M5S, il mistero delle restituzioni scomparse

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-10-30

Mentre Luigi Di Maio parlava di testuggini romane scopiazzando da Wikipedia la senatrice Fattori rivelava che da giugno nessun deputato o senatore ha versato un euro delle famose restituzioni e che non è stato presentato nessun rendiconto. Il motivo? Il partito sta lavorando all’apertura di un conto corrente intermedio. Lo fa da quattro mesi perché evidentemente è complicatissimo

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Ieri Luigi Di Maio ha mandato un messaggio d’avvertimento a tutti quei deputati e senatori del MoVimento 5 Stelle che stanno dando segni di cedimento e rischiano così di indebolire la formazione a testuggine del partito. A stretto giro di posta la senatrice Elena Fattori ha pubblicato un articolo in cui partendo dalla metafora della rana bollita faceva notare come su molti aspetti il MoVimento abbia già tradito le promesse fatte agli elettori. E in alcuni casi il M5S ha tradito sé stesso.

Che fine hanno fatto le restituzioni 5 Stelle?

Nei commenti al post su Facebook della senatrice Fattori è iniziato un acceso dibattito dove molti utenti hanno rinfacciato alla senatrice pentastellata di remare contro il partito e il governo. In particolare una commentatrice faceva notare che la rana bollita era proprio Elena Fattori “che forse vuole arrivare a fine mandato con tutto lo stipendio e meno problemi”.  Non si tratta certo di un’accusa particolarmente grave (i parlamentari della Repubblica non sono sottoposti a vincolo di mandato) e innovativa. È la macchina del fango, baby. Anzi, la stessa critica è stata mossa al senatore Gregorio De Falco “colpevole” di non aver gradito la richiesta di ritirare i suoi emendamenti al decreto Sicurezza di Salvini, in questi giorni al vaglio delle commissioni di Palazzo Madama.

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Elena Fattori però ha deciso di affrontare di petto la questione spiegando alla gentile elettrice che «in realtà nessuno di questa legislatura sta restituendo lo stipendio come invece abbiamo fatto tutti noi in quella precedente». Ohibò, che succede? Uno dei principi cardine della testuggine del MoVimento è passato in secondo piano? Pare proprio di sì perché sul sito TiRendiconto è ancora tutto fermo alla scorsa legislatura (c’è ancora Roberta Lombardi, ad esempio).

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In nome della trasparenza però questo gli elettori non lo sanno. Sanno invece che a fine giugno il MoVimento 5 Stelle aveva emanato il nuovo regolamento sulle rendicontazioni e sui rimborsi. In base a quel regolamento nuovi eletti e vecchi portavoce della XVII legislatura erano tenuti a versare una cifra forfettaria rispettivamente per il periodo da marzo a giugno e da gennaio a marzo. Sempre in quel documento era scritto che “a partire da luglio 2018” sarebbero state applicate le nuove modalità di rendicontazione.

Nessun parlamentare M5S sta restituendo o rendicontando

Secondo quanto ha rivelato Elena Fattori questo semplicemente non è accaduto. La senatrice spiega che a parte quella restituzione forfettaria e i 300 euro al mese a Rousseau (che gli eletti sono obbligati a versare per contratto) «non stiamo più restituendo né rendicontando». Una dichiarazione che non poteva certo passare inosservata perché negli ultimi cinque anni il partito di Grillo e Casaleggio ha costruito l’immagine del partito degli onesti, disposti a fare chissà quali sacrifici per il bene della Nazione al punto di abbassarsi volontariamente lo stipendio. L’argomento era talmente sentito che al primo punto del primo decreto legge del primo consiglio dei ministri del M5S ci avrebbe dovuto essere il dimezzamento dello stipendio ai parlamentari della Repubblica.

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Il governo del Cambiamento si è invece concentrato su altre priorità, come ad esempio il condono fiscale o la sanatoria per le case abusive ad Ischia. Temi che non fanno certo parte del DNA del MoVimento (al punto che in campagna elettorale Di Maio prometteva di iscriversi al PD in caso di condono edilizio per Ischia).

