Chi era Vittorio Casamonica

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-08-21

La storia dei Casamonica si intreccia con quella del collettivo criminale più famoso di Roma, la Banda della Magliana. A partire dalla metà degli anni Settanta il clan si è ramificato a Roma, diventando poi la ruota di scorta della Bandaccia. Ora “nun se spigne un grammo de coca o fumo, a Roma” che i Casamonica non vogliano

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Non è la prima volta che Roma è teatro di un funerale come quello di Vittorio Casamonica. Nel 1981, racconta oggi il Fatto, Enrico Casamonica venne ucciso da un poliziotto durante una rissa. E alcuni “zingari”, raccontano le cronache dell’epoca, avevano bloccato la via Tuscolana con le loro auto, impedendo il passaggio. Centinaia di rom parteciparono al corteo funebre verso la chiesa di San Lorenzo portando una bara bianca, mentre si gettavano petali per strada. Niente elicottero, stavolta. Ma anche allora era chiara l’importanza e l’influenza della famiglia Casamonica nella criminalità a Roma. Vittorio Casamonica era considerato dalla stessa Questura un personaggio di secondo piano, non coinvolto attualmente in indagini e per questo “non attenzionato” dalla polizia giudiziaria. Non è mai stato condannato per associazione mafiosa. «Sono uno zingaro, vendo macchine», disse alla DIA nel 2004 quando era sospettato di associazione mafiosa. «Macchè mafia e mafia, non nego qualche errore del passato ma di mafia, usura e droga non voglio nemmeno sentir parlare».
vittorio casamonica re di roma
Ieri alcuni esponenti della famiglia Casamonica sono tornati davanti la chiesa dei funerali che hanno imbarazzato l’Italia. “Ma a chi abbiamo dato fastidio? È la nostra cultura, quando uno muore si usano le carrozze e i cavalli. A Vittorio piacevano tanto le feste e noi non volevamo fare una cosa di pianto e lacrime. Non era un affronto alla città” ha detto Luciano Casamonica, nipote del boss. “Quando abbiamo detto che era il “re di Roma”, volevamo dire che per noi è un re. La Chiesa accoglie tutti: quando se ne va qualcuno soltanto Dio giudica, non la politica”. I cartelloni affissi sulla chiesa con lo zio sullo sfondo di San Pietro e il Colosseo che inneggia alla conquista di Roma, la banda che intona “Il Padrino”. Spiega ancora il nipote del patriarca: “Dicono che Vittorio era un boss, ma la mafia è un’altra cosa. I politici parlano e infangano il nome dei Casamonica, ma cosa vogliono da noi. La mafia è dentro la politica. E se domani dovessimo celebrare un altro funerale di un Casamonica, lo faremo ancora più sfarzoso”.  La Rolls Royce? Risponde Luciano Casamonica, uomo di mezza eta’ ancora commosso, nipote di Vittorio: tutti usano macchine di lusso per i funerali, ce le hanno le pompe funebri. “Ma se io spendo una Rolls Royce o la Mercedes, siccome a lui a zio gli piaceva la Rolls giustamente non e’ che per cento o duecento euro uno si tira indietro per accontentare l’ultima volonta'”… E lo zio, lo ribadisce, mafioso non era. “Io mi rivolgo anche al Papa perché siamo persone che amiamo Dio. Tutti noi Casamonica siamo cattolici. Se ha sbagliato ha sbagliato per la legge non per il Signore”. Soprattutto ai politici vuole parlare: “E’ difficile che noi Casamonica facciamo un’intervista pero’ voglio rispondere alla politica, anche al signor Alfano, che noi siamo delle persone che rispettiamo la legge. Se uno sbaglia e’ giusto che paga, ma… Ma quale mafioso? Vittorio non e’ stato mai un mafioso. Lo sanno tutti qui, tutti i bar della Tuscolana. Non ha mai preso 50 euro di pizzo. E’ la gente che critica perché dice ‘ah i Casamonica‘ ma non e’ vero”.  La Corte d’Appello di Roma e i Carabinieri sapevano del funerale: proprio la Corte d’Appello aveva trasmesso ai Carabinieri di Campino un documento “urgentissimo” in cui si consentiva al figlio del patriarca del clan, Antonio Casamonica, agli arresti domiciliari, di partecipare alle esequie. La richiesta viene inoltrata dal legale di Antonio, Mario Giraldi, il 19 agosto, e viene accolta: l’imputato può “allontanarsi dalla propria abitazione alle ore 10 del 20 agosto 2015, per recarsi con i ptropri mezzi presso la chiesa di San Giovanni Bosco al Tuscolano, in Roma, e successivamente al cimitero del Verano, in Roma”, ma deve rientrare “alle ore 14 della stessa giornata”. Il documento viene inviato dal presidente della prima sezione della Corte d’Appello Giorgio Maria Rossi alla tenenza di Ciampino, con la scritta a penna “urgentissimo”. In extremis, la mattina del 20 agosto, Rossi firma inoltre il permesso per Loreta Casamonica, nipote di Vittorio, anche lei ai domiciliari: alla donna viene concesso di uscire per 5 ore, dalle 9 alle 14, e anche in questo caso il documento, che arriva ai carabinieri di Roma Tor Vergata meno di due ore prima dell’inizio della cerimonia, viene contrassegnato dalla scritta “urgentissimo”. Le immagini della cerimonia hanno fatto il giro del mondo: “Roma oltraggiata per i funerali in stile hollywoodiano del boss”, titola Fox News. “A un boss della mafia sono stati concessi funerali in stile hollywoodiano con un carro trainato da cavalli, petali di rose e la musica del Padrino”, racconta ai britannici il Daily Mail. “Funerali grandiosi e scioccanti per il capo del clan mafioso dei Casamonica“, titola Le Monde, che riporta, tradotta in francese, la frase di uno dei poster affissi all’esterno della chiesa: “Ho conquistato Roma, ora conquisterò il Paradiso”.
 
