Tutti i morti che ha fatto la guerra di Salvini alle ONG e la strategia dei porti chiusi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-10

Per mesi ci hanno ripetuto il ritornello “meno ONG uguale meno partenze uguale meno morti in mare”. La tragica verità è che mentre Salvini “chiudeva i porti” e se la prendeva con i “vice-scafisti” i migranti hanno continuato a morire

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Meno ONG, meno partenze, meno morti in mare. Questo è stato lo slogan che riassume la gestione dell’immigrazione da parte di Matteo Salvini e del Governo Conte 1. Secondo la propaganda leghista impedire alle ONG di effettuare le operazioni di salvataggio avrebbe convinto i migranti a non tentare la traversata del Mediterraneo (perché non c’erano garanzie di essere salvati) e così avrebbe ridotto le partenze e di conseguenza i morti in mare. Non è stato così.

La bufala del pull factor e delle ONG causa dei morti in mare

Per mesi Salvini, la Lega e diversi giornalisti hanno sostenuto che l’unico modo per diminuire le morti in mare era quello di bloccare le operazioni delle ONG nel Mediterraneo Centrale. La tesi alla base di questa affermazione, che il Governo Conte One ha tradotto in pratica con i “porti chiusi” era che le imbarcazioni delle ONG costituivano un fattore di attrazione (pull factor) nei confronti dei migranti. In buona sostanza i migranti partivano dalle coste libiche perché sapevano che anche qualora si fossero trovati in difficoltà ci sarebbe stato qualcuno a metterli in salvo. Corollario: le ONG erano in combutta con gli scafisti.

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La magistratura però non ha trovato nessuna prova di contatti e rapporti tra trafficanti e ONG mentre i dati raccolti dal ricercatore dell’ISPI Matteo Villa dimostrano che l’idea che la presenza delle imbarcazioni umanitarie favorisca le partenze è completamente campata in aria. Le due cose vanno di pari passo: in assenza di accordi con gli scafisti i migranti non possono avere alcuna certezza che saranno salvati. I trafficanti di esseri umani possono certamente raccontare ai loro “clienti” che durante la traversata qualcuno li salverà, ma questo non significa che una volta che si sono imbarcati sui gommoni e sui barchini i migranti sappiano che ci sarà qualcuno ad attenderli o a salvarli. Così come non sanno che Salvini ha “chiuso i porti” o che le ONG non ci sono.

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Anche la chiusura dei porti non ha certo contribuito a diminuire le partenze. Come abbiamo scritto una diminuzione delle partenze dalla Libia si stava già verificando prima dell’avvento di Salvini al Viminale (grazie agli scellerati accordi del Governo Gentiloni con i Libici). Quello che è successo con Salvini è che gli arrivi hanno continuato a diminuire mentre le partenze non sono calate in maniera proporzionale. La vita degli equipaggi delle ONG – e dei migranti da loro salvati – è stata resa più difficile mentre i barchini degli scafisti continuavano ad arrivare e approdare indisturbati. Perché nessuno ha bloccato quegli sbarchi, che sono la maggioranza.

Come i morti in mare sono aumentati durante la guerra di Salvini alle ONG

Ciononostante la Lega e giornalisti come Annalisa Chirico hanno continuato che ad una diminuzione delle partenze avrebbe – anzi ha, senza il condizionale – diminuito il numero di morti. Questo però è falso, perché durante la gestione Salvini, quella dei porti chiusi e la guerra alle ONG, i morti non sono diminuiti.

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Lo dicono i dati pubblicati su Twitter da Matteo Villa dell’ISPI. Quando Salvini era al Viminale il rischio di morte in mare per i migranti che affrontavano la rotta dalle coste del nord Africa all’Italia è passata dal 2.1% della gestione Minniti al 5,7% (nel periodo da giugno a dicembre del 2018) e al 6,7% del secondo semestre del Governo Conte 1. In pratica il rischio di morire in mare durante la traversata era più che triplicato.

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Via Twitter.com

Attualmente, ma siamo ad appena quattro mesi del nuovo esecutivo, il rischio di morire nel Mediterraneo Centrale si è ridotto all’1,7%. La differenza? Il nuovo governo ha smesso di fare la guerra alle ONG e anche se i Decreti Sicurezza non sono ancora stati abrogati i porti non vengono più chiusi (almeno formalmente, perché anche il Conte 2 ha dimostrato un discreto cinismo sull’argomento).

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Fonte: Matteo Villa via Twitter.com

In termini assoluti il numero di morti che ci è costata la strategia di Salvini è evidente. Villa scrive che «malgrado un calo del 60% nelle partenze, i morti in mare con Salvini sono aumentati». Ecco che crolla la teoria secondo la quale “Meno partenze e meno ONG” significa meno morti in mare. In mare i migranti hanno continuato a morire perché non c’era nessuno a salvarli e perché chi li salvava veniva bloccato per giorni e settimane al largo delle coste italiane (o mandato in Spagna) per impedire che le operazioni di salvataggio si svolgessero con regolarità. Il Governo Conte 1, così come già il Governo Gentiloni, ha preferito “appaltare” il salvataggio dei migranti alla sedicente guardia costiera libica, raccontando la farsa che la Libia era un paese sicuro dove poter far sbarcare i migranti. Le condizioni attuali della Libia, l’intervento della Turchia, la guerra tra le forze di Al Sarraj e Haftar dimostrano quanto i nostri governanti ci abbiano mentito per consentirci di stare con la coscienza in pace.

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