Cosa sono le CACs del MES spiegato facile (adatto anche a Salvini)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-05

Cosa sono le “clausole in cauda venenum” (come le chiama Salvini) e perché i sovranisti tanto preoccupati da una ristrutturazione del debito lanciano l’allarme perché con le CACs non potrebbero svalutare il debito in lire?

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Piano piano le bufale sul MES si stanno sgonfiando una ad una. Dopo la storia dei 120 miliardi di euro da rifondere in sette giorni (come scrisse Claudio Borghi) smentita ieri da Ignazio Visco in audizione alla Camera, quella del Fondo Salva Stati come “ente privato”, il rischio che con il MES i “bot della signora Maria” perdano valore per salvare le banche tedesche oggi è il turno delle CACs, acronimo che sta per collective action clauses, clausole di azione collettiva.

I sovranisti confusi sulle CACs

Matteo Salvini ha dato ampiamente prova di non sapere cosa siano, al punto che il Premier Conte lo ha invitato a « informarsi di cosa parla e poi facciamo una discussione su questo». Ma in fondo non si può prendere che sappia tutto. La Lega sapeva dell’esistenza del progetto di riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, sapeva delle posizioni del Governo (comprese quelle espresse dal ministro Paolo Savona, non proprio il più acceso degli europeisti) ma Salvini se ne è accorto solo quando ha fatto cadere il Conte 1. Alle CACs ci pensa l’europarlamentare Francesca Donato, fondatrice del progetto Eurexit (che sta proprio per “uscita dall’euro”) la quale ieri sosteneva che quelli che sostengono che il dibattito sul MES sia solo un pretesto per andare contro l’Europa siano «ottusi, incoscienti o sprovveduti».

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Riccardo Puglisi su Facebook ha fatto notare che sul sito del Progetto Eurexit ad ottobre è stato pubblicato un articolo che “spiega” che con le CACs al Paese che chiede l’aiuto del Fondo Salva Stati viene richiesta una «ristrutturazione del debito» (ma questo veniva chiesto anche prima e la precondizione per la concessione del prestito è che il debito sia sostenibile) con delle clausole che «permettono ai creditori anche di decidere in quale valuta venire rimborsati». In breve «anche se esci dall’euro i debiti non possono essere svalutati con una “nuova lira”». Ora perché mai l’Italia dovrebbe uscire dall’Euro dopo aver chiesto l’intervento del MES questo non si spiega, a quel punto sarebbe più sensato uscire dall’euro prima per poter svalutare il debito poi. Senza considerare che “svalutare il debito” è una forma di ristrutturazione del debito, ma questo è solo un dettaglio. Il punto è, conclude Puglisi, che il MES è un problema per i sovranisti no-euro, perché renderebbe ancora più complicata l’uscita dalla moneta unica. Ma con buona pace di chi ancora sogna l’uscita dall’Euro questo argomento è piuttosto ozioso non ha alcuna ragione d’essere: perché nessuno al momento sta proponendo di farlo. A meno ovviamente di non voler prestare il fianco a chi dice che la battaglia contro il MES è una battaglia contro l’Europa, cosa che l’onorevole Donato nega.

francesca donato cacs mes - 2Come tutte le balle sul MES anche questa parte da un errore di fondo. Far credere che questa sia una “novità” introdotta dalla riforma del Trattato. In realtà questo aspetto delle CACs era già stato inserito nel 2013. La riforma del trattato, come si legge nel documento del servizio studi del Senato, prevede una modifica delle clausole d’azione collettiva con l’introduzione, a partire dal 1° gennaio 2022, anche delle clausole d’azione collettiva con approvazione a maggioranza unica (single limb CACs).

Le clausole ci sono dal 2012, la Lega se ne accorge oggi?

Cosa significa? Nella sua relazione alla Camera il Presidente di Bankitalia Visco ha spiegato che «nel caso in cui un paese decida di procedere alla ristrutturazione del debito, renderebbe sufficiente un’unica deliberazione dei possessori dei titoli pubblici al fine di modificare i termini e le condizioni di tutte le obbligazioni (cosiddette single limb CACs)». Secondo Visco «come già avvenuto con l’introduzione delle CACs attuali nel 2013, questa modifica − che non aumenta la probabilità di un default ma riduce l’incertezza relativa al suo esito − potrebbe favorire un calo dei premi per il rischio sul debito sovrano». Significa sostanzialmente che le CACs potrebbero favorire un abbassamento dello spread Btp-Bund. Ma al di là della modifica del meccanismo di votazione le CACs sono le stesse che c’erano con la prima versione del MES.

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Fonte

Secondo Bankitalia la modifica serve a «rendere più ordinata un’eventuale ristrutturazione del debito, riducendo i costi connessi con l’incertezza sulle modalità e sui tempi della sua realizzazione». L’esatto contrario di chi sostiene che il MES serva a mettere in atto una speculazione finanziaria nei confronti dell’Italia. In buona sostanza con il nuovo trattato per i titoli emessi a partire dal 2022 per procedere alla ristrutturazione del debito è sufficiente una votazione a maggioranza singola invece che una doppia votazione da parte dei detentori del debito pubblico. Il Sole 24 Ore spiegava qualche giorno fa che con questa riforma delle CACs «si esclude così la maggioranza per ogni serie di emissioni di titoli di Stato e si evita che alcuni investitori, per esempio i fondi “avvoltoio”, detenendo solo alcuni titoli possano speculare bloccando o rallentando la ristrutturazione del debito», che è quello che è successo in Argentina, ad esempio. Non dobbiamo poi dimenticarci che all’interno del MES l’Italia potrebbe giocare il ruolo di creditore (e si auspica non quello di debitore) quindi è nell’interesse italiano (visto che deteniamo il 17% delle quote del Fondo) che i prestiti vengano restituiti.

 

Leggi anche: Sondaggio MES: gli italiani con Conte e contro Salvini

 

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