A cosa è servito al PD non fare niente perché “portiamo voti a Salvini”?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-28

Clamoroso: continuare le stesse politiche di Salvini porta voti a Salvini e delude gli elettori del centrosinistra che speravano davvero in una discontinuità. Che a questo punto non si sa quando e se arriverà mai, visto che così facendo il PD salva la poltrona (e regala l’Italia alla Lega)

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L’inedita alleanza M5S-PD ha perso, male, le elezioni regionali in Umbria. Una sconfitta che brucia, perché da cinquant’anni la regione era governata dal centro sinistra. Ma non si può certo dire che sia stata una sorpresa, anche visto come si è conclusa l’esperienza della giunta guidata da Catiuscia Marini. Ma c’è un altro fattore che ha senz’altro influito sull’esito del voto: quello che sta facendo il governo Conte Bis.

Quand’è che il governo inizierà a governare?

Oggi il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, che è stato tra i grandi sostenitori di un’alleanza con il M5S, ha twittato la sua analisi della sconfitta: «non mi sembra particolarmente acuta l’idea che poiché anche presentandoci insieme abbiamo perso l’Umbria, è meglio andare divisi alle prossime regionali. L’onda di destra si ferma con il buon governo e con l’allargamento e l’apertura delle alleanze, non di certo ridividendoci». Insomma per Franceschini per fermare Salvini bisogna governare bene assieme. E forse dalle parti del PD sarebbe il momento di iniziare una riflessione su cosa significhi “governare bene” e “governare con il M5S”.

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Perché fino ad ora non si è visto né l’uno né l’altro. Il governo Conte 2 nasce su un’unica premessa: la discontinuità rispetto al Conte One, quello fortemente condizionato dalla Lega e da Matteo Salvini (che pure erano la componente di minoranza). A due mesi di distanza possiamo affermare che quella discontinuità non c’è stata. O meglio: l’unica discontinuità è che Salvini e i ministri leghisti non sono più al governo. Ma le politiche su cui era lecito attendersi un cambio di passo sono rimaste le stesse. Per mesi abbiamo rimproverato alla Lega di aver continuato a fare promesse senza aver fatto nulla nel concreto. Questo governo riesce a fare ancora peggio: non fa promesse, e se le fa sono le stesse di prima, e non è in grado di governare in maniera diversa.

Da Quota 100 ai porti chiusi, la discontinuità che non c’è

Il Partito Democratico ha detto di sì al taglio del numero dei parlamentari, una misura fortemente voluta dal M5S sulla quale i Dem avevano sempre votato contro. Lo ha fatto senza ottenere nulla in cambio. E sì che di contropartite ce n’erano. Eppure sia il Reddito di Cittadinanza, che non è servito a nulla, che Quota 100 (che non ha aumentato l’occupazione) sono rimaste lì. Si dirà che non si è voluto toccare Quota 100 per non fornire alla Lega un pretesto per attaccare il governo. Ma a Salvini non servono certo dei pretesti. Tant’è che sono settimane che si dice pronto a fare le barricate in Parlamento (proprio lui, che in Aula ci va davvero poco) qualora il Governo avesse voluto toccare Quota 100. E questo per i suoi elettori è sufficiente perché è come se l’esecutivo l’avesse fatto davvero. Anzi senza dubbio ci sarà qualcuno che ha pensato che è stato grazie all’opposizione di Salvini che la misura non è stata toccata.

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La manovra di bilancio si concentra così su una cosa che gli elettori faticano a capire: l’aumento dell’Iva. Visto che non c’è stato è successo esattamente come aveva promesso la Lega. Solo che a pagare il conto è stato il governo attuale, non quello precedente. Nemmeno il taglio del cuneo fiscale, che avrebbe dovuto dare soldi ai cittadini più poveri riesce nell’intento. Anzi: per i tecnici del Ministero dell’Economia saranno tagliati fuori proprio quelli che guadagnano da zero a 8174 euro l’anno; i più poveri. A questo aggiungete le uscire maldestre di questi mesi su tasse sulle merendine e sulle bevande gassate e la Lega ha avuto buon gioco a proporsi come alternativa al “partito delle tasse”. Il tutto senza che dal campo opposto si levasse una voce chiara sulla flat tax che la Lega avrebbe voluto varare con la sua manovra di bilancio (senza dire dove avrebbe trovato i soldi).

Il cinismo del governo Conte 2 sui migranti della Ocean Viking

A tutto questo va aggiunto un altro elemento fondamentale: la questione immigrazione. Il governo aveva iniziato bene: parlando dei veri numeri degli sbarchi, ricordando che i porti non sono mai stati chiusi e addirittura riuscendo a dare vita ad un accordo a quattro per la redistribuzione dei migranti. Ma le cose sono finite lì. Perché quell’accordo non è ancora stato ratificato, perché in Europa il M5S ha sostanzialmente continuato a perseguire la linea tracciata da Salvini (e Toninelli, secondo alcune versioni) e perché le ONG si sono trovate nella stessa identica situazione di prima.

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L’ultimo caso, proprio a cavallo dell’ultima settimana di campagna elettorale, è quello dei 104 migranti soccorsi dalla Ocean Viking, la nave operata da SOS Mediteranee e Medici Senza Frontiere. Il cinismo del Governo, quello della discontinuità, è stato davvero senza confini. In sostanza ha ignorato le richieste di indicare un porto sicuro. Lo ha fatto per paura che Salvini potesse sfruttare lo sbarco dei migranti a suo vantaggio.

Portiamo voti a Salvini from Gipi (Gianni Pacinotti) on Vimeo

Ma come nel corto di Gipi, dove bisogna stare immobili perché qualsiasi cosa si fa “porta voti a Salvini” finisce che si fa il gioco di Salvini. Perché la mancanza di discontinuità dimostra un’unica cosa: che l’unico modo di affrontare le questioni è quello di Salvini. E come al solito tra la brutta copia e l’originale l’elettore diffida delle imitazioni e sceglie l’usato sicuro. Quello che non ha paura di parlare di porti chiusi rispetto a quello che invece ha dimostrato di avere molta più paura di 104 migranti di Salvini, che almeno li usava per fare campagna elettorale e per agitare lo spettro dell’invasione. L’attuale governo invece dei migranti ha doppiamente paura: perché teme che “portino voti a Salvini” e perché ancora schiavo delle logiche di criminalizzazione delle ONG. Con la differenza che Salvini quella narrazione la creava e l’alimentava: il PD la subisce pur essendo al governo. A questo aggiungete che mentre Salvini batteva palmo a palmo l’Umbria ministri e sottosegretari si sono fatti vedere poco (per non dire nulla) e il Presidente del Consiglio se ne è uscito con la storia che «l’Umbria non conta niente, ha meno abitanti di Lecce». Musica per le orecchie dei leghisti, che forse se fossero stati al governo non avrebbero preso così tanti voti.

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