Come la Lega fuori dal Governo ricicla l’idea dell’uscita dall’euro

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-08-22

È tornata la Lega di lotta, e i leghisti finalmente liberi dalle incombenze e le responsabilità di dover governare un Paese possono finalmente dire tutto quello che vogliono. Salvini promette una manovra da 50 miliardi di euro, Borghi e Bagnai ammiccano ai no-euro per una eventuale uscita dalla moneta unica, ma solo se il Popolo sarà d’accordo eh!

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Finisce il Governo Conte e inizia l’era delle promesse elettorali della Lega. Il partito di Matteo Salvini, libero dalle responsabilità di governo, può ora galoppare a briglia sciolta nelle praterie sterminate del populismo e del sovranismo. Il ministro dell’Interno ha dato il La con il suo discorso, promettendo una manovra da 50 miliardi di euro (che nessuno sa dove siano). I leghisti lo seguono a ruota ammiccando ad un altro tema forte caro a Salvini e alla Lega Nord: l’uscita dall’euro.

Come la Lega usa i no-euro per prendere voti

L’uscita dalla moneta unica (variamente presentata come “ridiscussione totale” dei Trattati di Maastricht o uscita dall’Unione Europea) è per gli elettori leghisti quello che per il toro nella plaza de toros è il drappo rosso sventolato dal matador. E l’esito di un’uscita dall’Euro sarà lo stesso di una corrida dove ad avere la peggio e sempre la Bestia, anche quando il torero viene incornato o calpestato. La Lega ha già usato i no-euro italiani per andare al potere nel 2018, salvo poi dimenticarsi di tutte le promesse quando l’uscita dall’euro non venne inserita nel contratto di governo. Alcuni celebri rappresentanti dell’itaexit sono stati eletti al Parlamento Europeo. È il caso di Francesca Donato, che un paio di giorni fa ha detto che «la fine dell’euro è un evento che avverrà prima o poi, ma oggi non è realistico pensare che sarà una scelta di un singolo Paese membro» e che insomma non c’è poi così tanta fretta di tornare alla vecchia lira.

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Dopo il discorso di Salvini in Senato i no-euro hanno rialzato la testa. È il momento di sognare in grande. Se si andrà al voto e Salvini diventasse premier perché non accarezzare l’idea che l’Italia possa uscire dall’euro? Come al solito i due no-euro di punta della Lega non fanno nemmeno vaghe promesse, si limitano ad ammiccamenti che per chi sa di cosa stanno parlando valgono oro (della Banca d’Italia ça va sans dire).

Durante il suo discorso al Senato il Senatore Alberto Bagnai ha puntato il dito contro l’eventuale Governo di responsabili – «responsabili si chiamano oggi gli ascari di Bruxelles, come sappiamo» – e attaccato il ministro dell’Economia Tria «che aveva parlato di deficit molto contenuti e quindi fondamentalmente bisognava scordarsi un significativo taglio delle tasse». Insomma secondo questa visione delle cose Salvini ha rotto l’alleanza di governo per l’Europa (e le sue regole). A questo punto si dovrebbe chiedere a Bagnai chi ha indicato la figura di Tria come ministro dell’Economia. La risposta magari va cercata proprio dalle parti dei no-euro visto che pare il suggerimento sia venuto da quel Paolo Savona già ministro agli Affari Europei e ora alla Consob.

Nel programma della Lega ci sarà nero su bianco l’uscita dall’Euro?

Nei giorni successivi alle dimissioni di Conte sono numerosi i tweet ricchi di suggestioni che piacciono ai no-euro. Ad esempio la citazione del Trattato di Costanza con cui Federico Barbarossa concedeva ai comuni della Lega Lombarda il diritto diritto di imporre tasse, battere moneta, amministrare la giustizia. «Finirà così» scrive Bagnai su Twitter. E in un altro cinguettio torna a dare un colpo ai “metodi mafiosi” e al “voto di scambio” dell’UE che secondo un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore “potrebbe” (non c’è alcuna certezza) concedere maggiore flessibilità per la nuova manovra di Bilancio di un governo senza la Lega. Ma il dato fondamentale è che quella manovra sarebbe una manovra senza le assurde e roboanti richieste di Salvini, quello che vorrebbe la flessibilità per abbassare le tasse ai più ricchi e aumentare il debito pubblico a dismisura.

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Si resta in ogni caso nel campo delle ipotesi. Purtroppo grazie alla grande fuga di Salvini dalle responsabilità di governo non potremo mai vedere come il Capitano se la sarebbe cavata con la Legge di Bilancio 2020, quella nella quale si dovranno trovare 23 miliardi di euro solo per evitare l’aumento dell’Iva al 25,2%.

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Ma l’uscita dall’euro quindi? Che ad Alberto Bagnai e a Claudio Borghi la moneta unica (e l’Unione Europea) non piacciano è cosa nota, ma da qui ad uscire ce ne corre. Ed infatti il Presidente della Commissione Bilancio della Camera ribadisce che non uscirebbe mai dall’euro «senza pieno mandato democratico a farlo». Questo significa che per Borghi bisogna chiedere esplicitamente agli elettori se sono d’accordo con il progetto (a proposito, quale?) di uscire dalla moneta unica.

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Fonte

Vale a dire che la Lega, se davvero vorrà uscire dall’euro, dovrà scriverlo nel programma elettorale e spiegare agli elettori come intende farlo (di notte senza dirlo a nessuno come prevede il Piano B o  attivando l’articolo 50 come sta tentando di fare il Regno Unito da tre anni). Senza dubbio la Lega non potrà dire che intende “ridiscutere i trattati europei” come ha scritto nel programma elettorale 2018. In quel programma poi si parlava di trovare un accordo con i partner europei per un “percorso condiviso” di uscita.

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Ipse dixit

Perché pochi hanno capito cosa vuol dire (al punto che Borghi si è stufato di spiegarlo) e perché per farlo bisogna trovare un accordo con tutti gli altri Stati membri, cosa un filo difficile da realizzare anche se hai il pieno mandato popolare. Ma dal momento che Salvini non è ancora stato in grado di dire come vuole realizzare la Flat Tax (che pure è nel contratto di governo a differenza dall’Eurexit) è altamente improbabile che il tema dell’uscita dall’euro venga sollevato in campagna elettorale. Rimarrà così, sotto traccia, tra allusioni e ammiccamenti di quei senatori e deputati che vogliono tornare alla lira ma sanno bene che gli imprenditori del Nord andrebbero a prenderli a casa coi forconi. Ci pensa Giorgetti a rassicurarli, oggi sul Giornale in un articolo di Adalberto Signore è riportato un virgolettato del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che definisce «economisti
improvvisati» Alberto Bagnai e Claudio Borghi, i due no-euro che sarebbero tornati a “sussurrare consigli economici” nelle orecchie di Salvini.

Leggi sull’argomento: Salvini, Di Battista e Buffagni: i tre che vogliono ancora il governo Lega-M5S

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