Economia

Il contropiede di Tria in Cassa Depositi e Prestiti

neXtQuotidiano 22/07/2018

Il ministro dell’Economia nomina i suoi nel CdA. E il governo scopre che sarà difficile piegarlo. A meno che non lo cacci

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«Non deciderò tutto da solo. Ma nessuno può decidere contro di me». In questa frase attribuita dal Corriere della Sera a Giovanni Tria, pronunciata dopo la piccola crisi dello spread arrivata in seguito alle allegre dichiarazioni della maggioranza Lega-M5S, c’è tutto lo scontro tra via XX Settembre e il resto del governo, che tiene ancora in bilico il ministro dell’Economia anche dopo il compromesso sulle nomine di Cassa Depositi e Prestiti e della direzione generale del Tesoro. Spiega oggi Federico Fubini:

La regola di fondo del ministro («non si decide contro di me») resta comunque attiva e lo si vedrà martedì all’assemblea di Cdp. Tria ha sì accettato un compromesso sull’ad, chiamando un manager interno e competente come Fabrizio Palermo. Ma il consiglio di amministrazione sarà in misura determinante di stretta emanazione del Tesoro. Non solo nel consiglio allargato ci saranno il direttore generale entrante, Alessandro Rivera, e il ragioniere dello Stato riconfermato, Daniele Franco.

daniele franco ragioniere dello stato

Anche i sei di nomina governativa nel consiglio ristretto saranno vicini al ministro: fra loro un dirigente del ministero (probabile Antonino Turicchi) e almeno un accademico di rango (si pensa a Luigi Paganetto). Dunque la lezione della battaglia per Cdp probabilmente non è che il ministro dell’Economia ora conta meno. Non perde influenza su Cassa e consolida la continuità nella squadra del ministero. Del resto che Tria pesi lo si è visto, paradossalmente, proprio in quell’allarmante balzo di nove punti dei rendimenti dei titoli di Stato decennali venerdì alla sola ipotesi che davvero contasse di meno.

Insomma, il canarino nella miniera è vivo e lotta insieme a Tria. Daniele Franco, già protagonista di scontri con il governo Renzi, per ora è riconfermato in Ragioneria e a quanto pare sarà difficile per la maggioranza Lega-M5S avere ragione del ministro dell’Economia. Se non cacciandolo.

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