La storia degli operai di Prato multati per “blocco stradale” grazie al Decreto Salvini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-23

Sette mesi senza stipendio, un’azienda trovata per tre volte ad impiegare manodopera in nero (e immigrati irregolari), dieci giorni di sciopero e lo Stato pensa bene di multare quelli che lottano per i propri diritti. Benvenuti nell’Italia della “sicurezza” à la Salvini

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Quando fu approvato il primo decreto sicurezza, detto anche Decreto Salvini, fu chiaro l’obiettivo non era solo quello di rendere più difficile la vita degli stranieri in Italia abolendo la protezione umanitaria e creando all’istante migliaia di irregolari (per decreto). Perché tra i contenuti del provvedimento del governo gialloverde c’era la reintroduzione del reato di “blocco stradale” (depenalizzato nel 1999) con pene fino a sei anni di reclusione e l’estensione delle misure previste dal cosiddetto “DASPO urbano”  per chiunque «ponga in essere condotte che limitano la libera accessibilità e fruizione» non solo di infrastrutture di trasporto ma anche  di «aree destinate allo svolgimento di fiere, mercati e pubblici spettacoli», di zone di interesse turistico o di presidi sanitari.

Perché i lavoratori della Superlativa erano in sciopero?

A farne le spese per primi a febbraio di quest’anno una decina di pastori sardi indagati proprio per il reato di blocco stradale in seguito alle proteste per il prezzo del latte. Più recente invece il caso dei ventuno lavoratori a cui nei giorni scorsi sono state notificate altrettante multe, di importo compreso fra i 1000 e i 4000 euro, per aver partecipato allo sciopero indetto il 16 ottobre dal Si Cobas alla tintoria Superlativa di via Inghirami a Prato. I lavoratori protestavano perché da sette mesi non percepivano lo stipendio. Ma per la Questura di Prato manifestare davanti ai cancelli dell’azienda diventa “blocco stradale”, e il reato va punito.

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Per dieci giorni i lavoratori della Superlativa hanno scioperato davanti ai cancelli dell’azienda. Una ditta dove per tre volte i controllori dell’Ispettorato del Lavoro hanno accertato la presenza di lavoratori non regolari, in nero. Nel 2016 vennero trovati 21 lavoratori in nero. Nel 2018 un blitz portò alla scoperta di altri 15 lavoratori senza contratto regolare di cui 10 irregolari costretti a vivere in condizioni igieniche di lavoro precarie. Il 10 luglio 2019 un’altra operazione dell’Ispettorato del Lavoro ha portato alla scoperta di altri 15 lavoratori in nero. La Superlativa insomma è un’azienda con una “storia”, e non una di quelle belle o gloriose ma di sfruttamento dei lavoratori. A questo aggiungeteci gli stipendi non pagati da mesi e si capisce perché i lavoratori hanno deciso di scioperare.

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Ma lo Stato di fronte a questi lavoratori ha scelto un’altra strada: lo sgombero del picchetto davanti all’azienda. A questo, denunciava SI Cobas i lavoratori in presidio ai cancelli hanno subito tre aggressioni violente da parte di persone “fedeli all’azienda” che hanno fatto ricorso a crick, spranghe di ferro “fino all’investimento volontario di un attivista del sindacato da parte di una macchina in uscita dalla fabbrica” (la sindacalista Sarah Caudiero che venne portata in ospedale in ambulanza).

La Polizia in assetto anti sommossa intervenne per sgomberare i manifestanti e “liberare” i cancelli dell’azienda. Scene già viste altrove quest’estate, ad esempio durante lo sciopero dei lavoratori di Italpizza, a Modena oppure di quello dei facchini di Finiper a Soresina. Per i lavoratori di Prato però sono arrivate anche le multe, salatissime, in base a dei decreti che il MoVimento 5 Stelle – che pure esprime il ministro del Lavoro – non ha intenzione di abrogare ma solo di “modificare” (e non si sa come). La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo tace. Il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli non ha detto una parola.

E allora il Partito Democratico?

Ma al governo non ci sono solo i 5 Stelle. Il Partito Democratico ha – colpevolmente – accantonato la discussione sui decreti sicurezza. Uno di quelli che parla della vicenda di Prato è Matteo Orfini che ha scritto su Facebook un post in cui prende le difese degli operai multati per migliaia di euro chiedendo l’abrogazione dei decreti sicurezza di Salvini.

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Anche la deputata Dem Alessia Morani e sottosegretaria al Ministero dello sviluppo economico ha parlato di «vergogna del decreto Salvini» con le multe da 4mila euro da parte della Questura di Prato che ha applicato il decreto sicurezza contro il blocco stradale.

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Quando però qualcuno nei commenti le chiede cosa stia facendo il Partito Democratico per abrogare, meglio se in tempi rapidi, il Decreto Sicurezza l’onorevole Morani risponde (e ripete) «non siamo soli al governo».

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Ed è senz’altro vero, il PD è al governo con il M5S, con LEU, con Italia Viva. Ma questo non deve essere  un alibi. Perché quando sono andati al governo quelli del PD sapevano benissimo che non sarebbero stati da soli. Se si vuole andare oltre Salvini e la sua narrativa securitaria è il momento che la maggioranza e il governo prendano posizione per dire l’unica cosa sensata, vale a dire il Decreti Sicurezza hanno fallito lo scopo e non hanno bloccato gli sbarchi ma in compenso hanno prodotto più insicurezza, nei migranti cui è stata tolta la protezione umanitaria e nei lavoratori a quali viene limitato il diritto di sciopero.

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