Quello che Roberta Lombardi non ha detto sul sistema Parnasi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-06-15

L’ex deputata e candidata presidente per il M5S alla Regione Lazio due giorni fa ha voluto fare “chiarezza” sul perché il suo nome sia finito nell’inchiesta sullo stadio della Roma. Ecco invece la versione degli inquirenti sui fatti. Come noterete, è leggermente diversa

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Dopo la deflagrazione della bomba dell’inchiesta sullo stadio della Roma l’ex deputata e candidata alla Presidenza della Regione Lazio per il MoVimento 5 Stelle Roberta Lombardi ha pubblicato un breve video per fare chiarezza sul suo ruolo nella vicenda. La Lombardi non è coinvolta nell’inchiesta ma il suo nome emerge dalle intercettazioni e dalle carte dell’ordinanza del Tribunale di Roma.

Gli omissis di Roberta Lombardi sull’inchiesta sullo stadio della Roma

Come è ormai noto secondo gli inquirenti il sodalizio criminale guidato dall’imprenditore Luca Parnasi ha cercato di stabilire dei contatti con alcuni esponenti politici (del PD, di Forza Italia e del M5S) al fine di trarne vantaggio per l’iter di approvazione del progetto dello stadio di Tor Di Valle (che sorgerà su un terreno di proprietà di Parnasi) e tessere relazioni politiche utili ad eventuali futuri affari. La Lombardi, che non è indagata, però vuole mettere le mani avanti: «Tra le carte giudiziarie è spuntato fuori il mio nome per un fantomatico sostegno dell’imprenditore Parnasi alla mia campagna elettorale – scrive su Facebook il 13 giugno – ma ecco come sono andate veramente le cose».

Nel video la consigliera regionale fa capire subito quale livello di trasparenza e chiarezza ha in mente quando esordisce dicendo che «Anche il MoVimento 5 Stelle anche attraverso una figura di un importante consulente è coinvolto in questa inchiesta». La Lombardi, all’apice della trasparenza, sta quindi raccontando che solo “un importante consulente” legato al MoVimento e del quale non fa il nome è rimasto coinvolto nell’indagine. Evidentemente alla ex deputata è sfuggito il nome di questo personaggio che oltre ad essere consulente è anche stato, fino a ieri presidente di Acea, la municipalizzata del Comune di Roma quotata in borsa. Il suo nome è Luca Lanzalone e a quanto pare la sera prima del suo arresto era a cena con Davide Casaleggio. Inoltre la Lombardi non racconta – ma questo magari non lo sapeva – che a presentare il manager alla Raggi sono stati i due ex responsabili degli enti locali del M5S, i colleghi del Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro.

Chi ha chiesto a Parnasi di interessarsi della campagna elettorale di Roberta Lombardi

Ma non è finita qui perché la Lombardi all’inizio dimentica di dire che nell’inchiesta sono coinvolti anche il capogruppo del M5S in Campidoglio Paolo Ferrara (lo dirà alla fine, per non dare troppe brutte notizie tutte insieme) e l’assessore allo Sport del X Municipio Giampaolo Gola. Inoltre la consigliera regionale non si è accorta che Parnasi ha finanziato anche la campagna elettorale di Mauro Vaglio e Daniele Piva, due candidati del M5S scelti da Di Maio per correre all’uninominale rispettivamente al Senato e alla Camera. Ma di sicuro la Lombardi ha l’ordinanza davanti, visto che ne cita alcuni passaggi.

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Il testo completo del passaggio dell’ordinanza letto dalla Lombardi

 

«Nell’ordinanza vengo citata anche io – l’ho appreso leggendo l’ordinanza – come “candidata in Regione e personaggio di spicco  del 5 stelle a livello nazionale e quindi destinata , in ipotesi di un successo elettorale di tale compagine nelle elezioni politiche, a ricoprire ruoli decisionali nel nuovo assetto che si determinerà all’esito del voto”».  La Lombardi continua con la lettura dell’ordinanza dove è scritto che Parnasi «per il tramite del  Mangosi [Giulio Mangosi, collaboratore di Eurnova, la società di proprietà di Parnasi che costruirà lo stadio della Roma NdR], fornisce un fattivo contributo alla citata candidata». Manca però nella narrazione della Lombardi qualsivoglia riferimento al ruolo di Paolo Ferrara nella vicenda. È proprio lui, scrivono i Pm, a chiedere a Parnasi di interessarsi alla campagna della Lombardi.

