Se pure a Oxford si chiedono se Lega e FdI “ci sono o ci fanno” su MES e CACs

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-11

In un articolo pubblicato sul blog della facoltà di Legge dell’Università di Oxford Theresa Arnold, Ugo Panizza e Mitu Gulati dimostrano l’inconsistenza degli allarmi terroristici di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Claudio Borghi sulla riforma del MES

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L’altro giorno a Bruxelles la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha spiegato che per l’Italia il fatto di essere dentro al MES potrebbe addirittura spingere gli investitori a non comprare titoli di Stato perché introdurrebbe l’eventualità che l’Italia sia costretta in futuro a ristrutturare il suo debito pubblico. Questa è solo una delle tante fregnacce che i politici stanno raccontando in questi giorni sulla “trappola” del Meccanismo Europeo di Stabilità.

L’inutile dramma tutto italiano sul Meccanismo Europeo di Stabilità

A qualcuno potrebbe venire che però quello che dice Giorgia Meloni, quello che scrive Claudio Borghi o quello che balbetta Matteo Salvini quando parlano delle CACs possa avere un fondo di verità. Perché dopo mesi e mesi di silenzio negli ultimi giorni tutti hanno scoperto l’esistenza delle Collective Action Clauses (CACs) che con la riforma del Trattato diventano single limb, vale a dire che in caso di applicazione delle clausole dal 2022 sarebbe sufficiente un’unica deliberazione dei possessori dei titoli pubblici al fine di modificare i termini e le condizioni di tutte le  obbligazioni.

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Per i sovranisti e i sovranari questo è un complotto bello e buono, di quelli che addirittura manderanno alla rovina il Paese perché nessuno vorrà più prestarci i soldi perché potremmo, in caso di crisi, andare verso una ristrutturazione del debito. Ristrutturazione che non né automatica né obbligatoria in base al Trattato sul MES. C’è addirittura chi sostiene che le CACs impedirebbero un ritorno alla lira e una conseguente ridenominazione (leggi: ristrutturazione) del debito pubblico e dei titoli di stato in una nuova valuta diversa dall’euro. A smentire le balle di Lega e Fratelli d’Italia sulle CACs c’è un articolo di Theresa Arnold, Ugo Panizza e Mitu Gulati pubblicato sul sito della Oxford school of Law dal titolo abbastanza esplicativo: The Ridiculous Drama in Rome Over Proposals to Reform the ESM Treaty.

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Sono infatti le CACs la dimostrazione da un lato del presunto tradimento di Conte (evocato anche oggi in Aula alla Camera dall’onorevole Borghi) e dall’altro del complotto da parte degli anonimi burocrati europei che si divertono a cancellare le informazioni dal sito del MES. Eppure, spiegano gli autori dell’articolo, che il 99% del debito pubblico italiano è sottoposto alle leggi italiane «questo significa che qualsiasi governo italiano che volesse ristrutturare il debito avrebbe a disposizione un’ampia varietà di opzioni per farlo» a prescindere o meno dalle CACs. Questo ovviamente lo sanno anche coloro che comprano i titoli di Stato e che quindi dovrebbero essere quelli spaventati dall’introduzione delle CACs (che in realtà esistono dal 2013) al punto da non comprare più il nostro debito pubblico. Se fosse vero quello che dice Giorgia Meloni semplicemente già oggi (e già prima delle CACs) un ipotetico investitore avrebbe dovuto smettere di comprare Bot e BTP. Già adesso il governo italiano potrebbe decidere di ristrutturare il debito, dicendo ai creditori che da oggi il valore dei titoli in loro possesso viene tagliato del 40% (o un’altra cifra). In poche parole lo Stato italiano non ha bisogno delle CACs per ristrutturare il debito, e questo lo sanno tutti.

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E ancora, gli autori spiegano che ai creditori non rimarrebbe che l’opzione (costosa) di fare causa allo Stato. Il quale per evitare il fastidio di andare in tribunale potrebbe semplicemente dire che chi non accetta la ristrutturazione del debito dovrà pagare una tassa ulteriore. Tutte queste opzioni (e questo potere) dello Stato a proposito del debito esistono già e non sono una conseguenza delle CACs. Anzi le clausole in cauda venenum di Salvini servono per cercare di ristrutturare il debito in accordo con i creditori, ovvero in modo più favorevole per loro. Ma indovinate un po’, gli investitori non sono spaventati né dalle CACs né da una ristrutturazione del debito. La prova? Hanno continuato a comprare i titoli di Stato. Quindi, si chiedono ad Oxford i politici italiani, ci sono o ci fanno? La risposta è molto semplice: fanno terrorismo su una materia oscura ai più. Esattamente come tutta la polemica sul MES.

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