Coronavirus: ecco a voi gli incoscienti che hanno fatto chiudere l’Italia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-10

In un momento in cui c’è bisogno di comportamenti civili e responsabili per non mettere a rischio l’incolumità dei nostri concittadini ecco un simpatico elenco di quelli che invece hanno fatto o stanno facendo l’esatto contrario

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Da oggi tutta l’Italia è Zona Protetta a causa del coronavirus. Esulta il Segretario della Lega Matteo Salvini che uscendo dall’incontro tra Governo e opposizioni dichiara «finalmente qualcuno ci ha ascoltato» spiegando di aver «portato la voce di chi chiede misure forti, certe drastiche: chiudere subito tutto adesso, salvando settori strategici per ripartire sani tutti insieme tra poco». Purtroppo, commenta Salvini «la risposta è stata no, resta l’incertezza».

Quando Salvini diceva che bisognava riaprire tutto

Qualcuno  a questo punto potrebbe chiedersi se questo Matteo Salvini di cui riportiamo le dichiarazioni è lo stesso Matteo Salvini che dopo il 27 febbraio chiedeva di «aprire, aprire, riaprire, rilanciare e riaprire tutto quello che si può» dopo l’istituzione della zona di quarantena nel lodigiano a seguito dei primi casi di trasmissione locale di Covid-19 in Lombardia. Perché all’epoca altro che voler chiudere tutto come chiede oggi l’assessore al Welfare lombardo Gallera. In quei giorni il Presidente della Regione Attilio Fontana andava in giro a dire che il coronavirus era poco più che una banale influenza.

Tace invece un altro di quei leghisti che la sapevano lunga: il Presidente del Veneto Luca Zaia. La sera della pubblicazione del DCPM che istituiva tre “zone arancioni” nelle province di Padova, Treviso e Venezia il governatore tuonava contro il Governo chiedendo che il Veneto venisse immediatamente escluso dal novero delle aree a contenimento rafforzato. Proprio lui, quello che qualche tempo prima chiedeva di istituire una zona rossa in tutta la regione (ma che al tempo stesso aveva “dimenticato” di sospendere il carnevale di Venezia).

Libero, Sgarbi ed Eleonora Brigliadori

Ma se la Lega ha lanciato messaggi contraddittori (facile poi dire “l’avevamo detto” quando si dice tutto e il suo contrario) anche certi giornali e cosiddetti opinion leader non scherzano. Oggi il quotidiano Libero ha sorpreso tutti con un duro attacco alle “ultime parole famose” di “quelli che dicevano: è poco più di un’influenza”. Il 27 febbraio il quotidiano di Vittorio Feltri invece invitava tutti a darsi una calmata perché “non possiamo rinunciare a vivere per la paura di morire” e “non ha senso penalizzare ogni attività”.

libero coronavirus zona protetta - 3
A sinistra la prima pagina di Libero del 27 febbraio a destra la prima pagina del 10 marzo

Ma è Vittorio Sgarbi l’uomo del giorno. In un video pubblicato ieri pomeriggio dal titolo “Il virus del buco del culo” il parlamentare e sindaco di Salemi se la prende con i virologi Burioni e Pregliasco dicendo che «se bevi un tè caldo» il coronavirus «è già morto» e che non serve convincere gli italiani che c’è un pericolo: «io giro ovunque, le uniche zone che mi attraggono sono le zone rosse, io vorrei andare a Codogno, a Vò». Sgarbi non crede a medici, virologi ed esperti «non mi convincono». Anzi lui «non crede al coronavirus, ci deve essere qualcosa dietro che vogliono far passare, ci deve qualche malessere, qualche influenza ma con questo devo cambiare completamente la vita per avere tremila letti in più per mettere uno a cui è venuto il raffreddore?? Non c’è un cazzo!».

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Poco fa, visto che molti lo avevano criticato accusandolo addirittura di apologia di reato chiedendone le dimissioni da presidente del MART di Rovereto, il critico d’arte ha pubblicato su Facebook una nota in cui ricorda che «le mie dichiarazioni sul Coronavirus sono insindacabili opinioni espresse da un parlamentare in ordine all’art.68 della Costituzione. Anche in Parlamento ,infatti,io ho espresso voto contrario ai decreti Conte sulle misure contro il Coronavirus». Poi è da capire se le sue opinioni valgono quanto quelle di medici e scienziati.

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Ma Sgarbi è in buona compagnia. Anche l’ex presentatrice televisiva Eleonora Brigliadori ha fatto sapere che lei non si farà certo fermare dal DCPM: «uscirò quando e dove vorrò e incontrerò tutte le persone che devono rincuorare le proprie forze nella libertà soprattutto in questo momento perché hanno chiuso le chiese ma l’anima umana».

Quelli che sono scappati da Milano e dalle zone a contenimento rafforzato

Ma sarebbe ingeneroso dare la responsabilità di questa situazione ad una manciata di leader politici ed influencer. Perché se tutta Italia è una grande zona arancione lo dobbiamo anche a quei nostri concittadini che invece che starsene a casa hanno fatto di tutto per uscire dalle zone rosse o scappare dalla Lombardia non appena è stata pubblicata la bozza del decreto dell’otto marzo. I milanesi che assaltano i treni per tornare al Centro e Sud Italia (i 9mila 362 pugliesi che hanno comunicato di essere tornati a casa e gli oltre 11mila siciliani che hanno “autocertificato” il loro rientro sull’isola), quelli che hanno approfittato della seconda casa in Sardegna o quelli che hanno preso il camper per andare in Liguria.

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Fonte: Istituto Superiore di Sanità

C’è quella che ha speso 1.200 euro di taxi per scappare da Milano e rientrare a Roma. Quella che invece a Monza rifiuta di essere ricoverata dopo essere stata informata di una possibile diagnosi per coronavirus (nei suoi confronti è stato disposto un TSO) e ci sono quelli che sono scappati dall’ospedale San Giovanni a Roma mentre aspettavano l’esito del tampone per Covid-19. Infine ci sono l’insegnante e la contitolare di una scuola da ballo del Catanese che sono state denunciate per violazione delle norme anti-coronavirus perché – in violazione da quanto disposto dal Governo – sono state scoperte dai Carabinieri mentre svolgeva regolarmente la lezione a due bambine.

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