CHI SONO I CASAMONICA
Originari dell’Abruzzo, i Casamonica sono una famiglia di origine sinti trasformatasi, secondo la Procura antimafia, in un gruppo criminale da mille affiliati. Sono comparsi anche nell’inchiesta di Mafia Capitale. Le loro ramificazioni arrivano fino ad Abruzzo, Molise e Nord Italia. Spesso oggetto di indagini e retate, nel 2013 per loro anche una brutta storia che ha coinvolto un magistrato, Roberto Staffa, accusato di aver preteso favori sessuali dalla moglie di Consiglio Casamonica per liberare il marito. Il Pm è accusato oggi di concussione e tuttora a processo. Ma non c’è solo questo, come racconta oggi il Corriere:

Gli uffici della Procura di Roma hanno, da sempre, un pm specializzato. Fra questi, il procuratore aggiunto Alberto Caperna (morto nel 2013) aveva conosciuto un Casamonica intellettuale di mestiere. Biografo ufficiale della famiglia si presentò nel suo ufficio durante un’indagine per usura che aveva coinvolto Ferruccio Casamonica, rendendosi disponibile a ricostruire il complicato intreccio generazionale nel quale, disse, gli investigatori rischiavano di perdersi. In seguito al sequestro di beni — fra cui ventitrè ville con piscina, Rolls-Royce, Ferrari e una pista da trotto — ci fu chi ipotizzò che la consulenza del biografo fosse finalizzata a trarre
in salvo qualcosa, la pista da trotto forse. Il clan compare anche in Mafia Capitale, sia per il rapporto fra Massimo Carminati e Luciano Casamonica che per altro.

