Attualità
La cena di Parnasi con Giorgetti e Lanzalone per fare il governo Lega-M5S
Alessandro D'Amato 15/06/2018
Le intercettazioni: “Il governo? Lo faccio io Pagati i 5 Stelle”. Il costruttore: “Parlo direttamente con Matteo” Lanzalone: “Io tre volte al giorno con Luigi”. L’informativa allegata all’ordinanza dell’inchiesta sullo Stadio della Roma scoppia come una bomba sul governo Lega-M5S
Una cena a tre tra Luca Parnasi, Luca Lanzalone e Giancarlo Giorgetti racconta il fattivo tentativo dell’avvocato e dell’imprenditore di “aiutare” nella formazione del governo Lega-M5S ed è indicata dai carabinieri che hanno lavorato sulle indagini nell’informativa allegata all’ordinanza dell’inchiesta sullo Stadio della Roma come «una delle evidenze acquisite che rivela come il dominus dell’associazione investigata (cioè Parnasi, ndr), avvalendosi dei suoi sodali, sia in grado di permeare le istituzioni pubbliche».
«Il governo lo sto a fare io»
«Il 9 marzo 2018 Parnasi va a pranzo con Lanzalone. Nel corso dell’incontro i due disquisiscono di un incontro riservato che avverrà la sera del 12 marzo a casa di Parnasi, al quale parteciperà il parlamentare della Lega Giorgetti. Dal tenore della conversazione si evince che tale incontro deve rimanere riservato», scrivono i carabinieri. Ma il tenore della conversazione, nell’informativa degli investigatori dell’Arma che i pubblici ministeri hanno messo a disposizione delle parti, è coperto da omissis. Tuttavia in un altro passaggio i carabinieri scrivono che «la vicenda assume ulteriore rilievo in ragione delle disposizioni impartite da Parnasi ai suoi sodali affinché le operazioni di infiltrazione abbiano successo, con i conseguenti vantaggi economici che deriverebbero al gruppo imprenditoriale/criminale».
La cena si farà il 12 marzo, mentre il MoVimento 5 Stelle e la Lega discutono per fare un governo e Berlusconi si oppone. Scrive Repubblica che ci saranno un paio di regole di ingaggio per Lanzalone. La prima, riservatezza assoluta. «Dobbiamo essere super parati perché se ci vedono siamo fatti». La seconda, sullo scopo comune. «Oggi decidiamo una cosa… dobbiamo fare di tutto perché ci sia un governo». Mentre parlano, Parnasi contatta Giorgetti con un messaggio vocale su Whatsapp: «Ci vediamo in aeroporto alle 18.15 e ti porto in tv… e vai in tv ma io non mi faccio vedere».
Lanzalone premier del governo Lega-M5S
Il prezzo del suo impegno per fare da taxi a Giorgetti e organizzare la cena lo mette subito in chiaro. «Voglio che mi presenti Di Maio». Per Lanzalone, non è un problema. «Vedo Luigi tutti i giorni, lo sento tre volte al giorno, l’ho visto due ore fa… lo risento domani mattina però in giro non lo dico. Luigi è un po’ come Salvini, cioè molto chiuso il cerchio… io, due tre persone, punto». La cena viene coperta da cinque pagine di omissis nell’informativa dei carabinieri. Difficilmente si verrà mai a scoprire il contenuto di quei colloqui.
Poi il racconto temporale salta al 16 maggio, quando la situazione ha avuto una svolta decisiva con l’ok di Berlusconi al governo Lega-M5S. Stavolta è il nome del presidente del Consiglio quello che il MoVimento 5 Stelle sta cercando (l’indicazione di Giuseppe Conte arriverà cinque giorni dopo). Quel giorno a pranzo Parnasi vede Giorgetti; subito dopo nel suo ufficio incontra Lanzalone. La persona che stanno cercando per Palazzo Chigi è proprio il presidente di ACEA. «Parnasi — scrivono i carabinieri — seguita a dispensare consigli a Lanzalone su come proporsi a Spadafora e agli altri esponenti dei 5 Stelle per proporre il suo nome».
L’amicizia indissolubile tra Salvini e Parnasi
Ma il vero amico di Parnasi, a sentire lui, è Salvini. Il rapporto tra i due è stato confermato dal leader della Lega nel giorno dell’arresto dell’imprenditore mentre il Fatto ha chiesto al Capitano di restituire i 250mila euro dati da Parnasi a una onlus, Più Voci, vicina alla Lega. Racconta Repubblica:
«Con Matteo ci parlo direttamente», dice l’imprenditore. Una vicinanza sigillata con i 250 mila euro versati nel 2015 alla fondazione “Più Voci”. «Era vicina alla Lega. Con Matteo sono amico fraterno, si fa campagna con me, siamo fuori. Siamo proprio amici!». Un’amicizia coltivata per anni e di cui Parnasi, annusando il nuovo corso politico, intende raccoglierne i frutti. «C’è un rischio altissimo che questi facciano il governo, magari con Matteo Salvini… e quindi noi potremmo pure avere… incrociamo le dita, silenziosamente, senza sbandierarlo, un grande rapporto!».
E poi c’è la storia che coinvolge Roberta Lombardi:
Su richiesta del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito e del consigliere Paolo Ferrara, Parnasi mette a disposizione della candidata Roberta Lombardi il responsabile della comunicazione della sua Eurnova, Giulio Mangosi. Il primo febbraio 2018, Mangosi racconta ad un amico: «Ieri sono salito a bordo dalla Lombardi, non da interno ma in coordinamento con Augusto Rubei (attuale portavoce della ministra Trenta, ndr) che è il suo capo campagna e che è stato il capo campagna della Raggi. Sta lavorando per Di Maio pure a livello nazionale. Augusto è un ragazzo bravissimo che già conoscevo prima. Non è un Cinque Stelle, è uno molto intelligente e molto furbo… ha creato lui la Raggi a livello mediatico, ora sta aiutando la Lombardi, io gli sto dando supporto su tutto… gli darò supporto su tutti i giornali locali… Lei non vincerà mai però magari poi a livello nazionale semmai ce la fanno e quindi magari…»
I pagamenti di Parnasi
Da una delle informative dei carabinieri allegate all’ordinanza del gip sul progetto dello stadio della As Roma a Tor di Valle emerge però anche il il tentativo dell’imprenditore Luca Parnasi di finanziare esponenti politici bipartisan. Non è chiaro però dalle carte se si tratti di erogazioni lecite o meno. In un dialogo tra Parnasi e una sua collaboratrice, infatti, si legge: “Scrivi, Ferro 5, Minnucci 5, Agostini 15, Mancini 5, Polverini 10”. La conversazione prosegue e Parnasi indica altri nominativi: Francesco Giro 5 (5.000 euro), Ciocchetti 10 (10 mila euro), Buonasorte 5 (5.000 euro)“. Quindi prosegue: “Domani c’ho un altro meeting dei 5 stelle, perché pure ai 5 stelle gliel’ho dovuti dare“. E ribadisce: “Io sto sostenendo tutti quanti”, quindi “in questo contesto fa i nomi di Marcello De Vito, presidente dell’assemblea capitolina, e Ferrara”, forse il capogruppo M5S in Campidoglio.
“In relazione alle notizie di stampa diffuse in giornata sulla vicenda che ha coinvolto il gruppo Parnasi, voglio precisare di aver ricevuto un regolare contributo elettorale dalla società Figepa di 4.500 euro rendicontato alla Corte di Appello e alla presidenza della Camera corredato dalla documentazione prevista dalla legge”, dichiara il PD Mancini in una nota.