Le giravolte di Borghi e Bagnai per spiegare ai noeuro l’addio di Savona al governo

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-02-07

L’uscita di Paolo Savona dal governo ha gettato nel panico i noeuro. Cosa succederà ora che il professore non potrà più guidarci fuori dalla UE? I due parlamentari leghisti consolano le truppe ricordando la prima regola del No Euro Club: nessuno può parlare del Grande Piano che Non Possono Dire

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Alla fine è successo, Paolo Savona lascia il governo per andare a dirigere la Consob. I noeuro però fanno fatica ad accettare che l’uomo di punta della strategia segreta del governo gialloverde per uscire dall’Euro ridiscutendo il trattato di Maastricht possa andarsene così. Non è che fa parte di un piano doppiamente segreto? Una sorta di mossa da abile giocatore del gioco delle tre carte per nascondere la pedina vincente agli occhi di Sauron/BCE/Commissione europea? Se non fosse che il gioco in questione è truccato sarebbe quasi da crederci.

Alberto Bagnai invita i no euro ad avere fiducia in Dio

Non si sa, perché nel mondo dell’uscita dall’euro nulla è certo e può essere dato per scontato. Lo dimostrano le difficoltà della Brexit, e i britannici non dovevano uscire dalla moneta  unica ma “solo” dall’Unione Europea. Su questo percorso attraverso l’ignoto in direzione della magnifiche sorti e progressive della sovranità monetaria si può raccontare agli elettori quello che si vuole. Come già era successo dopo che il governo ha accettato di fare un poderoso passo indietro sul 2,4% o quando Salvini ha detto che in fondo nell’euro non si sta poi così male i noeuro non hanno preso bene la notizia dell’addio di Savona.

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E così ieri la piccola community degli euroscettici è andata in fibrillazione. La scintilla che ha fatto scoppiare l’incendio è stato il post di un utente che ha scritto “we have no trust in this government”. Una mozione di sfiducia in piena regola, anche se formulata nella lingua d’Albione (o forse più significativa proprio per quello). Il senatore leghista Alberto Bagnai non perde tempo e posta una risposta sibillina, un biglietto da un dollaro con il celebre motto degli Stati Uniti d’America: in god we trust. Ovvero: abbiate fiducia in un potere superiore.

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Al presidente della Commissione Finanze del Senato non piace questo disfattismo, tipico (a suo dire) dei piddini con la sindrome dal ditino alzato. Eppure tra coloro che avevano accolto con entusiasmo il documento redatto da Savona dal titolo Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa e che prometteva una profonda riforma dell’Unione Europea serpeggia la delusione. Chi porterà avanti il piano ora che il professore è passato a miglior incarico?

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C’è chi accusa Bagnai di essere “un Marattin qualunque” perché sottovaluta il morale delle truppe noeuro. Ma il senatore leghista non demorde, anzi, sprona i suoi ad essere compatti dicendo che in sostanza non capiscono nulla (e mai ne capiranno) perché seguono Twitter e non la vita reale, che – assicura – è molto diversa. Pure le truppe vere non sono sui social (come ama twittare di continuo Luca Morisi “Twitter è deserto”).

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La meccanica quantistica dell’uscita dall’euro secondo Borghi e Bagnai

A quel punto entra in scena il presidente della Commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi che ripete il concetto: i noeuro che criticano la Lega (o il governo) non capiscono nulla di politica ed è meglio perderli che trovarli.

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In un tweet successivo Borghi spiega come stanno le cose. Se l’economia la si può spiegare (per far capire che l’euro è una truffa) la politica resta un fenomeno largamente impescrutabile: «se hai un piano i nemici non aspettano altro di saperlo, se non ce l’hai non puoi dirlo» scrive Borghi citando Savona che citava la teoria dei giochi. Insomma l’uscita dall’euro rimane dietro l’orizzonte degli eventi, volutamente nascosta per non prestare il fianco ad un eventuale contrattacco (anche di tipo speculativo).

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Questa però è la strategia di chi vorrebbe uscire dall’euro e dall’Unione Europea di nascosto, dall’oggi al domani senza dire nulla a nessuno (nemmeno agli elettori o ai cittadini). Un piano ben diverso dal mettere in discussione i trattati europei per smantellarli, cosa che non può che avvenire alla luce del sole, o dal cambiare l’europa dall’interno come vorrebbe Salvini. Ma alla Lega è sempre piaciuto stare con i pugni dentro il governo e un piede fuori.

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Chi non capisce questo linguaggio fatto di ammiccamenti, strette di mano segrete, concetti scritti in un modo ma per parlare di uscita dall’euro, è chiaramente un infiltrato. Non è un vero noeuro chi dice che l’uscita di Savona “è una beffa”, una delusione, uno schiaffo a chi sogna di liberarsi dal giogo della moneta unica. Savona ha tradito perché vuole gli Stati Uniti d’Europa? Giammai, era un piano per dimostrare l’irriformabilità dell’Unione Europea. Il governo ha tradito i no euro perché ha mandato via Savona? Assolutamente no. In primo luogo perché ad andarsene è stato Savona (e qui si potrebbe indagare sui motivi) in secondo luogo perché fa tutto parte di un piano che c’è ma non si può dire. Perché se venisse rivelato allora non si potrebbe uscire dall’euro. Ma chi pretende di governare in nome del popolo può davvero tenere il popolo all’oscuro di una decisione così radicale? Il fatto è che l’uscita dall’euro è come il gatto di Schrödinger: finché viene tenuto nella scatola esiste e non esiste, ma allo stesso tempo è un’ottima arma di propaganda. E questa, signori miei, è l’essenza della politica.

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