I troll russi e dove Piazzapulita dovrebbe cercare chi ha aiutato la propaganda sovranista

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-17

Corrado Formigli ci promette questa sera scottanti rivelazioni sui troll e i bot che “spingono” la propaganda sovranista sui social. A quando un servizio sui giornali e le trasmissioni che fanno altrettanto invitando i politici a parlare di “invasione” e “sostituzione etnica” o di “piano Kalergi”?

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Questa sera Piazza Pulita parlerà dei troll russi e del ruolo del Web nel diffondere la narrazione dell’ultradestra. «Parlano per la prima volta in tv programmatori e troll che hanno aiutato e rafforzato la propaganda sovranista anche in Italia», annuncia sui social il programma di Corrado Formigli. E sarà senz’altro interessante sentire per l’ennesima volta come funziona (in teoria) la macchina della propaganda che sfrutta bot e account fake per rendere “virale” una notizia. Ma è davvero per merito (o colpa) di troll e botnet russe che la narrativa sovranista è così influente?

La storia degli account fake in vendita a pochi centesimi

La risposta non può che essere una sola: no. E non è una risposta che vuole escludere la possibilità che in un certo momento nella continua battaglia di idee su Facebook o Twitter siano intervenuti account che pubblicavano contenuti in modo automatico. Semplicemente è una considerazione che parte da una domanda: i politici sovranisti come Matteo Salvini o Giorgia Meloni (ma anche soggetti minori della galassia sovranara come CasaPound o Forza Nuova) hanno davvero bisogno di bot per diffondere il proprio messaggio? Perché un conto è la nascita di una bufala a stampo sovranista, un altro è l’utilizzo di questo sistema automatico per condizionare il dibattito pubblico.

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Perché raramente succede che una notizia “pompata” con like comprati sul mercato “nero” dei bot russi diventi una notizia. Beninteso: non significa che le bufale non possano diventare una notizia. Ci sono e ci sono stati siti che hanno monetizzato l’interesse virale per certe notizie palesemente false a sfondo razzista. In alcuni casi si è scoperto che questi siti – i cui contenuti erano funzionali alla propaganda anti migranti – venivano gestiti “in serie” da strani personaggi. Ma non finisce certo qui, vi ricordate la storia dei terroristi dell’ISIS addestrati per farsi esplodere sulle nostre spiagge data qualche anno dal Giornale e Libero? Di sicuro in quel caso non c’erano bot russi a pompare la notizia dei vu cumprà kamikaze.

Ma che bisogno hanno i sovranisti dei bot?

Come abbiamo già scritto le fake news non sono un sottoprodotto dell’Internet o dei social. Sono sempre esistite e spesso hanno avuto dignità di notizia sulla carta stampata o nei programmi televisivi. Ed è proprio questo il punto: la propaganda e la narrativa sovranista non hanno alcun bisogno di bot e account fake comprati per due rubli al mercato dell’Est. Perché la propaganda sovranista viene diffusa senza filtri e spesso senza un contraddittorio sui principali canali televisivi italiani.

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E in un paese come il nostro Twitter e Facebook non sono certo i principali mezzi di informazione. Al massimo lo sono per i giornalisti, ovvero quelli che poi vi danno le notizie. Ma da noi vale ancora il buon vecchio adagio del visto in tivù. Ed in televisione ci vanno proprio tutti, e fin qui niente da dire. Il problema è che spesso parlano senza un contraddittorio, in pratica è come se certi talk show fossero delle serate open mic per comici debuttanti. Che le botfarm e le fabbriche di fake esistano non c’è dubbio, che ci sia una compravendita di account è noto: vengono usate anche per “pompare” contenuti pubblicitari o far crescere account di wannabe influencer. Che qualcuno abbia pensato di usarli per “pompare” il sovranismo non è certo un’ipotesi peregrina.

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Senza alcuna pretesa di “smontare” un’inchiesta che deve ancora andare in onda ci limitiamo a sollevare dei dubbi su questa visione un po’ troppo a senso unico del fatto che i “cattivi” e gli avvelenatori di pozzi siano solo sui social e possano essere assoldati per “pompare forte” le notizie. Ci limiteremo qui a fare alcuni esempi. Nel 2017 tutti hanno preso ad interessarsi agli “affari” delle Ong che sono rapidamente diventate complici degli scafisti, promotrici di un’invasione organizzata inesistente nei numeri e “taxi del mare”. Quella narrativa è nata perché un videoblogger che non è certo un bot russo (anzi è tutto fatti e logica accuratamente selezionati) aveva letto l’ultimo libro di Mario Giordano (che a sua volta non è un account fake) sul business delle Ong.

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Come conseguenza, in seguito a mesi di discussioni sul ruolo (inesistente) delle Ong come pull factor, ipotesi di inchieste da parte di Procuratori Generali poi smentite e polemiche nei talk show venne approvato il famoso codice di condotta voluto da Minniti che ha contribuito ad allontanare molte associazioni dall’area delle operazioni.E certo non erano i bot russi a far dire a Salvini che c’era un’invasione in atto o che c’era il rischio di una sostituzione etnica o di popolo. Anzi, Salvini e la Meloni di queste cose parlavano apertamente sui loro canali social ufficiali. E del piano Kalergi, per dirne una, se ne parlava nella trasmissione di un giornalista che ora è senatore del MoVimento 5 Stelle: Gianluigi Paragone.

Ma che cos’è questa propaganda sovranista?

In fondo in cosa consiste la propaganda sovranista? Nel raccontare che c’è un’invasione, che è organizzata dall’ebreo di turno (George Soros, nel nostro caso) e che gli immigrati sono pericolosi perché delinquono e che quindi serve un blocco navale. In una parola la propaganda sovranista più becera si riduce ad essere una forma di razzismo “scientifico”. Vogliamo altri esempi?  Parliamo allora di quello che molti giornali hanno scritto dopo l’omicidio di Emmanuel Namdi a Fermo. Nei primi giorni c’erano quotidiani che si facevano portavoce delle istanze della difesa di Amedeo Mancini (che alla fine ha patteggiato) e che spiegavano con dovizia di particolari come il Mancini fosse stato scagionato dalla testimonianza di alcuni supertestimoni e addirittura di come la moglie di Namdi si fosse “rimangiata quello che aveva detto” e avesse confessato di essersi inventata tutto.

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Ma fino ad ora abbiamo parlato di partiti importanti: Fratelli d’Italia e la Lega forse non hanno bisogno dei bot per far “emergere” la propria narrazione. Chi resta? CasaPound? Eppure proprio Formigli è uno di quei che i fascisti del Terzo Millennio ha contributo a sdoganarli sul piccolo schermo. Nessuno vuole puntare il dito contro Formigli, ma quante volte guardando i talk del mattino, del pomeriggio o della sera abbiamo visto parlare a ruota libera sedicenti esperti provenienti da prestigiose università telematiche o editorialisti di giornali di destra che ci spiegavano la loro visione sul complotto dell’Unione Europea che ci vuole tutti succubi e schiavi grazie ad un complicato sistema di specchi e leve?

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E quante volte vi è capitato di imbattervi in una propaganda sovranista nata non già da account misteriosi ma dall’account ufficiale del ministro dell’Interno o di un qualsiasi parlamentare di destra? Che bisogno c’è di account fake e di bot quando i giornalisti sono sempre pronti a rilanciare acriticamente qualsiasi uscita del politico di turno. E quante volte in televisione avete sentito spiegare che numeri alla mano non esiste alcuna invasione?

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