbattere. Ma non è mai stato abbattuto perché non è mai stato dato l’ordine di servizio alla ditta appaltatrice. A cosa serve fare il monitoraggio – partito con un grande ritardo perché non si riusciva a fare il bando – se poi non si prendono i provvedimenti necessari ad evitare che gli alberi “decidano” di cadere da soli? Qualcuno potrebbe pure pensare che si tratta di uno spreco di denaro pubblico. Nelle ultime 48 ore sono caduti 300 alberi e sono più di 400 alberi caduti nel 2018 (+870% rispetto al 2017).
Come il M5S ha “dimenticato” di occuparsi degli alberi
Ma ora le cose cambieranno. Scrive la sindaca che nel primo anno di mandato aveva raggiunto il traguardo di oltre duecento successi: «Quel tempo è definitivamente passato. Ho ripreso la delega all’Ambiente e ho deciso di imprimere una svolta forte in tal senso per difendere i miei cittadini». Non dice la Raggi che la delega all’Ambiente se l’è presa perché l’Assessora Montanari si è dimessa e che quindi da una decina di giorni Roma non ha un assessore al verde pubblico.
La sindaca dimentica anche altri dati. Ad esempio quelli riportati nel documento “Il verde pubblico di Roma Capitale” (aggiornato all’8 febbraio 2019). L’Ufficio Statistica del Campidoglio scrive che «dal 2012 al 2017 si sono ridotti (-67,9%) gli interventi di manutenzionestraordinaria, che sono passati dagli 840 del 2012 a 350 del 2017, si sono ridotti anche gli interventi di manutenzione ordinaria (-58,3%), necessari a preservare il patrimonio del verde cittadino e a salvaguardare l’incolumità dei cittadini, soprattutto in relazione alla manutenzione delle alberature». Si può sicuramente dare la colpa alle amministrazioni precedenti, e se si vuole pure al Fascismo che novant’anni fa ha fatto piantare migliaia di pini marittimi, ma i numeri sono impietosi: durante l’era grillina di Virginia Raggi gli interventi si sono drasticamente ridotti. Merito anche dei bandi, quelli che il M5S “fa per bene” e che non sono ancora stati assegnati o per i quali non sono stati ancora firmati i contratti con le aziende vincitrici.
Tutto quello che non è stato fatto dalla Raggi per la tutela del verde pubblico (e dell’incolumità dei cittadini)
La Raggi oggi chiede i soldi allo Stato per il suo piano straordinario. Ma le cifre della non gestione dell’Ambiente da parte della giunta a 5 Stelle dicono altro: si sono drasticamente ridotti gli interventi di messa a dimora che sono passati da 1.830 del 2012 a soli 120 del 2017 e e si sono ridotti anche gli abbattimenti «necessari al fine di conservare il patrimonio delle alberature cittadine ma soprattutto per garantire l’incolumità delle persone: da 1.400 del 2012 a 1.251 del 2017».
Nel complesso sulle 314.533 alberature totali censite nel 2016 (cifra che comprende le alberature stradali, le alberature aree a verde e ville e le alberature nelle scuole) sono circa 60mila gli alberi a rischio. In totale però gli alberi di grandi dimensioni, quelli che richiedono maggiori attenzioni e cure e che sono più “pericolosi” se non monitorati costantemente, sono circa 82mila. Due terzi di questi sono da tenere sotto controllo ma solo il 10% è stato effettivamente sottoposto a potature o a controlli periodici.
Tra le zone a rischio della Capitale ci sono il Lungotevere e Villa Borghese. Dire che il verde pubblico di Roma è abbandonato a sé stesso è un eufemismo. Sostenere che sia colpa delle amministrazioni precedenti e di Mafia Capitale, a quasi tre anni dall’insediamento della giunta del MoVimento 5 Stelle che doveva rivoluzionare Roma è una menzogna. Il forte vento di questi giorni lungi dall’essere la causa principale dei crolli è la classica goccia che fa traboccare il vaso. I pini marittimi, soprattutto se piantati in prossimità della sede stradale, sono alberi particolarmente fragili a causa del fatto che il loro apparato radicale si sviluppa in superficie. Questo la sindaca lo sa, visto che lo ha scritto su Facebook, come probabilmente lo sapeva l’anno scorso e anche due anni fa. Poi ci sono i platani; secondo Il Messaggero uno su cinque sarebbe affetto da cancro colorato, una malattia causata da un fungo che porta alla morte della pianta. Ma è stato fatto pochissimo per intervenire, e quando si sono fatti degli interventi sono stati fatti in maniera alquanto dubbia, se non altro rispetto allo svolgimento delle operazioni.
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