Come Di Maio usa Conte per far morire il governo giallorosso prima della nascita

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-08-24

Vuole il bis a tutti i costi, Zingaretti ha posto il veto: lo stallo messicano si risolve solo se è vero che il Capo Politico M5S non sta trattando il grande ritorno con la Lega. Che, ironia della sorte, escluderebbe proprio Conte. Ma darebbe a lui Palazzo Chigi

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«Il Pd vuole fare un Governo per via della paura e non con il coraggio. Lo vuole fare per paura che Salvini governi da solo, lo vuole fare per paura di andare tutti a casa, lo vuole fare per paura di pentirsi di non averlo fatto. Nessuna di queste è per me una ragione in grado di garantire solidità ad un eventuale governo M5S-PD»: Massimo Bugani, componente di Rousseau ma uscito dalle grazie di Luigi Di Maio, è l’ultimo big del MoVimento 5 Stelle a schierarsi contro l’accordo tra M5S e PD per il governo.

Chi rema contro l’accordo tra M5S e PD

Prima di lui ci sono Alessandro Di Battista – che vuole tornare alle urne per potersi ricandidare – e Gianluigi Paragone, che non fa mistero della sua ostilità e promette l’addio al Parlamento in caso di ok; Paola Taverna invece non tradisce entusiasmo ma per ora non dice di no ufficialmente. E se Giuseppe Brescia su Twitter ricorda ai ribelli che l’assemblea degli eletti ha già scelto, il suo tweet viene sommerso di risposte che promettono un voto contro su Rousseau per l’alleanza del secolo.

giuseppe brescia

D’altro canto non è un segreto che siano moltissimi i grillini contrari all’accordo con il PD e pochi di questi lo nascondono, tanto che il voto sulla piattaforma di Casaleggio, garantito a più riprese da molti parlamentari M5S, potrebbe portare un risultato molto più in bilico di quello sul caso Diciotti, il che è tutto dire visto che l’immunità per qualcuno andava contro i principi grillini più puri. Stefano Buffagni, altro big contrario, si è nel frattempo defilato ma non è escluso che torni a farsi sentire.

La rivolta della base M5S e le prospettive del voto

Sui social la ‘base’, i militanti e i simpatizzanti, sono sempre più disorientati, confusi, da una crisi di governo dai risvolti imprevedibili. Scorrendo gli ultimi post pubblicati dall’house organ grillino, balza agli occhi la rivolta dei ‘mai con il Pd’, pronti se mai a ricucire con la Lega, a patto che Di Maio faccia il premier, pur di non andare al voto. Sembrano ‘minoranza’ i followers che, invece, non vogliono più vedere Matteo Salvini e spingono per un’intesa con i Dem. In mezzo, ci sono (in crescita) i fan di Giuseppe Conte, che immaginano ‘l’avvocato del popolo’ di nuovo a palazzo Chigi per una ‘ripartenza’ gialloverde o lo candidano alla premiership 5S in caso di elezioni anticipate. ‘Non fate cazzate, tornate con la Lega e Di Maio premier: con il Pd è finita!”, avverte Max. ”Vade retro Pd”, taglia corto Stefano. Rincara la dose Francesco: ”Finire con il Pd, uguale che finire con Fi. Quando due soggetti politici sono profondamente divisi da anni ed anni di lotte asperrime e furibonde, non va fatto nessun contratto”. ”Fermatevi, no con il Pd, piuttosto è meglio ritornare con Salvini”, è il consiglio di Stefania, che aggiunge: ”prego tutto, ma mai con il Pd”.

max bugani governo pd-m5s

Tra i leghisti intanto c’è chi rumoreggia che in questa lista vi sarebbe anche Luigi Di Maio, in realtà impegnato in prima persona nella trattativa con Nicola Zingaretti. Dall’altra parte Zingaretti si augura pubblicamente che non sia aperto un doppio forno con la Lega, mentre tra i suoi collaboratori c’è chi spiega con metafore da calciomercato che la situazione è in stallo. Lo stallo è su un nome: quello di Giuseppe Conte.

Giuseppe Conte: il convitato di pietra

L’ex premier infatti è la figura più gradita da parte del M5S per presiedere un nuovo governo in cui il PD, semplicemente, prenderebbe il posto della Lega ma con molte meno armi social per fare guerra. Ma Zingaretti proprio il giorno del discorso di Conte contro Salvini ha rimarcato – ma qualcuno se ne era già accorto – come la sua figura non sia di discontinuità rispetto al governo precedente e che avrebbe molto da farsi perdonare visto l’appoggio concreto dato al ministro dell’Interno fino al giorno della crisi. Per questo la situazione è in stallo mentre Mattarella martedì aspetta il nome del premier oppure potrebbe sciogliere le camere e indire le elezioni anticipate.

giuseppe conte

Conte si trova in una posizione difficile, visto che dopo lo show in Senato Salvini non vorrebbe di certo trovarselo di nuovo tra i piedi in caso di ritorno di fiamma dell’alleanza con il M5S. Un nuovo governo con Conte, quindi, è possibile solo con il PD ma proprio sul suo nome Zingaretti ha posto il veto. Se Di Maio non si smuoverà  – e lo farà solo se il forno con la Lega è davvero chiuso, altrimenti virerà verso Salvini dicendo che è impossibile fare un governo con quelli di Bibbiano – un governo giallorosso è possibile soltanto con Conte premier. A quel punto dovrà però sacrificarsi perché il veto su Conte c’è, e gli toccherà accettare Palazzo Chigi. Ovvero quello a cui punta dal 4 marzo 2018. L’ironia della sorte è che l’ex presidente del Consiglio, in effetti, tifa proprio per la Roma. E domani inizia il campionato.

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