L’ospedale alla Fiera di Milano: 25 milioni per tredici ricoveri

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-05-15

La struttura che avrebbe dovuto far invidia a Wuhan e che avrebbe dovuto ospitare 500 posti letto poi ridotti a 200 oggi vede ricoverate ben tre persone. Il totale dei ricoveri non è mai andato oltre i 13: due milioni di euro a paziente la spesa

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Dopo qualche avvisaglia nei giorni scorsi e il sarcasmo dei medici che segnalavano come ospitasse tre pazienti in totale e si volesse chiuderlo entro un paio di settimane, oggi Repubblica fornisce un altro dato sull’ospedale alla Fiera di Milano per il quale in Regione Lombardia cominciano ad essere molto nervosi. La struttura che avrebbe dovuto far invidia a Wuhan e che avrebbe dovuto ospitare 500 posti letto poi ridotti a 200 oggi vede ricoverate ben tre persone.

L’ospedale alla Fiera di Milano: 25 milioni per tredici ricoveri

Alessandra Cotica calcola che ora quindi quelle tre persone hanno più di 8mila metri quadrati a testa a disposizione: altro che distanziamento sociale! L’edificazione dell’ospedale è costata 21 milioni di euro (in donazioni di privati) mentre il totale è arrivato a 25 milioni. Dalla sua inaugurazione con assembramento però ha ospitato la bellezza di 13 pazienti per un costo a paziente di appena due milioni di euro. In totale i ricoverati in terapia intensiva della Regione sono 297. La Regione Lombardia ha per ora smentito una chiusura entro due settimane, come aveva detto un paio di giorni fa a Fanpage da Antonio Pesenti, primario del Policlinico di Milano, che aveva annunciato che a breve l’ospedale sarebbe stato chiuso: “Io penso che noi a breve chiuderemo l’attività della Fiera e a breve intendo entro un paio di settimane”. Nell’ospedale ci sono duecento posti in grandissima parte vuoti, ma Pesenti dice che la costruzione è stata giusta: “Come mantenere le scialuppe di salvataggio nei traghetti. Se non affondano le scialuppe sono inutili? Noi siamo dei medici e di fronte al continuo aumento della richiesta abbiamo chiesto alla direzione sanitaria della Lombardia di trovare delle soluzioni”.

regione lombardia coronavirus
I numeri del Coronavirus in Lombardia ieri

Qualche giorno fa il consigliere regionale al Pirellone e medico Michele Usuelli aveva detto che la Regione Lombardia aveva chiesto di trasferire senza motivo pazienti all’ospedale in Fiera. Di posti secondo Attilio Fontana ne doveva ospitare 600 (ne abbiamo già parlato). Lo abbiamo anche confrontato con le esperienze di Bergamo (sempre in Lombardia) e Napoli, dove si sono messe in piedi (o verranno messe in piedi a breve) strutture senza strombazzamenti e conferenze stampa con assembramento. La Giunta Lombarda ha avuto un piccolo problema di reperimento dei medici e i due pazienti ospitati all’inizio sono nel frattempo diventati tre.

Gli otto pazienti ospitati dall’ospedale alla Fiera di Milano

A metà aprile i pazienti ospitati dall’ospedale alla Fiera di Milano erano ben otto.

Nell’ospedale della Fiera di Milano, 25 mila metri quadrati presentati in pompa magna durante una conferenza stampa tanto affollata da far cadere sulla Regione l’accusa di aver favorito l’assembramento di troppe persone, al momento ci sono 53 letti pronti. Ma solo otto occupati da altrettanti pazienti. Erano dieci fino a ieri mattina, due li hanno dimessi in giornata: altri 104 letti sono pronti e in fase di collaudo, da lunedì prossimo potranno accogliere nuovi malati. Che però, se l’epidemia continuerà la sua (lenta) discesa, non arriveranno. E allora è quasi surreale addentrarsi nell’ospedale realizzato in una decina di giorni e costato circa 26 milioni, anche se «zero euro al contribuente», come sottolineano tanto Salvini quanto il Pirellone.

Lo spazio è enorme, semivuoto ma in grado di assolvere già così la sua prima funzione: dare alla sanità lombarda guidata dal governatore leghista Fontana e dal forzista Giulio Gallera la possibilità di avere qualcosa su cui puntare in un momento in cui i dubbi sulla gestione dell’emergenza, nella Lombardia dove la mortalità per Covid-19 ha un tasso superiore al 18%, iniziano a essere diversi. A partire dalla debolezza del sistema territoriale, con i medici di famiglia che più volte hanno denunciato «di essere stati lasciati soli». Fino al contributo parziale dato dalla sanità privata: le cliniche lombarde sul piatto hanno messo una parte delle loro risorse ma non tutte, 480 letti di intensiva a fronte degli oltre 1.200 degli ospedali pubblici, dove ormai il 90% dei pazienti ricoverati ha il Covid-19.

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L’ospedale è stato allestito comunque, l’esecuzione è costata intorno ai venti milioni di euro, più altri sei per gli allestimenti dei 157 posti di intensiva: una cifra coperta da donazioni private ma che all’inizio doveva essere almeno doppia, considerando che in origine la struttura doveva contare 500 letti di intensiva.

Le perplessità, però, ci sono. Dal punto di vista politico, «perché mi chiedo se, a conti fatti, quella straordinaria raccolta di fondi privati non potesse essere orientata altrove, per esempio in parte a sostenere la medicina territoriale», ragiona l’eurodeputato dem Pierfrancesco Majorino. E dal punto di vista dei medici, perché «realizzare una terapia intensiva senza un ospedale alle spalle, temo equivalga a fare una sorta di cattedrale nel deserto», dice Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici di Milano.

«Un paziente ricoverato in terapia intensiva viene seguito dagli anestesisti, certo. Ma se ha uno scompenso cardiaco ha bisogno del cardiologo, se ha un’insufficienza renale del nefrologo – aggiunge Carlo Montaperto a capo dell’Associazione primari ospedalieri lombardi – Un ospedale è fatto di apparecchiature e strutture, ma anche di esseri umani e conoscenza: una terapia intensiva da sola rischia di essere una testa senza un corpo».

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