Cosa c’entra la Bestia di Salvini con i 49 milioni di euro spariti della Lega?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-02-15

Ieri l’ex premier Matteo Renzi ha adombrato l’ipotesi che una parte dei famosi soldi sequestrati alla Lega sia stata spesa per finanziare la macchina della propaganda del Capitano. Per la verità la questione è già stata oggetto di un’interrogazione presentata alla Camera nel novembre scorso alla quale però il ministro dell’Interno non ha ancora trovato tempo di rispondere…

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Che fine hanno fatto i 49 milioni di euro della Lega? Se lo chiedono in molti, soprattutto i magistrati di Genova che hanno disposto il sequestro della somma che ritengono (il processo è ancora in corso) essere il presunto provento di una truffa ai danni del Parlamento. Quei soldi la Lega di Salvini ha deciso di restituirli in appena 76 anni, in comode rate bimestrali da 100mila euro, e senza interessi. Ieri Matteo Renzi, alla presentazione del suo nuovo libro, ha tirato di nuovo fuori la storia dei fondi pubblici frutto della presunta truffa.

Le accuse di Renzi a Salvini e Morisi

Il senatore del PD ed ex-premier ha chiamato in causa direttamente l’attuale Segretario della Lega e ministro dell’Interno dicendo che nel libro chiede «una commissione parlamentare d’inchiesta sulle fake news, sui legami tra la ‘Bestia di Salvini e aziende pubbliche, per capire se parte dei 49 milioni sottratti dalla Lega sono finiti a Morisi [Luca Morisi, consulente per la comunicazione di Salvini, NdR], se la Casaleggio Associati prende soldi da soggetti pubblici e che rapporto ha con il primo partito d’Italia». Renzi ha paragonato la situazione attuale al conflitto di interesse di Berlusconi dicendo che se «se il populismo fosse una start up l’Italia sarebbe la Silicon Valley» e chiedendo a Morisi «ha preso qualcuno di quei 49 milioni della Lega per creare la “Bestia” di Matteo Salvini? Ha preso soldi pubblici per fare una macchina di propaganda che porta Salvini ad essere più influente di Trump su Facebook?».

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Matteo Renzi alla presentazione del libro alla Camera di Commercio di Roma via Facebook.com

La Bestia è il soprannome con cui si indica la macchina della propaganda leghista da quando la gestione è passata in capo a Morisi, che su Twitter si definisce Digital philosopher e Social-megafono e che viene considerato il Casalino di Salvini (anche se forse i termini di paragone andrebbero invertiti). Cosa sia la Bestia nessuno lo sa con certezza. Per un certo periodo di tempo si è detto che era uno sofisticato programma informatico in grado di cogliere gli umori dell’elettorato e di analizzare e macinare una mole impressionante di dati. Morisi però ha sempre smentito questa descrizione dicendo che la vera Bestia è Salvini stesso e che il Capitano – è stato proprio lui uno di coloro che hanno appiccicato a Salvini questo soprannome – basta a sé stesso perché ha fiuto. A livello terra-terra la Bestia non ha un unico corpo, semmai è un misto tra lo stile comunicativo di Salvini, fatto di sparate, insulti, foto di cibo e gattini e le reazioni del popolo leghista. Una parte di questo popolo – uno zoccolo duro di poco meno di 70 mila utenti Facebook – è radunato nel gruppo pubblico Matteo Salvini Leader che ha il compito di disseminare il verbo salviniano.

Leggi sull’argomento: I pastori sardi e le balle di Salvini su un euro al litro di latte

Ma cosa c’entra Salvini con i 49 milioni della Lega di Bossi e Belsito?

L’uscita di Renzi però non è una novità. Già nel novembre scorso il deputato PD Luciano Nobili chiedeva se la Lega avesse utilizzato parte di quei 49 milioni per finanziare la Bestia. Il 28 novembre 2018 Nobili ha presentato un’interrogazione a risposta scritta (ad oggi rimasta senza risposta) al ministro dell’Interno di chiarire «con quali risorse sia finanziata la struttura comunicativa “Sistema intranet snc” guidata da Luca Morisi, e le altre riferibili al Ministro interrogato che curano le pagine facebook “Matteo Salvini”, “Noi con Salvini”, “Matteo Salvini Premier”, “Lega – Salvini Premier”, in particolare con riferimento a risorse pubbliche». All’epoca Morisi rispose come al solito ribadendo che la base della Lega era fatta da persone VERE e non da hacker russi o algoritmi. Ieri invece non ha twittato nulla (ma si sa, Morisi considera Twitter un luogo deserto).

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Ma cosa c’è di vero nelle accuse di Renzi e Nobili? Dove siano finiti quei soldi, frutto di quella che i magistrati di Genova ritengono essere una truffa ai danni dello Stato, nessuno lo sa con certezza. La vulgata leghista tende ad attribuire tutte le responsabilità alla passata gestione del Partito, quella di Umberto Bossi e del tesoriere Franceso Belsito. Ma come hanno mostrato le inchieste giornalistiche de L’Espresso il sistema di gestione “allegra” dei fondi pubblici ha continuato anche quando Salvini – che non è indagato – era diventato capo del partito a colpi di ramazza.

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Perché è vero che la vicenda processuale che ha visto Bossi e Belsito condannati in primo grado riguarda la presunta truffa ai danni dello Stato sui rimborsi elettorali non dovuti dal 2008 al 2010 ma non si tratta però di non si tratta di errori di dieci anni fa – come a più riprese ha spiegato Salvini – perché i soldi in questione sono entrati nelle casse del partito anche tra il 2011 e il 2014, ovvero durante la gestione di Roberto Maroni e Matteo Salvini. Parte di quei soldi quindi è passata anche sotto il naso di Salvini (che in ogni caso è in Lega dal 1992 e non è proprio l’ultimo arrivato) ed è quindi giusto chiedergli come sono stati utilizzati ed eventualmente dove siano finiti. Se poi sono stati utilizzati per la cosiddetta Bestia o per finanziare altre attività di partito è relativamente meno importante. Anche perché oggi il problema è un altro. La Bestia del Capitano, che costa circa 1000 euro al giorno, la paghiamo noi cittadini con i nostri soldi.

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