Come Parnasi ha aiutato la campagna elettorale di Roberta Lombardi

Ecco quindi che la Lombardi dichiara di voler fare un’operazione trasparenza come è nel suo stile (un po’ come per la vicenda dei bonifici di restituzione durante la campagna elettorale) e quindi di dichiarare pubblicamente «che ho incontrato Luca Parnasi una sola volta presso la Camera dei Deputati dove ho preteso che avvenisse l’incontro in modo che fosse registrata la presenza e l’accesso di questa persona e che non c’è mai stato nessun contatto ulteriore con questa persona». L’incontro, durante il quale i due hanno parlato dello stadio della Roma, si è concluso lì, dice Roberta Lombardi: «nessun seguito, nessun fattivo contributo, nessun incontro successivo e nessuna telefonata».  La Lombardi del resto non può smentire questa circostanza perché in un’intercettazione del 17 gennaio 2018 Parnasi racconta di essere stato a parlare il giorno prima con Ferrara («e c’era un trionfo assoluto») per il progetto di restyling del Lungomare di Ostia e annuncia che di lì ad una settimana sarebbe andato a parlare con Roberta Lombardi.

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C’è però un altro fatto che la Lombardi non ha raccontato. Non è contenuto nell’ordinanza del Tribunale ma nell’informativa dei Carabinieri sull’operazione “Rinascimento”. Trecento pagine dove viene descritto il “sistema Parnasi”.  Dall’informativa emerge come Giulio Mangosi, su richiesta di Ferrara e “tale Marcello” (che per gli inquirenti è il presidente del consiglio comunale di Roma Marcello De Vito) fosse ad Ostia il 31 gennaio «per incontrare la candidata alla Presidenza della Regione Lazio, On. Roberta Lombardi» incontro che si è svolto secondo i Carabinieri presso il municipio di Ostia (che la Lombardi fosse a Ostia quel giorno lo conferma questo post della consigliera regionale Silvana Denicolò). Il giorno dopo in un’intercettazione Mangosi dice ad un suo contatto «ieri sono salito parallelamente a bordo dalla Lombardi». Mangosi racconta che «quello che lei mi ha chiesto e chiaramente. .. non da interno ma in
coordinamento con Augusto Rubei che e il suo capo campagna che e stato il capo campagna della Raggi..». Se ne deduce che anche se non c’è stato un incontro successivo con Parnasi la Lombardi ha incontrato un suo collaboratore, anch’egli coinvolto nell’inchiesta. Dall’informativa si evince che Mangosi ha lavorato sulla campagna dall’esterno su richiesta della Lombardi, come spiega «io gli sto dando supporto su tutto gli darò supporto su tutti i giornali locali, un po’ insomma anche quello che (inc.) fare con (inc.) domani».

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In altre intercettazioni Mangosi racconta ad un giornalista del Tempo di stare «aiutando in modo “amicale” nella campagna elettorale» alcuni politici tra cui cita la Lombardi «in quanto gliel’hanno chiesto “Paolo e Marcello”». In un’altra comunicazione una persona che si presenta come addetta dell’ufficio comunicazione del Movimento Cinque Stelle contatta Mangosi via mail perché sta “chiudendo l’intervista. Purtroppo questi sforzi non riusciranno a portare all’elezione della Lombardi a presidente della Regione Lazio.

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Purtroppo, commenta la Lombardi, «anche un esponente politico del M5S  è stato coinvolto in questa inchiesta il nostro capogruppo in consiglio comunale Paolo Ferrara». La Faraona si augura che la magistratura faccia la sua celere operazione di verità giudiziaria ma nel frattempo dimentica di citare il coinvolgimento dell’assessore pentastellato del X Municipio Giampaolo Gola e quello dei due candidati all’uninominale al Senato e alla Camera Mauro Vaglio e Daniele Piva.

Leggi sull’argomento: La cena di Parnasi con Giorgetti e Lanzalone per fare il governo Lega-M5S

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