Claudio Borghi e la Svizzera che ha deciso “di sbattersene e lasciar morire la gente” per il Coronavirus

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-13

Il noto epidemiologo Borghi ha scoperto che in Svizzera hanno deciso di adottare una soluzione radicale all’epidemia di Covid-19. La Svizzera confina con la Lombardia, e proprio quel giorno il Presidente della regione Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Gallera chiedevano un lockdown totale di tutta la regione per limitare la diffusione di SARS-COV-2

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«Intanto qui a Como, in fondo ad una via, si entra in Svizzera e di là è tutto normale, traffico, gente al caffè… Io una mia idea me la sono fatta», così su Twitter il deputato della Lega Claudio Borghi. Era il 10 marzo, l’Italia era appena diventata “zona arancione” con il DPCM Resto a casa e il giorno dopo il Presidente del Consiglio avrebbe annunciato ulteriori misure di contenimento per l’epidemia di coronavirus. Disposizioni che hanno reso il nostro Paese una “zona rossa” fino al 25 marzo.

Claudio Borghi, la Svizzera e il coronavirus

Secondo il Presidente della Commissione Bilancio però qualcosa non tornava. La Svizzera confina con la Lombardia, e proprio quel giorno il Presidente della regione Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Gallera chiedevano un lockdown totale di tutta la regione per limitare la diffusione di Covid-19 e tentare di alleviare il carico sulle strutture sanitarie lombarde, ormai allo stremo.

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In Svizzera però, letteralmente a pochi metri dall’Italia, la situazione sembrava essere più tranquilla. Il tweet di Borghi è un po’ sibillino, non si capisce davvero cosa stia dicendo il deputato leghista. Sta forse dicendo che non dobbiamo preoccuparsi (se non lo fanno gli Svizzeri, che motivo abbiamo noi?) oppure sta dicendo l’esatto opposto? In una serie di reply, sollecitato dai suoi follower, Borghi si sbottona e scrive che a suo avviso «hanno deciso esplicitamente di sbattersene e lasciar morire la gente senza cambiare abitudini».

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Un’affermazione decisamente pesante – ripresa immediatamente da Libero – sulle politiche sanitarie di uno stato straniero. Claudio Borghi precisa poi che è «una mia supposizione ma non ho altre spiegazioni. O sono matti (ma lo Svizzero di solito non lo è) o sono spietati (e potrebbe essere). Altrimenti non mi spiego. Impossibile che non sappiano cosa succede da noi. Credo in Germania sia lo stesso».

Perché la Svizzera è in ritardo sulla lotta al coronavirus

Ma, suggerisce un lettore, non è possibile che in Italia abbiamo reagito in maniera eccessiva ed esagerata? Borghi è categorico: «le informazioni che mi arrivano dagli ospedali Lombardi non sono balle governative e sono veramente al collasso». Nessun difetto di reazione da parte nostra, qualcosa deve essere successo oltre confine. Anche perché, precisa il deputato leghista l’epidemia di Coronavirus non ha «niente a che vedere con l’influenza stagionale. Secondo voi perché la giunta regionale chiedeva da subito misure pesanti?».

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In realtà la Regione Lombardia non ha chiesto “da subito” misure pesanti. Anzi: il Presidente Fontana ha dichiarato pubblicamente che il coronavirus era poco più di una normale influenza. Mentre il capo del partito di Fontana e Borghi chiedeva invece (a giorni alterni) di riaprire scuole, bar, ristoranti e di tornare al più presto alla normalità.

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Secondo Borghi c’è una divergenza di approccio, che potrebbe essere simile a quello adottato in Germania o in Regno Unito. Non c’è alcuna evidenza rispetto a questa ipotesi. La spiegazione più semplice è che gli altri paesi europei hanno sottovalutato l’epidemia di coronavirus. Esattamente come abbiamo fatto in Italia quando il “problema” sembrava essere ancora confinato alla Cina e certi politici nostrani guardavano con apprensione ai barconi e ai migranti. Rispetto all’Italia il resto d’Europa è “indietro” di 9-10 giorni nella risposta sanitaria. Guardare oltre la frontiera con la Svizzera è quindi come guardare il passato (nostro).

Germania e Regno Unito inoltre stanno adottato due approcci diversi. Berlino sembra orientata ad adottare provvedimenti severi e può contare su un sistema sanitario efficiente con più posti pro-capite in terapia intensiva, Londra invece (complice il disastroso NHS) seguirà una strada molto più rischiosa.

Che misure sta prendendo la Svizzera per combattere l’epidemia da Covid-19

Tornando alla Svizzera la questione – oggi – è di 858 casi di persone positive al virus con 8 decessi. Per il momento il governo elvetico non ha iniziato a eseguire test massicci sulla popolazione – una strategia che la Corea del Sud ha dimostrato invece essere molto utile nel fermare la diffusione dell’infezione. Ma non è vero che in Svizzera si prende alla leggera la situazione. Le università per il momento sono aperte ma stanno ampliando l’offerta di corsi online e invitano chiunque si sia recato nelle zone “a rischio” ad osservare un periodo di isolamento volontario di almeno 14 giorni. Diverse aziende hanno già attivato – ove possibile – le procedure per consentire ai dipendenti il lavoro da remoto.

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Fonte

Secondo economista Pierre Dessemontet del Politecnico Federale di Losanna le persone contagiate dal coronavirus in Svizzera potrebbero essere ‘quasi 10.000’, molte più dei casi ufficiali. In un’intervista ai quotidiani elvetici l’esperto ha detto che «estrapolando le cifre sulla base della velocità di progressione, la Svizzera ha probabilmente quasi 10.000 casi» di contagio e che anche nel mondo il numero dei casi è di gran lunga superiore alle cifre ufficiali. Intanto, il Consiglio di Stato ha deciso di chiudere tutte le scuole in Ticino a partire da lunedì a fronte «della diffusione del coronavirus, delle misure restrittive intraprese dai Paesi confinanti con la Svizzera e a seguito della “dichiarazione dello stato di necessita” (nel Cantone, ndr) al fine di ridurre ulteriormente i contatti interpersonali ravvicinati tra la popolazione». Insomma non sembra proprio che gli svizzeri abbiano deciso di lasciar morire tutti.

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