La mandrakata di Paolo Ferrara sul Lungomare di Ostia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-06-14

Secondo gli inquirenti il capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Campidoglio avrebbe chiesto a Parnasi la realizzazione di un progetto di riqualificazione del litorale romano. Ferrara avrebbe poi utilizzato il progetto di quell’opera pubblica per consolidare la sua base elettorale nel X Municipio

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Oggi sul Fatto Quotidiano Marco Travaglio parlando dell’inchiesta sullo stadio della Roma definisce “più marginale” la posizione del capogruppo M5S al Campidoglio Paolo Ferrara accusato di aver chiesto al costruttore Parnasi un progetto di restyling del litorale di Ostia che – si legge nell’ordinanza – Ferrara «presentava come proprio». Travaglio, che ormai fa Cassazione, applica le attenuanti al capogruppo pentastellato aggiungendo che si tratta «un’opera pubblica, non una faccenda privata come quelle contestate invece al consigliere regionale del Pd Michele Civita e dei forzisti capitolini Adriano Paolozzi e Davide Bordoni». Insomma dalla narrazione del Fatto Quotidiano sembra che Ferrara abbia agito “a fin di bene” e non per trarne un beneficio personale. In realtà quello ottenuto da Ferrara non è un opera pubblica ma solo un progetto che Ferrara non ha proposto “al popolo” o alla cittadinanza ma all’interno del M5S per cercarsi consenso: questa è la storia del tentativo di mandrakata di Paolo Ferrara: solo che al posto della pista dell’ippodromo di Tor di Valle c’è il lungomare di Ostia.

Di cosa è accusato Paolo Ferrara?

Ieri il Procuratore di Roma Paolo Ielo ha spiegato che il progetto del Lungomare di Ostia – municipio considerato da sempre feudo di Ferrara – era “una cosa che avrebbe poi potuto rivendicare politicamente”. Il Procuratore però ha anche chiarito che sui fatti oggetto d’indagine “ci sono fatti leciti, altri illeciti e altri ancora da verificare”. Quello contestato a Ferrara fa parte di quest’ultima categoria. In attesa delle verifiche del caso, che potrebbero anche dimostrare la totale estraneità di Ferrara ai fatti dell’inchiesta ecco quello che c’è scritto nell’ordinanza del Tribunale di Roma. Dall’ordinanza però traspare come Ferrara, pur non chiedendo nulla per sé, abbia tentato la mandrakata (come quelle di Proietti in Febbre da cavallo) ovvero di chiedere “un’opera pubblica” il cui progetto ha poi speso a fini personali come strumento per generare consenso politico. In primo luogo per lui visto che il progetto doveva realizzarsi a Ostia dove Ferrara è il leader indiscusso del M5S.

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Nell’ordinanza del giudice si legge che è stato Ferrara a chiedere a Parnasi di realizzare un progetto di restyling del lungomare di Ostia. Progetto che lo staff dell’imprenditore ha realizzato gratuitamente. Secondo gli inquirenti l’operazione è volta “ad acquisire il favore del partito di maggioranza e ad acquisire la benevolenza del gruppo consiliare”. In qualità di capogruppo Ferrara è senza dubbio una delle figure politiche di riferimento per l’iter di approvazione del progetto dello stadio di Tor di Valle (Ferrara è inoltre membro della X Commissione Personale, Statuto e Sport che si occupa anche dello sviluppo e  valorizzazione dell’impiantistica sportiva). E l’interessamento di Ferrara sulla vicenda del nuovo stadio della Roma è dimostrato dai numerosi post pubblici su Facebook dove il pentastellato – una volta che il M5S ha abbandonato l’idea di non realizzare la struttura – rilancia l’hashtag #unostadiofattobene.

