Tria decide che è meglio tirare a campare che tirare le cuoia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-07-20

Il ministro dell’Economia cede sul nome per Cassa Depositi e Prestiti. Ma intanto incassa l’ok per il suo direttore generale preferito

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Era il 17 febbraio del 1991 quando Giulio Andreotti, parlando con l’inviato dell’ANSA durante un convegno a Foligno, pronunciò la famosa frase “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”, rispondendo a Ciriaco De Mita che invece sosteneva che fosse meglio andare a elezioni invece che tirare a campare. In molti videro nelle poche parole del Divo Giulio l’intenzione di minacciare l’altro leader DC, suo storico nemico. Ma oggi il senso letterale della frase viene in mente per notare che dopo le voci sulle dimissioni di Giovanni Tria è stato trovato un accordo per i vertici di Cassa Depositi e Prestiti.

Tria decide che è meglio tirare a campare che tirare le cuoia

L’accordo però è piuttosto chiaro e si fonda sulla sconfitta politica del ministro dell’Economia: il premier Conte e i ministri Tria e Di Maio, insieme al Sottosegretario Giorgetti avrebbero raggiunto l’intesa sul nome di Fabrizio Palermo, attuale direttore finanziario di Cdp, come amministratore delegato dell’Istituto. Non è un mistero che invece il ministro volesse in quel ruolo Dario Scannapieco, che invece non ce l’ha fatta.

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Il totonomi su CDP (La Stampa, 20 luglio 2018)

Tria quindi decide anche lui che è meglio tirare a campare piuttosto che tirare le cuoia, esattamente come aveva fatto in occasione dello scontro con Boeri fomentato dal complottismo di Di Maio. Nell’occasione si scrisse che Daniele Franco, Ragioniere Generale dello Stato, fosse come il canarino nella miniera per l’Unione Europea: la sua giubilazione avrebbe dato la prova del rischio esplosione imminente.

Ma Tria incassa Alessandro Rivera come DG

Per valutare meglio la situazione però va anche segnalato che sarà Alessandro Rivera a ricoprire il ruolo di direttore generale del ministero del Tesoro. Rivera attualmente è responsabile della Direzione sistema bancario e affari legali, e ha gestito in pratica tutte le ‘partite’ più importanti, dalle regole sull’Opa alla corporate governance prendendosi anche delle soddisfazioni importanti: dopo la fase dei Tremonti bond, il Financial Times nel 2001 arrivò a definirlo uno dei “supermen” del Tesoro. Rivera ha 47 anni, è aquilano, ha collaborato in passato con i ministri Vincenzo Visco, Giulio Tremonti, Domenico Siniscalco, Tommaso Padoa-Schioppa, Mario Monti, Vittorio Grilli, Fabrizio Saccomanni, Pier Carlo Padoan, e infine con Tria.

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Giovanni Tria durante l’audizione (foto da: Camera.it)

Ma la caratteristica principale di Rivera è che il suo nome era fino all’altroieri inviso alla maggioranza Lega-M5S: un articolo del Fatto Quotidiano a firma di Marco Palombi sosteneva che a seconda della scelta di Tria si potesse comprendere se il ministro fosse un “infiltrato” di Bruxelles oppure no, visto che i gialloverdi caldeggiavano la nomina di Angelo Guglielmi di Mediobanca e poi di altri profili, perché accusavano Rivera di essere stato “il protagonista delle sfortunate performance italiane nelle trattative con l’Ue sul tema in questi anni”. Insomma, Tria ha incassato su CDP per vincere sulla direzione generale del Tesoro, magari in attesa di tempi migliori o magari della rottura con la maggioranza in occasione di dossier più caldi come la legge di bilancio. Niente male per un “infiltrato”.

Leggi sull’argomento: Giovanni Tria: un “infiltrato” nel governo?

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