Il piano B del M5S per fare la TAV all’insaputa dei No TAV

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-10-30

Intervenire sulla linea storica eliminando alcuni lavori ritenuti superflui: mentre fa la faccia brutta a Torino, il M5S tratta a Roma con la Lega e la Francia una soluzione diplomatica per l’Alta Velocità. Piacerà al popolo No TAV?

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Intervenire sulla linea storica eliminando alcuni lavori ritenuti superflui. È questo il Piano B del MoVimento 5 Stelle sulla TAV, del tutto complementare a quello denunciato dal commissario per la Torino-Lione Paolo Foietta, secondo il quale invece la Lega si è già accordata con i grillini per dire no all’Alta Velocità in cambio del Terzo Valico e del TAP.

Il piano B del M5S per la TAV

Tutto parte dall’analisi costi-benefici che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli ha affidato al professor Marco Ponti: «Tutti i progetti danno benefici, bisogna calcolarne i costi. Altrimenti l’Alta velocità ci porta in Grecia, non in Francia. Non so se è chiara la metafora». Il dossier dovrebbe essere concluso in tutti i suoi punti, quindi anche con una valutazione sulle altre infrastrutture, tra novembre e dicembre. Per quella data, spiega oggi La Stampa, si paleserebbe il piano B abbozzato ad agosto dal M5S: ammodernare la cosiddetta «linea storica» che collega Torino a Lione, eliminando dal progetto alcune opere considerate superflue e lasciando intatto il tunnel di base che – spiegano i pentastellati – «sarebbe difficile, quasi impossibile da bloccare». L’Alta Velocità, secondo le intenzioni del governo Lega-M5S, si farà, ma il progetto verrà alleggerito con significativi risparmi. Un’ipotesi di lavoro che trova d’accordo le due parti politiche. Ma che probabilmente vedrà una reazione molto più “pesante” e “visibile” (in termini di costi di voti) da parte dei No TAV, il cui leader Alberto Perino alla vigilia delle elezioni invitava a votare i grillini e non Potere al Popolo proprio perché davano maggiori garanzie di vittoria e di successo per il fronte anti-Alta Velocità.

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Gli elettori e le grandi opere (Il Sole 24 Ore, 1 ottobre 2018)

Sarà interessante vedere cosa succederà nel fronte No TAV nel caso che il piano B vada in porto, visto che l’effetto di presa per i fondelli sarebbe percepibile a centinaia di chilometri di distanza. Anche se non è escluso che si finisca come con Padellaro, che vuole dare un’ultima chance alla Raggi per non sentirsi un coglione (testuale) ad averla votata. La Stampa fa parlare del piano B il leghista Rixi, che conferma tutto e aggiunge dettagli:

«Molte cose possono essere riviste, a patto che l’alta velocità si faccia e si faccia rapidamente», spiega il viceministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi. Sulla tratta internazionale, ad esempio, «c’è la stazione di Susa, che nel progetto originario è spropositata e si potrebbe ridimensionare». E in questo caso – i risparmi non sarebbero significativi ma sparirebbe quella che gli oppositori considerano una cattedrale nel deserto – la cancellazione del progetto dell’archistar, Kengo Kuma, non troverebbe alcuna obiezione da parte di Parigi.

E poi c’è la tratta nazionale, quella che da Bussoleno porta verso Torino con una galleria che corre sotto la collina morenica: «Se la eliminiamo – spiega Rixi – avremo risparmi per 1,4 miliardi di euro». Dal punto di vista del vice-ministro, dunque, la «linea storica può essere utilizzata in modo migliore. Subirà delle trasformazioni abbastanza profonde e si affronteranno ulteriori discorsi di approfondimento, anche sui progetti di ambientalizzazione della linea».

La TAV a prezzo scontato piacerà ai No TAV?

Insomma, una TAV a prezzo scontato che permetterà al MoVimento 5 Stelle di sostenere di aver risparmiato soldi succhiandoli da un’opera faraonica per darli ai cittadini. Peccato che il Movimento No TAV non abbia mai posto il problema dei soldi primariamente, ma quello dell’ambiente e del territorio. Il progetto presentato nei giorni scorsi ai sindaci dell’area metropolitana di Torino che prevede il raddoppio della linea storica dovrà essere rivisto perché si porta dietro il rischio di abbattere un centinaio di abitazioni tra Collegno e Grugliasco dove vivono 400 famiglie e 1500 persone. Chi ha in mano il dossier, così, ha iniziato a ragionare sul congelamento della galleria e su un intervento più ridotto, e meno costoso, sulla linea storica. Tratta che non verrebbe raddoppiata ma ammodernata con l’installazione di una nuova segnaletica che permetterebbe comunque di velocizzarla.

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Rimane il problema del tunnel di base, finanziato dalla UE con 3 miliardi di euro e che la Francia ha già fatto sapere di non voler toccare. L’alternativa – ammodernare altre infrastrutture – sarebbe più costosa e soprattutto a carico dell’Italia. La Torino-Lione è per l’89% in galleria: di questi 57 chilometri ben 45 sono in territorio francese e 12,5 sul lato italiano. Quanto costerebbe all’Italia ritirarsi dal progetto? Scrive oggi il Messaggero che grosso modo la stessa cifre destinata alla costruzione: 2,5 miliardi suddivisi in 600 milioni da restituire all’Ue, 600 per coprire la rescissione dei contratti e oltre 1 miliardo per eliminare le tracce dei cantieri aperti. Meglio il piano B. No TAV permettendo.

Leggi sull’argomento: Barbara Lezzi spiega che il TAP lo dovevano bloccare i governi precedenti

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