I rapporti tra Luca Parnasi e Paolo Ferrara e il valore “personale” del progetto sul lungomare di Ostia

Secondo i PM la vicenda che riguarda Ferrara vede da un lato le manovre di Parnasi e del suo gruppo per poter acquisire i favori di Ferrara e del M5S (così come di altri politici) dall’altro l’interessamento dello stesso Ferrara alla vicenda del progetto sul lungomare di Ostia, da lui espressamente richiesto. Scrivono gli inquirenti che «risulta che Ferrara abbia avuto nei confronti del Parnasi un atteggiamento di favore che si è manifestato attraverso un’ampia e completa disponibilità a fornire allo stesso informazioni riguardo l’iter della procedura amministrativa relativa al progetto dello stadio e che è culminato nel voto favorevole da lui espresso, in data 14/6/2017, alla dichiarazione di pubblico interesse».

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È vero che Ferrara ha chiesto la progettazione di un’opera di interesse pubblico e non favori personali però il giudice a proposito della posizione di Ferrara scrive (ma curiosamente Travaglio non lo riferisce) che «l’interesse personale e non pubblico del Ferrara nella vicenda» appare evidente «avuto riguardo alla circostanza che proprio il collegio di Ostia costituisce il suo bacino elettorale». Il progetto di restyling rappresenta con evidenza uno strumento di consenso elettorale. Starà poi ai giudici e agli inquirenti stabilire se questa operazione condotta dal capogruppo del M5S costituisca o meno un reato. Nell’ordinanza si legge che in questo modo si è realizzato lo scambio tra «la funzione pubblica che viene ad essere mercificata per la realizzazione dell’interesse privato e l’utilità realizzata dal pubblico ufficiale». Nel testo viene citato l’articolo 319 del codice penale ovvero la corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. In un altro passaggio viene evidenziato come l’attività svolta da Ferrara sia stata in violazione «dei principi di imparzialità e correttezza» che dovrebbero caratterizzare l’azione di un pubblico ufficiale

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Il tweet di Ferrara citato nell’ordinanza del Tribunale di Roma

Nell’ordinanza si parla di un “accordo corruttivo tra Ferrara e il gruppo Parnasi” , accordo del quale il progetto di riqualificazione del litorale di Roma rappresenterebbe, secondo i giudici, il prezzo. E Ferrara ha del resto “capitalizzato” politicamente quel progetto in una serie di post su Twitter e su Facebook dove annuncia il “grande piano che questa Amministrazione sta portando avanti” oppure scrive che «Recuperare una spiaggia libera intorno al Pontile di Ostia è il più bel regalo che potevamo ricevere». Nell’ordinanza si fa notare come il progetto sul litorale non abbia alcun collegamento formale con l’operazione sullo stadio della Roma e che non è citato nella Deliberazione di interesse pubblico numero 32 del 14/06/2017.

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Sempre nell’ordinanza si legge che è su richiesta di Ferrara che Parnasi si sarebbe adoperato per la campagna elettorale di Roberta Lombardi, all’epoca deputata del MoVimento 5 Stelle e candidata alla Presidenza della Regione Lazio (ma estranea ai fatti dell’inchiesta).

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Quindi è vero, al contrario di altri Ferrara non ha chiesto nulla per sé. Però dall’ordinanza emerge come il capogruppo del MoVimento 5 Stelle sia stato avvicinato da Parnasi che aveva intenzione di stabilire relazioni con lui e il M5S per la vicenda dello stadio della Roma. Emerge altresì che Ferrara invece che rifiutare l’approccio ha richiesto il famoso progetto di restyling (quattro tavole in tutto, realizzate in fretta ma presentate ugualmente da Ferrara sui social) per il lungomare di Ostia. Resta da chiarire se la posizione del capogruppo costituisca un illecito o meno e sarà poi compito dei tribunali eventualmente stabilirne la colpevolezza. Nel frattempo Ferrara si è autosospeso dal MoVimento ribadendo di essere estraneo alla vicenda e di non avere nulla da nascondere. Rimane però il tentativo di mandrakata di Ferrara che, secondo la procura, ha tentato con notevole abilità di volgere a suo favore la vicenda dello stadio di Tor di Valle (che ironia della sorte sorgerà proprio al posto di un ippodromo) rimanendo però scottato dalla sua passione per il X Municipio e per il litorale di Ostia.

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