Red Ronnie: la triste storia di come si arriva dalla chitarra di Jimi Hendrix alle sviolinate a Salvini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-16

Il popolare critico musicale, esperto di scie chimiche ed altri complotti, rivela di stimare molto Matteo Salvini e Giorgia Meloni e ritiene un complimento essere definito sovranista. Fino a qui niente di strano. Ma aspettate di leggere di quando decise di non essere comunista perché aveva scoperto che D’Alema aveva uno yacht a quattro alberi

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Avevamo lasciato Gabriele Ansaloni, in arte Red Ronnie, ad occuparsi di complotti di vario genere, dall’11 settembre alle scie chimiche passando per i vaccini obbligatori. Non stupisce poi troppo trovarlo oggi sul fronte sovranista impegnato nella battaglia contro l’invasione degli immigrati (che non c’è). Il nostro si è rivelato e confessato oggi in un’intervista su La Verità, il quotidiano di Maurizio Belpietro. Da buon critico musicale Red Ronnie spiega che cantare Bella Ciao nelle piazze come fanno le Sardine «è ridicolo».

Perché è ridicolo, chiede l’intervistatore? Il critico musicale spiega che siccome le Sardine cantano Bella Ciao contro Salvini (ma dove? semmai è Salvini che da anni sfotte chi la canta) e che in un verso si parla di “invasore” allora è come dire che Salvini è un invasore quando «è Salvini che combatte le nuove invasioni». Quali? «Intanto assistiamo a un’invasione culturale ai nostri danni» e poi «siamo vittime di un’invasione economica, quando lasciamo che poteri stranieri comprino a mani basse aziende italiane. Un’invasione alimentare, quando ci vengono imposti cibi che arrivano dall’altra parte del mondo, fuori dalle regole». Ansaloni sposa in pieno la retorica sovranista che vede l’Italia attaccata su tutti i fronti. Ci sono i migranti e c’è il complotto del Nutri-Score che ci vuole tutti a merendine e Coca Cola.

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Ma come, si dirà, Red Ronnie non era mica di sinistra se non addirittura comunista? Lui si apre, si confida, dice che era comunista (aveva la tessera del PCI) ma ora non più. Perché sono rimasti «solo i comunisti vista mare». Ma Federico Novella vuole andare a fondo alla genesi di questa svolta epocale, com’è che Red Ronnie non è più di sinistra, qualcuno gli ha messo una scia chimica nel caffè, o peggio ancora un vaccino? No: «la svolta arrivò una sera in Sardegna. Apro un giornale locale e leggo che Massimo D’Alema era attraccato con il suo yacht a quattro alberi per esprimere solidarietà ai minatori del Sulcis». L’episodio rivaleggia con l’epica battaglia navale dei due Di Battista a bordo di un canotto che inveiscono contro il lider Maximo. Ma Red Ronnie ci mette del suo: D’Alema non ha mai avuto un quattro alberi, ha venduto la sua famosa Ikarus nel 2012 e anche se è andato molte volte in Sardegna in barca per le vacanze non risulta lo abbia mai fatto per portare solidarietà ai lavoratori. A Red Ronnie però quell’episodio del vascello fantasma di D’Alema deve essere rimasto impresso, perché si chiede ancora oggi come abbia fatto a comprare quella barca (risposta: con un leasing). Sui soldi della Lega invece preferisce non interrogarsi, da bravo sovranista. Ma se davvero è il quattro alberi di D’Alema ad aver fatto diventare sovranista Red Ronnie si tratterebbe di una rivelazione clamorosa: i sovranisti diventano tali perché abboccano alle bufale.

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Meglio invece per Ansaloni la coerenza di Giorgia Meloni e riguardo alle canzoni Red Ronnie fa sapere che il suo manifesto politico è Imagine di John Lennon. Chissà se sa che per l’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi è una canzone da comunisti che predica la globalizzazione e il relativismo più sfrenato. Magari ora che Red Ronnie si è unito alla causa sovranista potrebbe fare una lezione di storia della musica all’onorevole toscana. Ma è Bella Ciao che tormenta i pensieri di Red Ronnie, lui la definisce «la mia canzone, non la loro» e loro sono le Sardine, che oltre «ad usare il vocabolario dei vecchi» ovviamente sono «gestiti da altri sopra di loro». Chi? Romano Prodi ovviamente. Le Sardine, per carità, avranno tanti difetti. Ma a differenza di Gabriele Ansaloni non sono dei boomer che credono a tutto quello che leggono su Internet.

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