Le fregnacce di Borgonzoni sulle dimissioni da senatrice per amore dell’Emilia-Romagna

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-15

Se la Borgonzoni ha davvero così tanto a cuore le sorti dei suoi corregionali e dei suoi concittadini avrebbe potuto lavorare per loro invece di occupare la poltrona al comune di Bologna con il record di assenze

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Lucia Borgonzoni si sente vicina al traguardo, mancano pochi giorni all’appuntamento per le elezioni regionali in Emilia-Romagna. Dalle urne potrebbe uscire una storica vittoria per la Lega, che conquisterebbe per la prima volta la storica “regione rossa”. Per vincere però bisogna fare delle promesse che convincano gli elettori. E la maggior parte di quelle fatte dalla Borgonzoni, dagli ospedali aperti anche di notte, al fondo per le vittime di violenza passando per la legge sui carnevali, sono già realtà.

Perché Lucia Borgonzoni non si dimette subito?

Qualche settimana fa la Borgonzoni, a cui piace giocare al gioco “quando vinco farò questo e quello”, ha addirittura proposto un referendum sull’Autonomia differenziata. Dimenticando o ignorando che l’Emilia-Romagna ha già chiesto l’autonomia, e senza dover sprecare i soldi dei contribuenti come hanno fatto Veneto e Lombardia. Ieri a Carta Bianca ne ha fatta una meno impegnativa (per lei). Ha promesso che qualora dovesse perdere le elezioni si dimetterebbe da senatrice per continuare a fare il capo dell’opposizione in Consiglio Regionale.

borgonzoni dimissioni senato promessa - 1

La Borgonzoni non può non farlo (le due cariche sono incompatibili), a differenza del fatto di poter essere consigliere comunale d’opposizione a Bologna. Qualora vincesse dovrebbe dimettersi dal Senato per incompatibilità, esattamente come hanno fatto i vari Solinas, Tesei e Marsilio dopo essere stati eletti presidenti delle rispettive regioni. Stando alla promessa di Borgonzoni quindi, che vinca o che perda le elezioni, dovrà lasciare Palazzo Madama. Non si capisce quindi come mai – visto che i due soli esiti possibili delle regionali sono quelli – la Borgonzoni non si sia dimessa già oggi dal Senato. Tanto dovrebbe farlo in ogni caso.

Le dimissioni di Borgonzoni? Un’idea di Bonaccini

C’è però un precedente. Nel 2016 la Borgonzoni si candidò a sindaco di Bologna perdendo le elezioni ma venendo eletta in consiglio comunale. Ciononostante la Borgonzoni non rifiutò la possibilità di candidarsi alle politiche del marzo del 2018 risultando eletta in Senato. Anche qui: nessun divieto e nessuna incompatibilità, e la Borgonzoni non è certo la prima o l’unica a farlo. La senatrice – e sottosegretaria alla Cultura del Governo Conte One – non rinunciò al suo seggio al comune di Bologna (del resto non aveva promesso di dimettersi) con il bel risultato di risultare una dei consiglieri comunali più assenteisti.

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In molti si sono chiesti come mai la Borgonzoni non abbia lasciato il suo posto al consiglio comunale ma la senatrice non risulta aver fornito delle risposte. E per la verità anche la grande promessa della Borgonzoni non è farina del suo sacco. Ad inizio d’anno infatti il suo sfidante, Stefano Bonaccini, l’aveva invitata a dimostrare il suo attaccamento per l’Emilia-Romagna dimettendosi dal Senato fin da subito. La Borgonzoni evitò di rispondere dicendo che era «un livello da prima elementare». Ieri invece a quanto pare l’idea è diventata più di suo gradimento. La senatrice della Lega invece per ora rimane a Palazzo Madama (dove non brilla per le presenze, anche a causa della campagna elettorale) e si dimetterà – forse – in caso di sconfitta. Ma non si può certo fargliene una colpa, del resto i politici che lasciano un posto sicuro sono più unici che rari. Certo, se vuole Lucia Borgonzoni può sempre dimostrare di essere diversa da tutti e dimettersi già oggi, in fondo che le cambia?

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