Come Boris Johnson ha cambiato idea sul Coronavirus proprio mentre i leghisti elogiavano la strategia britannica 

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-17

I sovranisti italiani hanno fatto appena a tempo ad esaltarsi per il coraggio, la disciplina e la compostezza britanniche che il fantastico BoJo ha già iniziato a fare retromarcia sul “piano” del Regno Unito per affrontare il coronavirus

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«Tutti li chiamano pazzi, io un po’ invece li ammiro ma so che un simile piano per noi sarebbe intollerabile», così due giorni fa su Twitter il deputato della Lega Claudio Borghi commentava la “soluzione” del governo di Sua Maestà all’epidemia di Covid-19. Secondo l’onorevole Borghi – che già aveva espresso ammirazione per il piano adottato dalla Svizzera – l’approccio Boris Johnson è il seguente: «tutto aperto, prendetevelo tutti, cureremo chi possiamo e chi non possiamo pazienza ma almeno leviamo il dente».

Borghi e l’ammirazione per l’approccio militare di Johnson

E ancora secondo Borghi quello del Regno Unito è «un approccio militare tipo “sfondiamo le linee nemiche, ci saranno molte vittime ma vinceremo”. Ci vogliono palle quadrate e una nazione tremendamente disciplinata e incline al sacrificio e non so ugualmente se riusciranno. Vedremo dopo i risultati». La nazione tremendamente disciplinata e incline al sacrificio che il parlamentare leghista ha in mente è quella che durante la Seconda Guerra Mondiale ha continuato ad andare avanti seguendo il motto keep calm and carry on. Ma quell’idea di popolo britannico non esiste più. La situazione in Regno Unito è quella di un panico che può diventare peggiore di quello cui abbiamo assistito da noi.

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In tutto questo il Governo guidato da Boris Johnson ha annunciato di non voler prendere misure simili a quelle italiane, francesi o spagnole. L’idea di BoJo è di lasciar circolare il coronavirus SARS-CoV2 tra la popolazione senza alcuna misura di contenimento e di prevenzione in modo da favorire una sorta di “immunità di gregge”. Le palle quadrate di cui parla Borghi invece non si sono ancora viste. E, sembrerà incredibile, difficilmente si troveranno persone disposte ad “avere pazienza” e prepararsi a morire mentre il loro governo dice che non possono essere curate perché i contagiati sono troppi. Provate a confrontare questo approccio “illuminato” con gli enormi sforzi che stanno facendo in Lombardia per curare tutti per capire quale dei due sia davvero da ammirare.

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Ma fortunatamente anche Borghi è consapevole che l’approccio britannico, che tanto ammira, non si può esportare in Italia. E non solo perché il Capo del suo partito chiede appunto di chiudere tutto e tutti (almeno negli ultimi giorni): «non potrei mai consigliare un approccio inglese per l’Italia, da noi partirebbe una rivolta dopo pochi giorni».  A chi chiede come mettere in atto un piano del genere per tutelare la salute di anziani, immunodepressi, dializzati o pazienti oncologici Borghi risponde «li isoli».

Nel frattempo Johnson sta già preparando la ritirata

C’è un problema però. Proprio mentre il grande piano con le palle di BoJo iniziava a far breccia nei cuori dei sovranisti nostrani ecco che oltre Manica le cose iniziano già a cambiare. Il numero dei contagi è – come prevedibile – in costante aumento, 1.543 casi e 55 morti fino ad ora. Il Regno Unito si trova circa una decina di giorni “indietro” rispetto alla situazione italiana, con la differenza sostanziale che non sono state prese misure di contenimento. E se vogliamo parlare di numeri un documento riservato dell’NHS pubblicato dal Guardian parla di 7,9 milioni di persone ammalate di Covid-19 fino alla primavera del 2021.

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Nel frattempo l’eroico Johnson, quello pronto a mandare a morire i suoi concittadini perché secondo Borghi la lotta contro il virus è la stessa cosa di un (inutile) assalto dalle trincee della Prima Guerra Mondiale (chiunque abbia studiato la storia militare sa che durante la WWI quegli assalti non hanno spostato di un millimetro gli esiti del conflitto), ha già iniziato a fare marcia indietro. Nella conferenza stampa di ieri il premier britannico ha annunciato “misure draconiane”. Che in realtà sono dei semplici consigli alla popolazione. Nessun divieto o obbligo, si consiglia di stare a casa e di mantenere un distanziamento sociale dagli altri membri della società per evitare di favorire la diffusione del coronavirus, soprattutto tra gli anziani. Johnson ha invitato gli inglesi a “uscire di casa solo per i servizi necessari o per esercizi fisici distanziati dagli altri, a ridurre gli spostamenti, lavorare da casa e limitare i contatti sociali”. Chi invece ha i sintomi del coronavirus (febbre alta o tosse) viene invitato a rimanere in casa per due settimane. Le scuole invece rimarranno aperte, perché per il Governo i bambini non sono a rischio (e i docenti?) così come i locali pubblici. Vale la pena ricordare che nemmeno Francia, Spagna e Germania avevano inizialmente preso sul serio la situazione: oggi sono tutti allineati sulle misure prese dal nostro Paese.

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Il Regno Unito si appresta così ad una lenta retromarcia rispetto alle posizioni espresse appena qualche giorno fa (e fatte proprie dal Presidente della Puglia Michele Emiliano). Il sempre onorevole Claudio Borghi spiegava che forse in Regno Unito hanno «valutato il disastro del loro NHS e non ci hanno voluto nemmeno provare» a fare come in Italia. Curioso: Boris Johnson è quello che nel 2016, durante la campagna sulla Brexit, prometteva di restituire alla sanità pubblica britannica i 350 milioni di sterline che ogni settimana l’Unione Europea “rubava” agli inglesi. Poi si è accorto che le cose non stavano davvero così, ma ormai aveva vinto il referendum. Ma intanto il NHS è cronicamente sottofinanziato. Se Johnson ha fatto quelle dichiarazioni non è per le palle quadre, disciplina militare o coraggio: è mancanza di risorse.

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