Francesca Donato e la bufala della Flat Tax che conviene ai poveri

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-05-22

La fondatrice del Progetto Eurexit e candidata della Lega alle Europee ha spiegato a Di Martedì che con la Flat Tax si taglieranno gli ottanta euro rendendo meno iniqua la tassazione italiana. Meno iniqua nei confronti dei più ricchi?

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Qualche tempo fa Francesca Donato – sovranista, fondatrice del progetto Eurexit e candidata della Lega al Parlamento Europeo – ci spiegava che la Flat Tax ce l’hanno in molti paesi europei, ad esempio in Albania dove però non è che i cittadini se la passino benissimo. La tassa piatta è il pallino dell’avvocatessa prestata all’economia che ne parla ogni volta che le capita di andare in televisione. Ieri la Donato era di nuovo ospite a DiMartedì e indovinate di cosa ha parlato? Della Flat Tax.

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La presidente di Eurexit – con una bella giacca celeste e due spille dorate, quella dell’Alberto da Giussano e quella della Trinacria – ha spiegato che è fondamentale cambiare le regole europee sul deficit in modo da poter fare nuovo debito. La promessa della Lega (ma anche i 5 Stelle) è che dopo il 26 maggio in Europa cambierà tutto, anche la regola sul tetto del deficit. Ma anche i leghisti sanno che la nuova Commissione non si insedierà prima di novembre e che nel frattempo il governo dovrà preparare la nuova legge di bilancio, quella che dovrà evitare – o meglio scongiurare – l’aumento dell’Iva trovando almeno 23 miliardi di euro.

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Ma il vero argomento è la famosa tassa piatta. Quella che hanno in Albania! Che se una decina di anni fa la Lega avesse promesso di fare una legge per rendere l’Italia come l’Albania probabilmente gli elettori si sarebbero guardati esterrefatti. Ma oggi non c’è più la paura dell’albanese (o del romeno) che fa il ladro, grande spauracchio leghista degli anni Novanta e Duemila. Oggi l’Albania è il modello cui ispirarsi per ridurre le tasse. Sull’altra sponda dell’Adriatico però a passarsela bene sono i ricchi, che pagano meno tasse e hanno più soldi da spendere. I poveri e quelli che di soldi ne hanno meno invece non sembrano essere entusiasti.

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Il ragionamento è semplice: se tutti pagano poche tasse saremo tutti più ricchi. Ma la verità è che a essere più ricchi sono quelli che i soldi ce li hanno già. Perché le tanto odiate tasse servono a pagare cose come la sanità pubblica, la scuola, le pensioni. Insomma a sostenere la spesa pubblica. Chi è ricco può andare nelle cliniche private, mandare i figli alla scuola privata o affidarsi a fondi pensione e pensioni complementari. Gli altri che fanno?

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«Qui quando si parla di Flat Tax si parla sempre e solo dell’Albania – dice la Donato dimenticando di essere stata lei a portare quell’esempio proprio a Di Martedì – ma la Flat Tax c’è in nove paesi europei tra cui anche la Russia» che crescono di più. Secondo la Donato quindi c’è una correlazione tra la tassa piatta e la crescita del PIL, ma non c’è una correlazione tra la tassazione sui redditi e il prodotto interno lordo. Semmai in quel caso il motivo della crescita va cercato nella situazione economica complessiva di quei paesi e va tenuto conto dell’indebitamento complessivo del nostro Paese. Che è diversa dalla nostra. «Se venisse introdotta la Flat Tax al 15% le detrazioni e deduzioni come gli 80 euro verrebbero assorbite dalla Flat Tax e quindi quelle verrebbero tolte» spiega la Donato. Insomma si tolgono le detrazioni ai redditi più bassi (perché gli 80 euro vengono erogati fino ai 25mila euro di reddito annuo) per abbassare le tasse ai più ricchi. E la Donato presenta questa idea come una misura che garantisce la progressività della tassa piatta rendendola meno iniqua.

80 euro flat tax
Irpef: quanto pagano gli italiani (Il Messaggero, 22 maggio 2019)

Ma a cosa serve la Flat Tax? Secondo la presidente di Eurexit «si eviterebbero le fughe all’estero di tanti capitali». La Donato poi spiega che «chi è più ricco paga di più e quindi non c’è tutto questo problema di disuguaglianza» perché «grazie alla Flat Tax si riesce a fare ripartire gli investimenti e il lavoro» che però quello è semmai il costo del lavoro. Con un’aliquota unica cosa succede? Che si tagliano le tasse a chi è più ricco. Per tutti gli altri c’è l’aumento dell’Iva sui prodotti di consumo, che colpisce notoriamente i portafogli di chi ha meno soldi. E una diminuzione dei servizi offerti dallo Stato, perché non ci sono più tasse per sostenerli. Ma se una persona benestante potrà permettersi di andare in una clinica privata i più poveri che faranno?

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