Salvini, Di Battista e Buffagni: i tre che vogliono ancora il governo Lega-M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-08-22

L’ipotesi di un ritorno dei gialloverdi perorata da alcuni big grillini di peso oltre che dal Capitano. E compare l’incognita di un voto su Rousseau. Che potrebbe bocciare l’alleanza con il PD

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Mentre la trattativa tra Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle per la formazione del nuovo governo avanza – e Travaglio già sceglie i ministri – c’è un vento contrario che soffia invece dalle parti della Lega e del M5S per una riedizione riveduta e corretta dei gialloverdi. E se pare abbastanza normale che il leader della Lega Matteo Salvini sia da quella parte della barricata, sorprende che sulla stessa linea siano molti big grillini.

Salvini, Di Battista e Buffagni: i tre che vogliono ancora il governo PD-M5S

Tra cui, a sorpresa, Alessandro Di Battista. Il quale non dà segni di vita sui social network dal 18 agosto, e come sapete quando Dibba il Sommergibile scompare c’è sempre qualcosa sotto: l’ultima assenza, durata oltre un mese, derivava dal dissenso scoppiato con Luigi Di Maio e la dirigenza grillina all’epoca delle elezioni europee. Ora il suo dissenso, spiega Tommaso Ciriaco su Repubblica, riguarda la trattativa con il PD e sfrutta anche le ambizioni del Capo Politico, che rischia di trovarsi in retrovia in caso di nuovo esecutivo:

L’ala filoleghista, assai minoritaria ma che conta su Alessandro Di Battista e Stefano Buffagni, è comunque decisa a farsi sentire. Pressa Di Maio, gli chiede di lasciare aperto uno spiraglio per una ricucitura che, al momento, appare più che improbabile. Il problema è che voci sempre meno isolate iniziano a mettere in discussione anche la figura di Conte. Bastava ascoltare ieri alcuni grillini di peso in Transatlantico: c’è chi gli rimprovera eccessiva arrendevolezza con Salvini nei quattordici mesi di governo, e chi invece gli imputa una strategia volta a scalzare Di Maio. Un ulteriore freno a un bis.

giuseppe conte

Proprio Di Maio soffre in questa fase pene politiche di non poco conto. Sa che un patto con il Pd rischia di consegnarlo alle retrovie del governo, di spingerlo forse addirittura fuori dall’esecutivo, costringendolo a riporre nel cassetto il suo sogno: la Farnesina o, in seconda battuta, il Viminale. Ciononostante, ha bisogno di evitare il voto. Per questo oggi al Colle porterà i temi cari al Movimento – dal salario minimo all’acqua pubblica, il taglio dei parlamentari, la riforma della giustizia e del conflitto d’interessi – e chiederà di trattare un nuovo esecutivo partendo proprio dai contenuti. Non con tutti, però: con il Pd. Un modo per cogliere la mano tesa da Zingaretti, assecondare i cinque punti programmatici dem e accogliere l’invito del Colle a fare in fretta.

Una possibile riedizione dei gialloverdi non prevede ovviamente Conte, dopo l’intemerata contro Salvini al Senato. Ma potrebbe vertere anche su basi differenti, oltre che sul diverso peso della Lega all’interno della maggioranza.

Salvini e il governo con il M5S

Dall’altra parte a tirare i fili c’è Matteo Salvini. Che ha finora ignorato la proposta nascosta del MoVimento 5 Stelle di continuare a governare ma senza di lui al governo, anche perché non vuole in alcun modo mollare la macchina di propaganda del Viminale. Spiega oggi Repubblica che quando il Capitano e i due capigruppo Molinari e Romeo varcheranno oggi pomeriggio la porta della Studio alla Vetrata del Quirinale, stavolta soli, senza i forzisti, rassegneranno nelle mani del capo dello Stato una disponibilità che fino a ieri era tutt’altro che scontata. Si dichiareranno cioè «pronti a sostenere anche un governo di transizione, un esecutivo elettorale, per approvare la manovra in autunno e poco altro, pur di tornare al voto a febbraio, mal che vada in primavera». Ma attenzione agli altri piani:

Di certo, è il piano B che verrà presentato, in alternativa a quello A, scontato, che è il ritorno alle urne. «Per noi esistono elezioni, punto e basta, questo diremo a Mattarella», ha tagliato corto il ministro dell’Interno coi suoi parlamentari e poi fuori davanti alle telecamere, prima della foto di rito tutti insieme per dimostrare che il partito è unito a dispetto delle indiscrezioni.

La terza soluzione verrà offerta invece come una sorta di improbabile subordinata. «Non torneremmo mai più in un governo guidato da Conte», ha detto ai suoi Salvini. Non escludendo invece un clamoroso ritorno con Di Maio (mai attaccato nella riunione coi parlamentari) se accettasse di tornare al tavolo. «Le possibilità non sono molto alte, però in politica mai dire mai – ammette al Tg2 il capogruppo al Senato Romeo – Sarebbe sbagliato chiudere tutte le porte». Uno scenario da 1-X-2, insomma.

luca morisi matteo salvini

Il voto su Rousseau per il governo PD-M5S

Ci sono anche altri esponenti del MoVimento 5 Stelle che gradirebbero la soluzione “Scurdammoce ‘o passato, simm’e Napule paisà“. Alessandro Trocino sul Corriere della Sera racconta che la situazione nei 5 Stelle è di apparente calma, ma in realtà non lo è affatto.

Perché a tirare i fili c’è una classe dirigente schierata fino a ieri con la Lega e che oggi, o domani, potrebbe allearsi al Pd. Lo dice bene Carlo Sibilia, che pure è durissimo contro Salvini: «Sono appena uscito dal ministero: è chiaro che i rapporti con i leghisti non si sciolgono dall’oggi al domani». Chiaro. Come è probabile che sia vero quanto raccontano i 5 Stelle, e cioè che i parlamentari leghisti stiano bombardando di telefonate nostalgiche i colleghi del Movimento. Fatto sta che sui social ci sono scintille su chi dice «mai con il Pd» e chi è possibilista. Il consigliere regionale Davide Barillari si espone così: «No a un accordo con il Pd: Zingaretti è come Renzi. L’idea di allearsi con loro fa inviperire molti attivisti. Bisogna ascoltarli».

giuseppe conte coniglio mannaro

Paola Taverna a colloquio con il Fatto dice che lei personalmente avrebbe preferito le elezioni ma poi annuncia, o meglio dice che sarebbe necessario, un voto su Rousseau sull’alleanza con il Partito Democratico. «Spero però che il Movimento abbia il tempo necessario per consultare i propri iscritti. Qualunque decisione verrà presa, sarebbe molto importante sentire il parere della gente sul web, sulla piattaforma Rousseau». Quello “spero” con cui inizia la frase tradisce che non c’è entusiasmo da parte degli altri big grillini sulla consultazione. Forse perché stavolta c’è davvero il rischio di perderla.

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