Parco Archeologico di Centocelle: la terra dei fuochi dentro Roma

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-11-22

A febbraio del 2017 un’ordinanza della sindaca “prendeva atto” della situazione e disponeva entro trenta giorni a bonifica dell’area invasa da tonnellate di rifiuti. Ieri la Raggi ha disposto la chiusura del parco a causa della presenza di inquinanti oltre i limiti di legge. E la bonifica che fine ha fatto?

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Luigi Di Maio e il ministro dell’Ambiente Costa conoscono bene la situazione della Terra dei Fuochi in Campania. Chissà se però conoscono anche la sua versione romana che si trova all’interno del Parco Archeologico di Centocelle. Di sicuro però ne sono a conoscenza la sindaca Virginia Raggi e l’assessora all’Ambiente della Capitale Pinuccia Montanari. Un’ordinanza (la numero 200 del 20 novembre) con cui la ha stabilito la chiusura del parco. Il motivo? «Potenziale superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione stabilite per i terreni». In due parole: inquinamento ambientale.

Quando il M5S ordinava la rimozione dei rifiuti entro trenta giorni

I rilevamenti infatti hanno accertato la presenza di numerosi inquinanti oltre i limiti di legge tra cui  tallio, arsenico e piombo. Il tutto in un’area vicina ad una zona residenziale circondata da abitazioni (e autodemolitori). Da tempo infatti i 120 ettari del Parco sono diventati una vera e propria discarica, con rifiuti che arrivano fino a otto metri di profondità che spesso prendono fuoco. E dai roghi promanano fumi tossici  che ammorbano l’aria e che hanno un alto contenuto di diossina. La situazione è drammaticamente nota a residenti e comitati. I rifiuti infatti intasano i cunicoli e la rete di cavità sotto al parco (le cosiddette “fungaie”) e arrivando fino alle abitazioni. Anche al Comune ne è a conoscenza: con l’ordinanza numero 22 del 10 febbraio 2017 Virginia Raggi predisponeva l’adozione di provvedimenti urgenti per la messa in sicurezza ambientale del Parco Archeologico di Centocelle.

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L’ordinanza del 10 febbraio 2017 con la quale la Sindaca ordinava di predisporre un piano di bonifica

A gennaio del 2017 un incendio aveva bruciato i rifiuti che fuoriuscivano da una una delle cave di tufo sotterranee. Il Comune però ci aveva messo 45 giorni per emanare quell’ordinanza (lasciando i residenti in preda alle esalazioni). E la bonifica promessa, che sarebbe dovuta essere avviata entro sessanta giorni, non è mai iniziata. Già ad aprile l’assessora all’Ambiente Montanari era stata costretta a spiegare che l’ordinanza non era stata disattesa, la convocazione del classico tavolo tecnico “per fare il punto”.

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Alla fine però la tanto promessa e attesa bonifica non è partita. L’area del Parco Archeologico è rimasta “intatta”, ovvero con i rifiuti ancora ben presenti. L’unica attività è stato un lavoro di scavo per l’accesso al “Canalone” di accesso ai cunicoli dove sono ammassati i rifiuti. Né risulta esserci traccia del bando per la rimozione dei rifiuti (si era calcolato che sarebbe servito almeno un milione di euro). Perché come è noto a Roma ora si fanno i bandi e non è che le tonnellate di rifiuti spariscono con un’ordinanza. Ed infatti sono ancora lì.

Che fine ha fatto la bonifica?

Eppure il presidente della Commissione Ambiente Daniele Diaco aveva fatto anche un sopralluogo per vedere lo stato della discarica abusiva. Il 7 febbraio 2017 Diaco annunciava che la Commissione prendeva atto “di questo scempio e di questo importante inquinamento ambientale”. Diaco aveva anche annunciato l’avvio di un percorso per la ricollocazione degli autodemolitori che circondano l’area del parco di Centocelle (accusati di bruciare i materiali e quindi di aggravare la situazione ambientale).

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E a dicembre dello scorso anno se la prendeva con quelli che si lamentavano “perché stiamo lavorando”. Certo non è colpa del M5S se nel parco è spuntata fuori una discarica abusiva, come molte cose a Roma (e ovunque) la genesi dei problemi va ricercata nel passato. Ma oggi al governo della Capitale c’è questa Amministrazione e spetta a loro trovare una soluzione. Soluzione che come al solito è stata creativa. Ad un certo punto infatti è stato deciso di piantare degli alberelli: «un segnale concreto e tangibile della nostra attenzione per questa importante area verde».

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Diaco però non diceva che durante l’operazione per la piantumazione dei quattro alberelli (chiamata “operazione di riforestazione urbana”) la Montanari era stata contestata dai comitati del Parco che chiedevano la bonifica. A Dicembre Diaco ricordava che era stato già attivato (ma a quanto pare mai convocato) un tavolo progettuale per la riqualificazione del Parco. Sarà stato lo stesso tavolo di cui parlava la Montanari otto mesi prima e che era “propedeutico” alla realizzazione del piano di bonifica?

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A che punto è il lavoro di caratterizzazione dei rifiuti? Sono passati quasi due anni dall’ordinanza di febbraio nella quale si fissavano in trenta giorni i termini per procedere alla rimozione dei rifiuti. Che però sono ancora lì, e oggi l’Amministrazione capitolina prende atto che sono pure inquinanti. Chissà, forse tra qualche tempo prenderà atto che vanno rimossi per davvero. Nel frattempo però il parco viene chiuso.

 

Foto copertina via Facebook.com

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