Come Giorgetti della Lega cerca di far dimenticare che ha votato per il pareggio di bilancio

di Mario Neri

Pubblicato il 2019-12-11

Colto in fallo sul pareggio di bilancio, il parlamentare leghista tenta la supercazzola ma, direbbe Piccininni, non va

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Stamattina, dopo essere stato chiamato in causa più volte dal M5s Giancarlo Giorgettiche ha votato il pareggio di bilancio in Costituzione, ha provato a salvarsi in corner in questo modo: “Io sono stato relatore” del ddl sul pareggio di bilancio “ma in quel provvedimento combattei una battaglia per introdurre nella Costituzione italiana non il pareggio di bilancio ma l’equilibrio di bilancio. Ricordo che il Corriere della Sera, in un articolo di fondo del 3 marzo 2012 a firma di Alesina e Giavazzi, difendeva il pareggio di bilancio senza se e senza ma e denunciava che c’era qualcuno come il sottoscritto che voleva introdurre il pericoloso equilibrio di bilancio, concetto – cari M5S – che vi consente di poter fare manovre in deficit come quella che vi apprestate ad approvare”. Ma cosa sta dicendo Giorgetti di preciso?

Il video in cui Mario Monti ricorda che Giorgetti votò per il pareggio di bilancio

In primo luogo va ricordato che Giorgetti ha votato in due occasioni la norma che introduceva IL PAREGGIO di bilancio. Se lui pensava di votare invece l’equilibrio, è un suo problema. Che Alesina e Giavazzi l’abbiano attaccato per quello che pensava di fare può essere vero; quello che ha materialmente fatto è stato votare per il pareggio di bilancio. Se lui pensava in ogni caso di esserci andato vicino a cambiare tutto ma poi l’hanno incastrato, ricordi che andarci vicino vale solo a bocce. In più, come ha ricordato l’AGI qualche tempo fa, il 5 marzo 2012, quando la Camera ha dato definitivamente il suo via libera – in seconda lettura – alla legge costituzionale che ha introdotto il pareggio di bilancio in Costituzione, Giorgetti si era espresso in modo nettamente favorevole al provvedimento.

Il suo intervento in aula cominciava così: “Signor Presidente, il risanamento e la stabilizzazione della finanza pubblica rappresentano la pre-condizione per consentire all’Italia di affrontare con successo gli scenari competitivi determinati dalla globalizzazione e di registrare tassi di crescita economica adeguati”.

Giorgetti, poi, sottolineava come la norma uscita dai lavori della Camera fosse coerente anche con il Fiscal Compact, che era stato approvato in sede europea successivamente all’inizio della trattazione a Montecitorio dell’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione.

Diceva a tal proposito Giorgetti: “Abbiamo anche la soddisfazione di sottolineare che ciò che abbiamo in qualche modo scritto noi in Commissione è coerente con quello che poi è stato definito in sede europea. Allo stesso tempo il provvedimento, per come è congegnato, è tale da lasciare al livello nazionale quel margine di discrezionalità necessario ad affrontare contingenze future ed eventi imprevisti”.

Insomma, per il deputato della Lega era un buon provvedimento, che non avrebbe legato eccessivamente le mani ai futuri esecutivi.

Quanto alle critiche secondo cui il rigore avrebbe limitato le possibilità di crescita per l’economia, Giorgetti infatti sosteneva che “il provvedimento (…) presenta margini di elasticità e di flessibilità non trascurabili e (…) agevola (…) il perseguimento in ambito europeo di strategie che si pongano come obiettivi la crescita, l’occupazione e la competitività”.

Infine, la flessibilità nel deficit è già contenuta nelle regole europee e dipende da criteri che non ha inventato Giorgetti. Il quale, semplicemente, tenta la supercazzola ma… non va.

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