E poi c’è questa foto, che funestò la campagna elettorale per il sindaco di Roma nel 2013. All’epoca la presenza del pregiudicato Luciano Casamonica a una cena elettorale della cooperativa 29 giugno a cui era presente anche Gianni Alemanno fece scoppiare uno scandalo politico. Seppellito poi quando si scoprì che l’uomo ritratto nella foto aveva soltanto lo stesso nome del Luciano Casamonica conosciuto come boss, e aveva pagato il suo debito con la giustizia.
vittorio casamonica luciano
Ieri invece le esequie da fiaba: con carrozza d’epoca trainata da 6 cavalli con il pennacchio nero, 12 Suv e limousine, il tutto coronato da una cascata di petali di rosa piovuti dal cielo (con la partecipazione straordinaria di un elicottero privato). Un set cinematografico a tutti gli effetti la cui sapiente regia è rimasta nell’ombra, sconosciuta addirittura al prete che ha celebrato la messa che alla richiesta di spiegazioni è caduto dalle nuvole: le sue competenze – come hanno spiegato anche dal vicariato – sono circoscritte a quanto accade all’interno della chiesa. Non all’esterno, dove l’anonimo “scenografo” aveva posizionato gigantografie del malavitoso e dato il via a musiche evocative (tra l’altro la colonna sonora del Padrino). Una chiesa, la Don Bosco a Cinecittà, non nuova alle cronache. I Casamonica spuntano anche nell’inchiesta Mafia Capitale. Con a capo Giuseppe, raccontava l’inchiesta,  spacciano ai Castelli e sul litorale, un mercato considerato fiorentissimo. Uno di loro prende la stecca (20mila euro al mese) da Carminati per tenere sotto controllo i nomadi di Castel Romano. Attorno a loro ruotano i pesci più piccoli, che però aspettano di diventare grandi. Come Giovanni De Carlo, l’erede designato di Ernesto Diotallevi come uomo d’onore e luogotenente della mafia a Roma in una conversazione con il figlio (anche se poi spiegherà che lui stava solo parlando di donne), che abita a Piazza Cavour. O come  Lo Curto, Franco Gambacurta, che invece è il padrone di Montespaccato, la borgata sulla Boccea dove comandano i calabresi, e le vie sono così strette perché le auto parcheggiate sono macchinoni troppo grandi. Che però si piega quando uno gli viene a chiedere protezione: i soldi meglio ridarglieli, se c’è Carminati di mezzo. Il re è sempre il re.
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L’EPOPEA DELLA BANDA DELLA MAGLIANA
Ma la storia dei Casamonica si intreccia con quella del collettivo criminale più famoso di Roma, la Banda della Magliana. A partire dalla metà degli anni Settanta il clan si è ramificato a Roma, diventando poi la ruota di scorta della Bandaccia nel quadrante orientale della città. Mai finiti all’epoca sotto i riflettori della giustizia come clan, avevano una famiglia numerosissima con centinaia di fratelli, cugini, zii e nipoti, e fedele fino all’ultimo senza mai sgarrare con la “Madama”. Racconta oggi Carlo Bonini su Repubblica:

Tra gli anni Ottanta e Novanta, quelli “dell’emancipazione”, hanno potuto sostanzialmente acquisire e conquistare, con le buone e con le cattive, le principali piazze di spaccio, fedeli a una regola. Che il nemico si riduce invalido su una sedia a rotelle, spezzandogli le ossa una aduna,ma non gli si spara mai, perché sennò sono anni di galera. È accaduto dunque che, nel vuoto di una mattina di agosto, nell’inerte disattenzione riservata a quel funerale, neanche fosse una cerimonia in costume, i Casamonica non abbiano dovuto far altro che prendersi una chiesa, la don Bosco, nel cuore della loro “diocesi” criminale (Cinecittà, Roma Est) e occupare un proscenio che, dal dicembre scorso, aspetta solo di conoscere chi sarà l’erede e il garante dell’equilibrio spezzato dalla fine di Mafia Capitale.
“Pijamose Roma” è l’epitaffio che ha consegnato all’Epica gli ultimi padroni assoluti della città, la Banda della Magliana. “Pijamose Roma”, dicono ora loro, i Casamonica. O,comunque, sappiano tutti che è con loro che dovranno fare i conti gli aspiranti padroni della città. Non fosse altro, appunto, perché — come dicono loro — “nun se spigne un grammo de coca o fumo, a Roma” che i Casamonica non vogliano. In fondo, il funerale di Vittorio è stato solo un modo per ricordare che i vecchi mozza-orecchi cresciuti all’ombra di Enrico Nicoletti (il cassiere della Banda della Magliana), dello strozzo e del recupero crediti, si sono fatti grandi. E vogliono contare come tali. Una mafia che corre per la M maiuscola e nelle cui case i camini sono sempre accesi, anche in estate, perché si possa bruciare tutto quello che va bruciato quando alla porta bussano le guardie.

Intanto la Questura di Roma annuncia in una nota di aver avviato “accertamenti con l’Enac” sul “sorvolo ed il lancio di petali” da parte di un elicottero oggi a Roma durante i funerali di uno dei boss della famiglia Casamonica. “Allo stato – si legge nel comunicato – risulta noleggiato un velivolo commerciale di una società privata in via di individuazione che, per ordinarie modalità di sorvolo in un area non interessata a restrizioni di sicurezza, non necessita di autorizzazioni”. Il massimo del ridicolo, in questa situazione, sarebbe alla fine scoprire che… era tutto in regola.

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