Perché i parlamentari M5S non hanno ancora iniziato i rendiconti?

Ma è vero quello che dice la Fattori? È vero che che a parte il versamento forfettario – senza rendicontazione – relativo al periodo tra marzo e giugno i parlamentari attualmente si limitano a versare i 300 euro al mese per l’associazione di Davide Casaleggio e Massimo Bugani? La risposta è sì. E a confermarlo è un’altra senatrice pentastellata Giulia Lupo che spiega che “non è cambiato nulla” ma che i parlamentari sono semplicemente in attesa di un nuovo sistema di rendicontazione. Da luglio!

Anche la senatrice Lupo conferma quindi che da ormai quattro mesi nessun parlamentare sta rendicontando o restituendo nulla. A quel punto nei commenti si palesa il senatore Gabriele Lanzi che spiega che in base al regolamento di cui sopra fare le rendicontazioni è facilissimo e quindi chiunque può accantonare il dovuto per poi versarlo quando sarà il momento. Quello che è chiaro quindi è che non c’è un conto corrente e manca ancora lo strumento (il sito) dove caricare i cedolini dei bonifici per la rendicontazione.

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Secondo Lanzi la Fattori non ha chiare “le cautele che sottendono all’apertura di un conto intermedio” ovvero del conto corrente dove dovrebbero confluire le restituzioni in attesa che vengano destinate a progetti di pubblica utilità. Sarà perché nel MoVimento fanno le cose per bene ma in effetti quattro mesi per aprire un conto corrente sembrano un tempo eccessivo. Anche perché come ricordava ieri Di Maio nello stesso lasso di tempo il governo del Cambiamento è riuscito a completare metà del programma elettorale.

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Secondo Lanzi  però la Fattori, denunciando pubblicamente come oggi non esista un sito dove i cittadini possano verificare spese, bonifici e cedolini, sta “orientando negativamente” perché non spiega che «i ritardi attengono all’implementazione di un conto corrente intermedio». I pentastellati sono riusciti ad abolire la povertà in due mesi di governo ma ancora non sono riusciti ad aprire un conto corrente per evitare che ci siano nuovi casi di furbetti dei rendiconti con bonifici fatti e poi ritirati. «Non sono per niente tranquilla vista l’esperienza della scorsa legislatura ove a fine mandato nel rispetto delle regole siamo arrivati la metà di quelli eletti», ricorda la Fattori in un commento.

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C’è poi la questione di chi controlla e gestisce quel conto intermedio di così difficile implementazione. Fattori non si fida nemmeno di questa soluzione. La senatrice ricorda inoltre che in Assemblea non è mai stata votata la questione della nuova rendicontazione e che l’unico voto è stato quello per l’approvazione del nuovo regolamento del gruppo parlamentare (quello che impone di versare i 300 euro a Rousseau).

 

In nome della trasparenza scopriamo solo spulciando una conversazione su Facebook che, a otto mesi dalle elezioni, il MoVimento 5 Stelle non ha ancora implementato un sistema per le rendicontazioni e di fatto al di là del contributo forfettario per i primi mesi della legislatura (quei soldi su che conto corrente sono confluiti se manca quello intermedio?) i parlamentari del MoVimento 5 Stelle stanno gestendo il proprio denaro come tutti gli altri. Come quelli che hanno accusato di essere ladri, corrotti o peggio ancora mafiosi e di essere entrati in politica unicamente per il proprio tornaconto. Di fatto ad oggi il governo del Cambiamento si comporta come un qualsiasi governo di centrodestra a guida Berlusconi degli ultimi vent’anni (l’alleato del resto è un classico) e gli eletti del MoVimento 5 Stelle sono come gli altri parlamentari. È a questo che serve la testuggine?

Leggi sull’argomento: Il piano B del M5S per fare la TAV all’insaputa dei No TAV

 

 

 

 

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