Salvini è troppo impegnato a lodare Trump per ricordare gli “italiani in divisa” che rischiano in Iraq?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-08

Sembrano passati secoli da quando Salvini prometteva solennemente che avrebbe continuato ad essere il ministro (senza poltrona) di tutti gli uomini e le donne in divisa. Oggi però non è ancora riuscito a trovare le parole per parlare ai suoi elettori di quello che è successo in Iraq questa notte

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Avevamo lasciato Matteo Salvini a complimentarsi con Donald Trump per l’omicidio del capo delle Forze al-Quds, il generale iraniano Qassem Soleimani. Lo troviamo oggi, dopo le notizie dell’attacco missilistico su Erbil, a fare quello che fa ogni giorno: bere caffè, augurare il buongiorno, ad emozionarsi per il rombo di una ruspa o a comprare delle mutande di ricambio. I piccoli piaceri della vita di un politico che la propaganda vuole raccontarci come il più normale tra gli uomini comuni.

Salvini si è dimenticato dei militari italiani sotto tiro in Iraq grazie a Trump?

Eppure c’è qualcosa che manca, perché Salvini non ha detto nulla sul rischio che corrono i militari italiani presenti in Iraq. Ad Erbil ad esempio è dislocata una parte consistente dei circa mille militari italiani attualmente presenti in Iraq che dal 2015 operano nell’ambito della Task Force Land con compiti di addestramento ai militari iracheni. Gli uomini delle forze armate italiane presenti ad Erbil sarebbero al momento circa 400, di cui 120 istruttori. Per fortuna nessuno ha subito conseguenze dell’attacco iraniano, altrimenti sì che Salvini era nei guai, visto che molti dei suoi follower (e diversi sovranisti duri e puri) hanno duramente criticato la sua scelta di schierarsi immediatamente a fianco di Trump.

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Salvini però è pur sempre quello che il giorno dopo la nascita del Governo Conte 2 dichiarava durante una diretta su Facebook di sentirsi in cuor suo ancora il ministro di tutti gli uomini e le donne in divisa «continuo e continuerò ad essere orgogliosamente il ministro, anche senza poltrone al Ministero, delle donne e degli uomini in divisa». Compresi anche i militari, che in teoria dipendono dal Ministero della Difesa, «non è un addio, è un arrivederci. Lo dico ai poliziotti, ai carabinieri, ai militari, ai vigili del fuoco, ai finanzieri, alle guardie giurate, agli agenti della penitenziaria e della polizia locale».

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Oggi però per i militari che rischiano la vita in Iraq Salvini non ha speso ancora il tempo di un post, magari con una bella foto in divisa di quelle che sa fare tanto bene. Massima concentrazione invece a mettere alla gogna le sardine che a San Secondo cantano Bella Ciao oppure a farsi selfie tra la gente mentre passeggia per il mercato.

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Il leader della Lega ha trovato pure il tempo di denunciare anche l’ennesimo caso di violenza da parte di uno straniero per lamentarsi che il PD vuole cancellare il Decreto Sicurezza (quello che ci ha riempito di irregolari). Poi ha ribadito che loro «stanno dalla parte delle donne e degli uomini in divisa e dei cittadini perbene. Punto.», ma stava commentando l’aggressione a tre agenti della Polizia Penitenziaria.

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Ieri invece si era eccitato come un bambino a sentire il suono di una bella ruspa gialla, non prima di aver fatto una puntatina in edicola e nel negozio di biancheria intima. Sui militari italiani ancora nulla, nemmeno un pensierino piccolo piccolo. Ma non era il ministro di tutti gli uomini in divisa? Il fatto è che quando si tratta di agenti della Penitenziaria, immigrati, sardine e compagnia cantante per Salvini è facile indicare ai suoi chi sono i buoni e quali sono i cattivi. In Iraq la situazione invece è un po’ più complicata, soprattutto se ti proclami sovranista, e Salvini non è in grado di proporre un’analisi del problema che riesca a portare acqua al suo mulino. I militari italiani in Iraq se ne facciano una ragione, per ora non servono alla Lega.

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