Fatti
Rousseau dice sì al governo M5S-PD
Alessandro D'Amato 03/09/2019
IL 79,3% dice sì, il 20,3% dice no. Si va verso il governo M5S-PD. Gravi ritardi nella comunicazione del voto e dopo la piattaforma finisce down anche il blog delle stelle
La piattaforma Rousseau ha detto sì al governo M5S-PD. I sì sono stati 63.146 (79,3%), i no 16.488 (20,7%). I dati sono forniti dall’Associazione Rousseau. Si tratta di una vittoria scontata dopo che sia Di Maio che Conte si erano schierati nelle scorse ore facendo capire l’intenzione dello Stato Maggiore grillino di dare un parere favorevole alla partenza dell’esecutivo. Vince quindi la linea Grillo e ora entra nel vivo il totoministri: si pensa che Giuseppe Conte possa sciogliere la riserva già stasera o domani.
Su Rousseau vince il sì al governo M5S-PD
L’ultima rilevazione diffusa superava i 73mila votanti poco dopo le 16. La fine delle votazioni sulla piattaforma Rousseau, come previsto, ha avuto luogo alle 18. Per qualche minuto, sulla pagine del Blog delle Stelle, si sono registrati problemi di accesso, eventualmente connessi al flusso di connessioni al sito. Anche stamattina Rousseau si è piantato e successivamente era saltato il sistema di autenticazione del voto tramite sms, forse per snellire le procedure di voto, in modo da diminuire il carico sui server. C’è da segnalare che nei giorni scorsi l’Associazione Rousseau aveva bollato come fake news le critiche all’impreparazione a gestire un elevato traffico per il voto.
A partire dalle ore 18 e 15 è andato offline anche il Blog delle Stelle: la parte divertente è che Manlio Di Stefano, ormai ex sottosegretario agli esteri del primo governo Conte, ha scritto su Facebook che le notizie che riportavano difficoltà nel voto di Rousseau erano “FALSE” (in maiuscolo). Sotto al post si sono moltiplicati in brevissimo tempo gli utenti che si lamentavano delle difficoltà nel votare.
Intanto oggi il MoVimento 5 Stelle ha pubblicato la bozza dell’accordo con il Partito Democratico e successivamente il PD ha fatto sapere che non si trattava dell’accordo definitivo ma, appunto, soltanto di una bozza: i dieci punti iniziali che erano raddoppiati “come i punti della Standa” – secondo Grillo – sono lievitati fino a 26, includendo alla fine anche un punto su Roma.
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