La verità è che a Di Maio del 25 aprile non frega proprio niente

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-04-24

Oggi il MoVimento 5 Stelle scopre che il 25 aprile è una festa nazionale ed è grave non festeggiarla. Ma non fatevi ingannare, perché Di Maio sta solo strumentalizzando la ricorrenza della Liberazione dal nazifascismo per fare un dispettuccio al suo alleato Salvini. C’era un tempo in cui Beppe Grillo spiegava che l’antifascismo è un problema che non compete al M5S

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In un periodo normale Luigi Di Maio sta al 25 aprile un po’ come Jack lo Squartatore sta alla festa della donna. Ma il 2019 non è un periodo normale. Il MoVimento 5 Stelle è alleato con la Lega di Matteo Salvini e deve differenziare il prodotto da proporre all’elettorato. Salvini ha detto che non festeggerà il 25 aprile? Ecco che allora quei gran geni del marketing del M5S fanno dire a Di Maio che è “grave” negare il giorno della Liberazione.

Il complicato rapporto del M5S con il 25 aprile

Il 25 aprile, scrive il vicepremier, «è una festa nazionale della Repubblica Italiana». Tutti i pentastellati, dal primo all’ultimo, a spellarsi le mani perché il Capo aveva avuto il coraggio di pronunciare parole così forti. Ma non c’è nessun coraggio in questa dichiarazione, perché è lapalissiano dire che il 25 aprile è una festa nazionale, e non lo è certo per decisione di Di Maio. Così come non c’è nessun coraggio nel punzecchiare i leghisti che vanno al congresso di Verona «e passeggiano mano per la mano con gli antiabortisti». Perché cosa è più grave: andare al World Congress of Families (come ha fatto la senatrice M5S Tiziana Drago) oppure fare un governo con i voti degli antiabortisti e presentare proposte di legge assieme? Per inciso sullo Ius Soli il M5S durante la scorsa legislatura ha votato come la Lega. E spesso e volentieri sul tema dei diritti civili il M5S ha assunto posizioni destrorse.

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Di Maio sta solo cercando di nascondere la polvere sotto il tappeto e di gettare un po’ di fumo negli occhi degli elettori. La vera ragione per cui Di Maio “difende” il 25 aprile è che ha il disperato bisogno di distinguersi dalla Lega. Quel partito che quando si chiamava Lega Nord ed era guidato da Umberto Bossi è stato a lungo ferocemente antifascista Con una buona dose di contraddizioni interne perché nella Lega all’epoca c’erano personaggi come il sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini e Mario Borghezio.

Quando Di Maio lodava di Almirante

C’era un tempo in cui Bossi diceva che «noi della Lega siamo quelli che continuano la lotta di liberazione fatta dai partigiani e traditi dalla partitocrazia, mai coi fascisti, mai coi nipoti dei fascisti». Il Senatùr ce l’aveva con gli ex MSI e quelli di Alleanza Nazionale, con cui poi avrebbe fatto numerosi governi e firmato il “patto della pajata”. Ed è curioso che quelle parole pronunciate da Bossi, così vuote di senso e di significato alla luce delle alleanze della Lega Nord con i nipoti dei fascisti, trovino un corrispettivo in un post di Grillo del 2012 sul 25 aprile nel quale il fondatore del MoVimento raccontava il M5S come quelli che continuavano la lotta partigiana mentre le “salme” festeggivano in piazza un’ormai vuota ricorrenza.

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L’anno successivo Grillo provocatoriamente invitava a evitare «di parlarne, di celebrarlo, restiamo in silenzio con il rispetto dovuto ai defunti» perché il 25 aprile era morto. Tra le cause della “morte” l’alleanza pd-pdmenoelle, la dittatura dei partiti (solo un vero democratico come Grillo poteva partorire un concetto del genere) e la rielezione di Napolitano.

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Ma quel 25 aprile di sei anni fa Grillo parlava anche della perdita della nostra sovranità monetaria, politica, territoriale. Curiosamente è lo stesso concetto sovranista portato avanti da quelli che, a destra, negano il 25 aprile. E si arriva qui ad una domanda che Di Maio evita accuratamente di farsi: cosa c’entra il M5S con il 25 aprile? Indubbiamente nel MoVimento ci sono persone sinceramente antifasciste ma ci sono anche quelle che tengono (proprio come Gentilini) il busto del Duce in ufficio. Ma dopo aver toccato con mano l’imbarazzo di Sabrina Pignedoli che nel tentativo di rimanere equidistante da destra e sinistra sul 25 aprile non ha trovato di meglio che dire che domani sarà a Reggio Emilia a “festeggiare questa cosa.

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 La cosa non va nominata, e forse per pudore non la nomina nemmeno Di Maio. Quella cosa è la Liberazione dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista. Perché il 25 aprile è la data simbolica della definitiva sconfitta del Fascismo in Italia, della fine della Repubblica di Salò. E come può Di Maio, che qualche tempo fa ha detto nel MoVimento coesistono i valori di destra e sinistra che al suo interno  e che «c’è chi si rifà ai valori di Enrico Berlinguer, chi a Giorgio Almirante, e chi invece a quelli dei leader della DC», dire che il M5S è sinceramente antifascista? Non può.

Tutte le volte che il M5S ha strizzato l’occhio al Fascismo

Non può perché non si può annoverare un ex repubblichino come Almirante tra i padri nobili del partito e poi dire che si è antifascisti in nome del frullato postideologico. Non può perché nel 2013 Beppe Grillo disse che «l’antifascismo è un problema che non mi compete». E lo disse dicendo che quelli di CasaPound (i “ragazzi”) erano i benvenuti nel M5S. Nel 2011 i consiglieri comunali del M5S di Bolzano uscirono dall’aula per solidarietà con Casapound. Nel 2014, in occasione delle europee dopo aver dato il colpo al cerchio del neofascismo Beppe diede quello alla botte dicendo di essere “oltre Hitler” e dichiarando che «Se non ci fosse il M5s adesso ci sarebbero i nazisti. Il nostro populismo è la più alta espressione della politica». Di nuovo parole simili a quelle usate da Bossi, che si alleo proprio con i nipotini dei fascisti.

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Sempre nel 2014 Grillo pubblicò (ed è ancora sul Blog) un lungo scritto nel quale sostanzialmente si spiega che Mussolini ha ucciso Matteotti a sua insaputa. Siamo al negazionismo più estremo. Forse nemmeno i camerati arrivano a tanto. Si dirà che alla fine Beppe è Beppe e contano gli atti parlamentari. Bene, in Parlamento il M5S votò “per principio” contro l’istituzione della casa-museo di Antonio Gramsci. Lo stesso accadde quando si votò di istituire un premio alla memoria di Giuseppe Di Vagno, prima vittima del regime fascista. Nel testo il M5S propose di eliminare il riferimento al fatto che Di Vagno fosse socialista. E ancora: Roberta Lombardi che parlava di un “fascismo buono” che purtroppo poi “è degenerato” e poi cancellava tutto. Nel 2016 invece è la volta di Gianna Sigona, consigliera M5S di Ragusa che ha esaltato il fascismo su Facebook annunciando orgogliosamente di non voler festeggiare il 25 aprile.

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