Le fantastiche teorie di Francesca Donato su spread e debito pubblico

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-06-05

Grande spettacolo sovranista ieri a Di Martedì offerto dalla nostra agguerrita Francesca Donato che ha spiegato che se lo spread sale è colpa della BCE e della Commissione Europea e non delle sparate di Salvini sul fare 30 miliardi di debito in più

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Non sapevamo che l’avvocato Francesca Donato oltre ad essere esperta di economia e di politiche valutarie fosse anche docente di storia. Lo abbiamo appreso ieri a Di Martedì quando la neo-Europarlamentare no-Euro è comparsa in studio per spiegarci la sua versione degli eventi del 2011. L’eurodeputata leghista e fondatrice (assieme al marito) del Progetto Eurexit ormai è una presenza fissa da Floris e noi poveri telespettatori dobbiamo sorbirci

Francesca Donato e lo spread che è colpa della Commissione Europea

«La dinamica dello spread in realtà segue molto di più le dichiarazioni e gli umori che il reale andamento dei conti e il reale andamento dell’economia» dice la Donato per spiegare che la colpa dell’innalzamento dello spread è delle letterine della Commissione Europea dove si minacciano procedure di infrazione. Vale la pena di ricordare che la Commissione ha detto che la per ora ventilata procedura riguarda il bilancio del 2018 Rinaldi per il fatto che l’Italia ha speso lo 0,2% di interessi in più perché sono saliti i tassi di interesse. E sono saliti non per un oscuro complotto dei Poteri Forti ma perché tra marzo e giugno i componenti dell’attuale governo si sono divertiti a fare dichiarazioni che hanno fatto “preoccupare” i mercati circa la nostra capacità di ripagare il nostro debito.

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Quindi è vero come dice la Donato che lo spread segue le dichiarazioni, ma non quelle della Commissione. Sono le dichiarazioni di Salvini che parla di fare 30 miliardi di debito extra che preoccupano i mercati e fanno salire il rendimento dei nostri titoli di Stato al di sopra di quelli emessi dalla Grecia. Come scriveva l’attuale governo nel DEF (ma forse Donato questa se l’è persa): «i rendimenti a cui lo Stato si indebita sono un termometro della fiducia nel Paese e nelle sue finanze pubbliche. Inoltre, essi giocano un ruolo cruciale nel determinare le condizioni di finanziamento per le banche e le aziende italiane». Quando nei giorni scorsi la Commissione si è mossa con la “letterina” Salvini già da giorni parlava di fare nuovo debito per finanziare le sue promesse elettorali. I mercati non sono certo stati a guardare.

Il revisionismo storico di Francesca Donato

Il partito di cui fa parte l’onorevole Donato promette di abbassare le tasse (ma non quelle locali) e di non far aumentare l’Iva (senza dire come) e poi ci si stupisce che chi dovrebbe finanziare quelle riforme comprando il nostro debito non si fidi. Anche perché questa benedetta Flat Tax nessuno sa come sarà perché nessuno ha visto la bozza della legge. La Donato inizia con il suo  «che il discorso della professoressa Fornero che è intervenuta nel 2012 per un’emergenza eravamo sull’orlo del baratro. Lì il debito pubblico era al 120% nel periodo del Governo Monti è salito di 13 punti e noi ci portiamo ancora questa zavorra». Insomma se abbiamo un debito pubblico alto è colpa del governo Monti e non solo di Monti e della Fornero perché secondo l’europarlamentare no-euro all’epoca: «lo spread era salito perché c’era un tam tam mediatico della Commissione, della BCE che davano ai mercati la sensazione che stessimo fallendo».

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La Donato sta riscrivendo la storia? Pare proprio di sì perché come spiegano Floris e il professor Cottarelli il debito pubblico ha continuato a salire anche con il governo Monti (non di 13 punti percentuali come sostiene l’eurodeputata leghista) perché stava già salendo. Quello che è accaduto durante il breve periodo del governo tecnico del 2011-2013 è stato che si sono messe in campo delle riforme (tra cui la Legge Fornero, che il governo del cambiamento vuole abolire) che hanno messo in sicurezza i conti pubblici per evitare che questi potessero esplodere. La “frenata” c’è stata ma è chiaro che non si poteva chiedere al governo di “inchiodare” perché avrebbe peggiorato la crisi del Paese e perché “inchiodare” avrebbe significato non spendere nulla per evitare di far salire il debito. Ma questo evidentemente Francesca Donato non lo capisce.

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