Così il Comune di Roma “dimentica” di costituirsi contro i Casamonica

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-10-16

All’epoca il Campidoglio faceva sapere che sarebbe entrato dopo nel processo. Il giudice gli ha spiegato che era impossibile

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Il Comune di Roma ha “dimenticato” di costituirsi parte civile nel processo a tre dei quattro accusati del raid al Roxy Bar. La “dimenticanza” era già palese il 27 luglio scorso durante la costituzione delle parti ma all’epoca il Campidoglio, dove se ne fregano di mentire all’opinione pubblica nonostante i loro doveri, aveva fatto girare una nota in cui assicurava che la costituzione sarebbe arrivata:  «Roma capitale si costituirà parte civile nel processo per l’aggressione al Roxy bar nei confronti di tutti gli imputati legati al clan Casamonica. A tal fine si specifica che non sono scaduti i termini per la costituzione di parte civile: nell’ambito del procedimento che riguarda Antonio Casamonica, essa potrà avvenire alla prima udienza dibattimentale fissata per l’11 ottobre 2018; nei confronti degli altri tre imputati ammessi al rito abbrevisto, secondo giurisprudenza recente, potrà invece essere presentata fino all’apertura della discussione del giudizio abbreviato dinanzi al Gup». E infatti ieri il GUP li ha smentiti non ammettendoli proprio per il ritardo con cui la richiesta è arrivata. Spiega Repubblica Roma:

Un colpo all’immagine del Comune, l’ennesimo, che ha mandato su tutte le furie Virginia Raggi, pure lei avvocato, che adesso ha chiesto chiarimenti ai legali del Campidoglio. L’atto andava preparato dall’Avvocatura capitolina (diretta da Carlo Sportelli) il pomeriggio del 26 luglio attraverso due documenti: la procura, di solito firmata dalla sindaca, e l’autorizzazione dirigenziale (in questo caso prodotta dal gabinetto della prima cittadina). Raggi ha chiesto una relazione scritta per ricostruire la catena di errori che ha portato a questo risultato.

roxy bar casamonica 1

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Non l’unico errore legale di un lunedì, da questo punto di vista, “nero”:

Perché sempre ieri si è chiusa in Cassazione una lunghissima vicenda che vedeva circa 300 vigili urbani in causa col Comune fin dal 2009 per vedersi riconoscere uno scatto di carriera (con conseguente aumento di stipendio). Ebbene, anche in questo caso, il Campidoglio ha ritardato con la presentazione del ricorso che è stato rigettato per la gioia degli agenti della polizia municipale. Un problema in più per il Comune che dovrà sborsare una spesa ulteriore di 5-600 mila euro.

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